Caraibi e Antille, è qui il tesoro delle novità di Claudio Gorlier

Caraibi e Antille, è qui il tesoro delle novità Caraibi e Antille, è qui il tesoro delle novità VOLEVANO fare di noi dei buoni Venerdì», dico un ver�so beffardo di Derek Wal�cott, con un gioco di parole intraducibile. Da un lato, Wal�cott si riferisce al Venerd�di Robinson Cnrsoedi Dofoe, e ram�menta la subalternità, la sotto�missione. Ma in inglese «Good Friday» vuol dire anche venerd�santo, e cuti l'ironia di Walcott si appunta alla conversione sostan�zialmente forzata degli schiavi africani trasportali nei Caraibi. E' questo un caso significativo di rovesciamento dall'interno della lingua imposta dai padroni, una delle cause dell'estraniamento plurisecolare. Senza patria, sen�za storia, gli schiavi africani, liberati soltanto nella prima me�tà dell'Ottocento, sono come nau�fraghi nell'immaginario di Wal�cott e, paradossalmente, essi sles�si dei Robinson. Ma che dire degli amerindi, praticamente stermi�nati dagli spagnoli, e degli india�ni, emigrati nelle isole caraibiche e in Guyana a partire dal 1835 come braccianti per sostituire gli schiavi nelle piantagioni e vissu�ti, generazione dopo generazio�ne, nella speranza vana di ritor�nare? Questo straniamento, questa subordinazione, questa forzata alterità, possono trovare, oltre�ché una rivincita, una repUca da un lato nella fedeltà alle proprie tradizioni ancestrali (il rituale religioso porgli india�ni, il Carnevale porgli africani), dall'altro nello sforzo di rein�ventare la lingua dei aadroni, nel moscolara con lo schegge riinaste della propria. L'in�glese, lo spagnolo ar�roccato in poche isole, soprattut�to Cuba, il francese delle Antille, vengono rimescolati, ricreati. A Cuba, addirittura, resistono alcu�ne comunità yoruba della Nige�ria. Ma è il principio stesso di letteratura che acquista nuove dimensioni, allargando i propri confini e comportando un calei�doscopio di generi: pensiamo al rapporto con il calypso (parola tuttora di dubbia origine, presu�mibilmente africana) a Trinidad, con il reggae in Giamaica, con le danze antillane. Vediamo il caso di alcuni auto�ri davvero cruciali. Il mulatto Walcott, che ha in sé ascendenti africani, inglesi, olandesi, passa dalla poesia lirica al teatro, e se attinge alla tradizione letteraria inglese classica (Milton) si ricon�duce all'eredità popolare, fino alla suprema sintesi di Omeros, forse l'unico poema epico dei nostri tempi, ove la tradizione classica viene insieme ripossedu�ta e stravolta. I Caraibi sono il nuovo Mediterraneo. V. S. Naipaul, pur se abbandona presto e ripudia la Trinidad di Una casa ANClaGo LISI dio ier per Mr. Biswas, fa della propria non ap�partenenza una for�za, e con l'ultimo, straordinario libro. Una via nel mondo (Adelphi). letteralmente inventa un ge�nere che trascende tutti i generi, tra storia, narrati�va, autobiografia, nel tempo e fuori del tempo. Il guyanese Wil�son Harris, che non ha avuto molta fortuna da noi, con antena�ti amerindi e africani, si colloca ai vertici dolla narrativa contomijoranea di lingun inglese, nel suo linguaggio ipnotico e magico a sua volta riscrivendo miticamen�te la storia, e spaziando da Dante a Shakespeare, dal mito indigeno alla psicanalisi, ad esempio in quell opera davvero unica che è Palazzo del pavone. Un altro poeta di rilievo, Edward Kamau Bralhwaite, delle Barbados, con�tamina inglese e vernacolo. Gli antillani hanno inizialmen�te pagato il debito del loro legame più diretto con la Francia, ad Haiti, in Guadalupa, in Martini�ca, che continuano teoricamtnte ad essere territorio francese, ma anche da loro, a partire dal loro padre nobile, il martinicano oggi quasi nonagenario Aimé Césaire, figura centrale della cosiddetta negritudine, aprono una stagione che segna un progressivo crescen�do linguistico, tematico, di singo�lare complessità e originalità. Maryse Condé, Edouard Glis�sant, Patrick Chamoiseau, solo per citare i nomi di scrittori onnai noli da tempo anche al pubblico italiano, al di la della loro matrice etnica hanno, se non dinaniilalo, almeno radicalmen�te contaminalo linguaggio e st rul ture doi modelli francesi. Davve�ro qui l'Académie non regna più Cuba costituisce un capitolo particolare, ma non certo separa�to. Alejo Carpentier si colloca alla fonte slessa del realismo magico di tutta una fortiuiata stagione narrativa sudamericana; Miguel Bamet, non diversamente da Har�ris, padroneggia storia, etnogra�fia, poesia, realtà e mistero, auto�biografia. E appunto/lurob/oflra fia di uno schiav (Einaudi) si intitola il suo libro più celebrato. Caraibi e Antille costituiscono oggi forse il crogiuolo più multi�forme, persino ribollente, delle nuove letterature. Forse non esa�gera l'intellettuale di quelle che furono definite Indio Occidentali il quale ha sostenuto che Parigi e Londra, New York e Toronto, raggitmte dalla diaspora caraibi�ca, sono ormai dei Caraibi gli avamposti. Nella shakespeariana Tempesta, Prospero fa di Calibano il suo schiavo, e questi dichia�ra di aver imparato un sottolinguaggio, a «maledire», a «bestem�miare». Calibano si è preso una decisiva rivincita. ANALISI Claudio Gorlier