Da Est, caduto il Muro, torna la Belle Epoque

Da Est, caduto il Muro, torna la Belle Epoque Da Est, caduto il Muro, torna la Belle Epoque QUANDI) il pianeta non ora ancora globalizzato, (piando c'erano il Muro e la ( lori ina di Ferro a sepa�rare due stili di vita, tra Est e Ovest, non passava granché. Spie, calze di nylon femminili, fatiche sportive. Ma soprattut�to tanta letteratura. I libri era�no un modo per parlarsi, per contrabbandarsi visioni del mondo. Ora che il comunismo ha perso, invece, ci si scambia piit joint. venture che parole. 1 romanzi contemporanei filtra�no pochissimo dall'Esteuropa. Interessano poco. Non ò un caso, per esempio, che dall'Un�gheria sia giunto (via Adelphi) uno scrittore classico, quasi sen�za tempo, come Sàndor Màrai. Chi ha amato le uUraci» o «L'ere�dita di Eszter» può ora lasciarsi cullare dalla lingua morbida e lumultuosa della «Recita di Bol�zano». Come spesso accade con lo scrittore morto suicida nel1*89, a ottantanove anni, ci sono due uomini divisi da una donna che discettano sull'amara ma�gia dell'amore. Stavolta uno dei protagonisti e Giacomo Casano�va, usato piti come arebét pò del fuggiasco, dell'esulo, che come simbolo della seduzione. Casualmente, dall'Ungheria filtra un altro grande scrittore degli Anni Trenta, Dezso Kosztolànyi, con «Allodola», stra�ordinaria storia di provincia, di angustia famigliare, con due genitori che scoprono di odiare l'amatissima figlio�la. Quindici anni fri, Adelphi centrò un al�tro successo editoria�le esleuropeo. Forse, altrettanto inaspettato. Il caso, allora, si chiamava Milan Kundera. Veniva da quella Praga magica di talenti, storie, alchi�mie. Il passaparola (unico vero carburante delle vendite) fu scherzosamente innescato da una trasmissione tv, «Quelli della notte». Kundera divenne autore di cullo. Dopo le innume�revoli ristampe deir«Insoslenibile leggerezza dell'essere» si cercarono e attesero gli altri suoi libri. Da «Amori ridicoli» allo «Scherzo», dal «Valzer degli addii» alla «Lentezza». Come sempre accado in questi casi, il successo fece tracimare l'inte�resse sui conterranei. E tra gli altri si riscopr�Hrabal, già ara�to e citato da Ripellino, con le sue grandi sbomie di birra, le demenze dei burocrati di parti�to, le follie della dittatura. A seguire «Inserzione per una ca�sa in cui non voglio più abitare» e «Solitudine troppo rumorosa» (di Einaudi), arrivarono, per esempio, «Ho servito il re d'In�ghilterra», «La tonsura», «Ura�gano di novembre», «Treni slretRASSBrVrn GNA no avoli tamente sorveglia�ti», che contribuiro�no ad affermare o/o. La piccola casa editrice romana, molto attenta al�l'Esteuropa, scovò bestseller di lunga durata anche nella Ddr: le storie di Christa Wolf, scrittrice amata dalle donne, capace di scavare nell'animo femminile del mito antico e dolla Germania di Honecker. Quando l'accademia svedese annunciò nel '96 a Wislawa Szymborska che aveva vinto il Nobel, lei, settantatreenne poe�tessa di Cracovia, non voleva crederci. E pochi all'Ovest la conoscevano. Sembrava un omaggio diplomatico alla Polo�nia apripista di democrazia nel�la galassia sovietica. Fu invece l'occasione per scoprire un'au�trice, da collocare sullo scaffale polacco accanto a un altro pos�sente scrittore, morto di recen�te, più volte in odore di Nobel: Kazimierz Brandys. E' fresco di stampa «Le avventure di Robin�son» (e/o), storia di una malattia e di lunghi soggiorni in ospeda�le mescolati con un groviglio di sogni e visioni, scritta poco prima del colpo di Stato del generale Jaruzelski, Riletto col senno di poi, sembra (piasi un testamento nella sua dimensio�ne diaristica. Ma nell'opera di Brandys, spesso lucidamente pessimista, sempre dalla parte dei perdenti, la storia impetuo�sa ama scompigliare le briciole dei singoli, dalla vMadre dei re» a «L'arte di farsi amare», da «Rondò» a «Variazioni postali» e «Mesi». Dopo i giorni della guerra, dell'odio, della lontananza so�spetta, Feltrinelli offre l'occa�siono per riavvicinare la Serbia. Almeno letterariamente. Con «Il libro di Blam» di Aleksandar Tisma, settantaseienne figlio della Vojvodina, ecletticamente colto e abile fonditore di fiction letteraria e ferocia balcanica. Ma anche capace di raccontare lande dove le etnie e le religioni riuscivano a convivere, prima di finire nel mirino degli aerei Nato e dei piani folli di Milosevic. Per sfiorare il cuore del popolo serbo, la sua mistica propensione alla tragedia e al�l'utopia, è ottimo viatico l'impo�nente «Migrazioni» di Cmjanski (Adelphi), ambientato nel Settecento, quando i soldati ser�bi di Maria Teresa, dopo molte fedeli battaglie, furono licenzia�ti e si misero in marcia verso la Russia, terra promessa. Per ca�pire invece il mondo aspro del�l'Albania, ormai assai contiguo e molesto alla nostra vita quoti�diana, è bello smarrirsi nelle fiabe epiche ed efferate di Ismail Kadaré. RASSEGNA Bruno Vrntavoli

Luoghi citati: Albania, Cracovia, Ddr, Germania, Praga, Russia, Serbia, Ungheria