Cavalli-Sforza: esistono i razzisti, ma non le razze di Piero Bianucci

Cavalli-Sforza: esistono i razzisti, ma non le razze Cavalli-Sforza: esistono i razzisti, ma non le razze INCONPieBianESISTONO i raz�zisti lo sappia�mo bene ma non esistono le razze. Ridotta a slo�gan, e una delle con�clusioni a cui polla il lavoro che Luca Caval�li-Sforza conduce da uuasi cinquant'ann�sulla genetica delle popolazioni umane. Un lavo�ro che racconta all'uomo la sua storia biologica: orìgini, evoluzio�ne, migrazioni, identità e differen�ze. Perciò, in una Fiera del Libro che ha come tenui la recondita del meticciato, il pluralismo delle et�nie e delle culture, l'incontro con Luca Cavalli-Sforza in programma per sabato 13 (ore 16, Sala Azzur�ra) diventa un punto di riferimen�to essenziale, Nato a Genova il 2'.i gennaio \H22.i\ii\ 1070 professore di cenelica alla Stanford University IQilifornia), autore di libri come «Chi slamo» (Mondadori, 1993, scritto in collaborazione con il figlio Fran�cesco, regista cinematografico e televisivo) e «Ceni, popoli e lin�gue», (Adelphi, 1996), Luca Cavalli| Sforza si dedico alla genetica delle i popolazioni fin dalle sue prime j esperienze di ricercatore, quando la Sirutima del Una era ancora un fitto mistero. L'idea era semplice, ma ardua a realizzarsi: ricostrui�re, usando come traccia alcune l caratteristiche genetiche, il luogo di origine della specie umana e le vie che l'uomo ha percorso per disseminarsi nel mondo. In questa impresa Cavalli-Sforza s�è avval�so di siruinenti molto diversi: mar�catori genetici, ma anche linguisti�ci, gettando cosi un ponte inedito ira cultura scientìfica e cultura umanistica. «Ho incominciato a occuparmi di genetica delle popolazioni nel 1943 con il mio maestro, Adriano Buzzali Traverso. Non ancora po�polazioni umane: allora lavorava�mo sulla Drosophìla, il moscerino della frulla. Nel 1048 mi sono trasferito a Cambridge, nel labora�torio di Ronald A. Fisher. Lui ora un genetista dei batteri. In tra i i pionieri che si ndiarono la ricombiI nozione genetica nei microiiganismi. Con Fisher feci una ricerca sull'Eschurìchìa coli, un batterio che abita nel nostro intestino. Fu l'inizio di ima bella avventura scientifica, che portò alla scopetta della sessualità nei baiteli: prima si riteneva che in essi avvenisse soltanto uno scambio d�materiale genetico ma non esistessero, per cosi dire, batteri maschi e batteri femmine. Poi, dal 1951, ho inco�minciato a interessarmi soprattut�to di genetica delle popolazioni uni,me 11 primo problema era trovare indicatori genetici facil�mente identificabili, All'inizio uti�NTRO o cci i lizzavamo il fattore Uh, un antigene del sangue che viene ere�ditato come Kb positi�vo o negativo in modo semplice e comune�mente diagnosticato in laboratorio. Ma un solo gene non da infor�mazioni sufficienti, Appena possi�bile incominciammo a utilizzare gruppi di gi'iii sempre più numero�si. A un certo punto ho inserito in parallelo allo studio genetico lo studio linguistico: per i tempi più recenti le lingue e i cognomi delle persone sono buoni indicatori. I cognomi, in particolare, possiamo paragonarli a un gene trasmesso solo per via maschile... Un po' come il Dna dei mitocondri viene trasmesso, invece, soltanto per via femminile: un filone di ricerca che ha portato all'individuazione della cosiddetta "liva nera". Altrettanto vale, ma di nuovo sul versante maschile, per il cromosoma Y...» Queste ricerche hanno lidelinilo in modo controintuitivo il con�cello di differenza genetica e, in cerio senso, vanificalo il concetto di razza... «Si, diciamo che dai nostri