Una «Cassandra» di fango e di morte

Una «Cassandra» di fango e di morte Suggestivo spettacolo di Battistini per il «progetto tragedia greca» dello Stabile Una «Cassandra» di fango e di morte Il Carignano come un 'arena Osvaldo Guerrieri FORINO Il colpo d'occhio è agghiacciante. La sala del teatro Carigna�no, sgombra di poltrone ldi velluti, è ririoiia a una supemeie fangosa, a una landa desolata di creta giallastra, viscida, gonfia di bubboni, liquida di bagnature, Tuii'iniomo è un muro circolari; di mattoni dm si «leva fino al primo ordini; di-i palchi: occhiaie buie di un'arena fuori del tempo, luogo che accoglie noi voyeurs, noi tesliimmi della «Cassandra» che il regista Andrea Battistini ha rielaborata sulla scorta del mito degli Alridi narralo da Eschilo e da Euripide, A questo percorso di sangui; e di mori';, di vendette e di rimorsi, lialiisiini ha aggiunto qualche passo della «Cassandra» di Christa Wolf, la scrittrice tedesco-orientale che alla figlia di Priamo ha dedicalo un romanzo di atroce dolcezza, nel quale gli orrori della politica e la pietà degli uomini convivono in una sintesi inestricabile. La Wolf occupa soltanto la parie finale del copione, ma la sua influenza sfiora lutto l'arco dello spettacolo con cui liailist ini ha inauguralo il (progetto sulla tragedia greca» del nostro Teatro Stimile, La Woolt. Ma anche Pasolini, Infaiii la stupefacente e persino scandalosa traduzione pasolinìana dclr«Agamennonei fornisce all'intera operazione linguaggio 'Mono, la libera dai nodi aulici, mentre la Wolf ci trasporta in una zona di solitudine violenta e persecutoria. Non sarà un caso che lo spettacolo si apre con il personaggio di Eumelo, un'anima nera assunta al ruolo di guardiano di un inferno. Eumelo manovra un magnetofono. Vi ha registralo e catalogato voci e suoni. Sembra essere ii padrone dei destini che prendono forma solo se chiamali dal pozzo profondo delle loro vile. Ed eccoli arrivare i fantasmi di una vicenda avvenuta lanlo tempo fa e che foresi non si è mai interrolia, a giudicare dai coslumi genericamente contemporanei indossali dagli allori. Ecco riapparire i prolagonisli di un'impresa grande e infelice. Ecco Cassan�dra, che ricorda l'origine ciella guerra a Troia, con quel banchetto offerto a Menelao che non era ancora un nemico e con rincontro del vanesio Paride con la bella Elena. La veggente ricorda le amazzoni di Penlesilea che sognavano una vita miglioro, l'inganno del cavallo, le fiamme, la carneficina. Ora, davanli alle porte di Micene, prigioniera di Agamennone, vede la fine. Ecco Agamennone, che incontra dopo dieci anni la moglie Clitemnestra; il loro colloquio avviene su un lungo tappeto scarlatto, che allude al lungo filo di sangue che unisce i due personaggi. Ecco il soldato, casuale ed estrema presenza nella vita di Cassandra: la sua stanchezza riflette la Stanchezza di lutti noi per guerre e violenze che dalle rive dello Scamandro hanno valicato confini e epoche, l/) spettacolo è come la sua cornice: duro e vulneralo. Divisi) in sequenze, è come un polittico di diversi episodi unificali dallo stile. Ed è fascinoso e interrogativo, dopo una partenza un poco sfuggente. Impegnali in una prova difficile anche sul piano fisico, gli allori sono di straordinaria intensità espressiva. Oxana Kilcenko è una Cassandra magnifica, capace di rivelare mila la forza della sua fragilità e la fragilità allibila della sua forza. Silvia lannazzo e una Clitemnestra altera, regale g di gelida ferocia. Ma sono molto bravi anche Viola Pornaro, Paola U'Arienzo, Alfonso Veneroso, Gianluigi Tosto e Marco Toloni. Dell'efficace impianto scenico di Carmelo Giammello abbiamo dello. Heslano da registrare gli insistili, meritati applausi finali. Si replica fino a domenica. Una scena di «Cassandra" a Torino. A sinistra Gigi Proietti e Socrate a Milano

Luoghi citati: Milano, Torino, Troia