Fouad Allam: l'Europa, crogiuolo di identità

Fouad Allam: l'Europa, crogiuolo di identità Fouad Allam: l'Europa, crogiuolo di identità INCONTRO Mario Baudino DOVEVA andare in Canada. e si è fennato a Trieste, 16 anni fa, dove ora insegna Storia e istituzioni dei Pae�si islamici e sociologia del mondo musulmano a Scienze Politiche. Kaled Fouad Allam é uno studio�so algerino diventato italiano, consulente del consiglio d'Euro�pa, membro dell'Istituto del mon�do arabo a Parigi, grande esperto di problemi legati all'immigrazio�ne e all'inlerculluralila. Per la Fiera del Libro ha curato soprat�tutto i tre convegni che partendo da punti di vista differenti con�vergono su questi temi attuali e scollanti, disegnali come un per�corso. Si parte mfalti da una riflessione sull'eterogeneità del�la cultura in Europa come possi�bile mezzo per definire l'identità europea. «E' una questione non solo culturale, ma politica», riba�disce lo studioso. Lo spazio europeo, luogo dei conflitti ddentitarii, e cioè che hanno a che fare con le singole identità culturali, e anche lo spa�zio per assestarli, farli dialogare e convivere. Questa, la scommes�sa. Anche perche in molti casi la dimensione culturale è persino più importante di quella politica: «Nel Consiglio d'Europa si sta facendo largo l'idea di creare task force culturali per prevenire i conflitti, dove è possibile, e naturalmente cercare di rimedia�re ai d?mni da essi provocati quando si interviene a cose fatte, a confhuo esploso).-. La dimensio�ne culturale, insomma, non ri�guarda solo le lites. Anzi, è onnai la via maestra nel tempo della «globalizzazione». E' un'idea assai diffusa, basti pensa�re all'ultimo libro eli Jeremy RiIkin. l'economista-filosofo ameri�cano che sta ottenendo un succes�so mondiale. Ed e un'idea che Fouad Allam ricava dalla sua stessa esperienza personale, di appassionato della letteratura passalo alle scienze sociali. Certo la letteratura, soprattut�to ([nella di lingua araba, è rima�sta il cuore della rifiessione, so�prattutto perché essa stessa pone i problemi che l'analisi dei conflit�ti vorrebbe risolvere. Inoltre ha una particolarità: rispetto ad al�tre grandi tradizioni mondiali (basti pensare all'India) non ò riuscita a fare il salto decisivo, a farsi accettare dalla «moderni�tà». «Ce purtroppo ancora l'idea che la letteratura di lingua araba sia un fatto etnico, e non mondia�le, non universale. Questo non è avvenuto per i russi o per i giapponesi. Il problema dello sta�tuto della nostra letteratura è perciò analogo a quello della nostra cultura». Per colpa di chi? «Anche per colpa nostra. L'intel�lettuale arabo ha delle incertezze sulla sua collocazione. E' spesso prigioniero di im condizionamen�to socio-politico, la sua scrittura nasce dal silenzio, da mi esilio interiore rispetto alla sua socie�tà, e da uno fisico, nel senso dello scrittore che va via, che cambia Paese. 11 risultato è spesso la tendenza dico una boutade di vedere lo scrittore arabo prima come arabo e poi come scrittore». Lei ritiene che la scelta stessa della lingua (scrivere in francese, ad esempio) sia una conseguenza di questa doppio esilio? «A dir il vero non credo che la lingua sia cosi importante. E' uno strumen�to. In arabo, o in francese, o in inglese, la condizione e le soffe�renze dello scrittore non cambia�no». Un esempio? «Ce ne sono molti. Ma vorrei citare Koni, un libico che vive in un villaggio sperduto della Svizzera, e scrive in arabo. Gallimard gli ha pubbli�calo 'Polvere d'oro', un romanzo bollissimo sul rapporto tra un uomo e un suo cavallo». Una scella che farebbe pensare a un autore liberalo dal condiziona�mento «etnico», proprio come accade in quel grandissimo |)oela che è Adonis. «Adonis è il vero punto di collegamento tra la lin�gua letteraria, quindi coranica. con liuto il retroterra semantico che comporta, e la modernità Ci spinge a rifare il percorso tra I universo definito dalla tradizio�ne e quello attuale, in continuo cambiamento. Con questa idea straordinaria, poi, della moderni�tà come atto sacrificale». E vive anche lui m Francia, a! di fuori del mondo musulmani). «Partiamo dal principio che ci sono 22 milioni di musulmani in Europa E questo pone il proble�ma della gestione della diversità, e dell'immagine che se ne offre: universale o etnica7» La stessa alternativa vale quindi sia per gli intellettuali sia per gli immigrati poveri urbana che La crisi della cultura dovuta proprio al fatto l'eterogeneità diventa 'fisi�ca', visibile, attraverso quella ■ 'he in sociologia si chiama la segregazione urbana II nostro problema da questo pillilo ili vista e allora come la citta possa aprirsi agli altri (cosi abbiamo invitai ii Daniel Cohn-Bendit, che e staio assessore a Francoforte) e come evitare il ripiegamento co�munitario, il chiudersi degli im�migrati su se slessi, che può portare ad esempio a una visione politicizzai a dell'Islam». Torniamo all'ingresso nella modernità come atto sacrificale, secondo Adonis. Potremmo dire che tutti dobbiamo «sacrificare' quale osa, in nome dell'integrazio�ne? «Possiamo parlare dell'inlegrazione possibile, Il grande pro�blema degli anni che stiamo vi�vendo è capire come popoli e culture diverse possano parlarsi fra loro. E credo che scrittura e lettura siano un modo per asseslare i conflitti legati alle diverse ideniita». Anche perché, nel gran�de crogiolo, tutto toma. Persino i nomi. Fouad Allam ha una figlia di sei anni, che si chiama Dunya. Con la «y». Vuol dire mondo nel senso del creato, ciò che vivo e cresce dalla terra. Ma se lo scri�vessimo con la «j», Dunja (nome che ad alcuni ricorderà una cele�bre poesia di Ungaretti) signifi�cherebbe mela, in croato. Un nome balcanico, entralo in Euro�pa attraverso i turchi che lo avevano preso dagli arabi. Domani la piccola Dunya, che parla italiano, francese e aralw, incontrerà un'altra piccola Dunja che parlerà italiano e sla�vo, o turco. Entrambe sapranno che il mondo è una mela.