studi emergono differenze tra le popola�zioni, ma questo differenze non hanno a che vedere con il concetto di razza. Il colore della pelle, per esempio, e una caraneristica visto�sa ma che corrisponde a una diffe�renza genetica piccola, altie diffe�renze genetiche assai più rilevanti non hanno invece manifestazioni esteriori macroscopiche. Cosi, per esempio, soli ratta la differenza genetico legata al colore della pel�le, può esserci più distanza geneti�ca Ira due bianchi che tra un bìancoe un marocchino», L'albero genealogico dell'uomo che i ritrovamenti fossili disegna�no e lacunoso. La ricostruzione genetica compiuta da ( lavalli-Sforza e dai suoi collaboratori fornisce integrazioni preziose. I nostri ante�nati più remoli vissero 3,(3 miliardi di anni fa in Africa. Da questi discesero Homo habilis. Homo erectuse, forse appena trecontomila anni fa. Homo sapiens. Il sa�piens va alla conquista del piane�ta; centomila anni fa penetra in Asia, raggiungo la Cina 70 mila anni fa, l'Australia diecimila anni tlopo. L'ingresso in Europa è più recente, basta risalire indietro di 40 mila anni, mentre l'uomo amene,ino oscilla ampiamente tra 50 e 15 mila. L'adattamento al clima ha crealo etnie diverse, pelli ciliare e scure, gialle e rosse. Agricoltura e allevamento sono invece le tappe salienti dell'evoluzione culturale: in Europa ha appurato CavalliSforza l'agricoltura e giunta da Oriente, avanzando alla velocita di un chilomei.ro all'anno. Ma fino a che punto possiamo fidarci di queste datazioni, e in particolare delle piii lontane nel tempo? E' ben tarato il nostro «orologio» basalo sulla frequenza delle illutazioni nel Dna e sulla conseguente deriva genetica? C'è, oggi, la possibilità di trarre infor�mazioni dal Dna dei fossili? «L'orologio genetico può e deve essere tarato meglio spiega Caval�li Sforza ma lo studio del Dna al fossile e molto difficile e finora ha dato buon esito solo in ire o quat�tro casi Uno di quésti però è stato molto importante perché ci ha permesso di stabilire che l'Uomo finmuntoaczeidfrdiprtilabzavivepo di Neandertal non è parente del�l'Homo sapiens ma e invece un ramo estinto dell'evoluzione». La decifrazione completa del genoma umano annunciala qual�che seitimana fa segna una svolta anche per la genetica delle popola�zioni? «E' una base di riferimento, può facilitare il nostro lavoro, ma non è essenziale. Non dimentichia�mo che è stalo letto soliamo il genoma di un singolo individuo. Ciò che ora vorrei fare e una ricerca di genetica della popolazio�ne italiana, che possa servire da modello anche per le altre popola�zioni economicamente sviluppate. L'Italia è mollo adalla a questo studio perché la sua storia non ha forti discontinuità, Solo la Cina può vantare una continuità mag�giore. Mettendo insieme il databa�se del Cnr di l'avi.i e ima mappa delle variazioni del cromosoma Y elaborala nel mio laboratorio tli Stanford potremmo fare un ottimo lavoro». Cavalli-Storza progetta di mi-llere in relazione il cromosoma maschile con i cognomi: una sua vecchia e fruttuosa idea, applicala anche in collaborazione con Alber�to Piazza dell'Università di Tori�no. Chi vuole rendersi conto di come i dati anagrafici possano essere un prezioso tracciante delle popolazioni in epoca recente cer�chi su Internet il sito www.gens.labo.net e digit i il proprio cognome. «IL COLORE DELLA PELLE? CORRISPONDE A UNA DIFFERENZA GENETICA PICCOLA. PER ESEMPIO, PUÒ ESSERCI PIÙ DISTANZA TRA DUE BIANCHI CHE TRA UN BIANCO E UN MAROCCHINO» INCONTRO Piero Bianucci i

Luoghi citati: Africa, Asia, Australia, Cambridge, Cina, Europa, Genova, Italia