Veltroni: Giuliano guidi i non diessini

Veltroni: Giuliano guidi i non diessini li MERCOLEPr NERO PI PALAZZO CHIGI «STIAMO FACENDO UNA FIGURACCIA IN TUTTO IL MONDO» Veltroni: Giuliano guidi i non diessini Centrosinistra in affanno nella giornata delle mediazioni retroscena Maria Teresa Meli ROMA COMINCIA male e non fini�sce meglio il lungo mercole�d�di Giuliano Amato. E' vero che il presidente del Consiglio porta a casa almeno un risultato, il decreto, però ne avrebbe volen�tieri fatto a meno, e avrebbe di ;ran lunga prferito il disegno di egge. Lo stesso Ciampi, del resto, ancora ieri sera sperava nel ddl, «E se poi il decreto non viene convertito, che cosa succede?», era l'interrogativo del Capo dello Stato, Ma già dall'altro ieri il premier aveva capito che buttava male, Tant'è vero che circolava voce che il presidente del Consi�glio fosse infastidito per la gestio�ne della vicenda parlamentare da parte del ministro Bianco. Non è un caso, allora, che in questo mercoled�difficile Amato, in con�siglio dei ministri, sconfessi quel�l'emendamento al disegno di leg�ge, preparato dal relatore diessi�no del provvedimento e dal titola�re dell'Interno, che aveva scate�nato le ire dei popolari: «Condivi�do è il suo ragionamento la preoccupazione di Elia: ho la stessa sua sensibilità costituzio�nale su una materia cos�delica�ta». Delicata sì, ma mai come la situazione in cui si trova il pre�mier. Alla Camera, in conferenza dei capigruppo. Amato non rie�sce a far passare la sua linea, favorevole all'approvazione in fretta e furia di un disegno di legge: «Si può essere Bisanzio non decidendo, o esserlo quando si arriva al punto in cui non serve più una decisione», è la sua esortazione. Che cade nel vuoto. Come quell'altra: «Stiamo facen�do una figuraccia agli occhi del mondo: lutti i giornali stranieri oggi scrivono che in Italia votano i morti». Niente da fare, il Polo aveva chiesto di trattare l'altro ieri, adesso si è fuori tempo massimo, e ad Amato non resta altra strada che convocare il consiglio dei ministri per un provvedimento d'urgenza. Nel frattempo, tanto per gradire, alla Camera manca per due volte il numero legale sul decreto che riguarda i lavori socialmente uti�li. No, c'è proprio qualche cosa che non va. «Se continuiamo in questo modo non arriviamo nem�meno a fine maggio», commenta Fabio Mussi. E ilpremier inizia a temere che vada a finire vera�mente così. «Se la maggioranza crea dei problemi al governo, come può poi il governo incidere e esplicare la sua azione?», è il rovello del presidente del Consi�glio. Un rovello che il capo del�l'esecutivo non nasconde nem�meno in pubblico, quando dice: «A volte diamo uno spettacolo di Carnevale anche fuori stagione. E a volte contribuiamo a trasfor�mare i nostri drammi in comme�dia». Anche la riunione del Consi�glio dei ministri convocata per Fora di pranzo si rivela un appun�tamento difficile, «Questo prov�vedimento straordinario è assolu�tamente necessario», afferma Amato, che poi minimizza la valenza politica del voto di An al Senato: «Io trovo spiega che sia una cosa sana se arrivano i voli dell'opposizione su materie istituzionali ». Si apre la discus�sione, Matlarella nicchia, sul de�creto: «Utilizzando un argomen�to sostanzialmente inesistente è stato dato spazio a una polemica portata avanti dai radicali, quan�do si sa perfettamente che in Italia, ogni sei mesi, i comuni eliminano dalle liste i defunti», osserva il ministro della Difesa, che, però, alla fine vota a favore del provvedimento. Stesse per�plessità e stesso voto per Pecora�ro Scanio, Cesare Salvi fa i «com�plimenti» al premier: «Hai ribal�tato gli dice una situazione che ieri appariva irrimediabil�mente compromessa», 1 ministri Loiero e Zecchino, invece, tengo�no il punto: «Ilgoverno sostiene il secondo si sta facendo condi�zionare da una minoranza». En�trambi si astengono. Alcuni mini�stri diessini (tra cui Bassanini) bocciano l'eliminazione del�l'emendamento che ha creato il «caso» con il Ppi. Il decreto, comunque, passa e va alla firma di Nicola Mancino, che sostitui�sce Ciampi, in viaggio in Brasile. Finisce il Consiglio dei mini�stri, ma non finiscono i patemi di Amato, Diessini e popolari sono ai ferri corti. Mastella pensa a un terzo Polo, D'Antoni fa capolino nella scena politica. Alcuni diessi�ni (come Massimo Brutti) si chie�dono se non sia moglie andare a votare. Che sta accadendo nella coalizione? Il premier se lo do�manda, e con un certo timore. Capisce che la situazione sta «sfuggendo di mano» a tulli. Anche se in pubblico si ostina a dire: «La maggioranza non è allo sbando». Lo preoccupa ciò che preoccupa anche Veltroni, il qua�le e convinto che «occorra assolu�tamente fare una legge elettorale per tenore aggancialo il contro, altrimenti quelli fanno la de e si sganciano dalla coalizione». Non a caso anche Amato torna a ribadire la «necessità» di una riforma del sistema elettorale. Ma non basta. Il leader della Quercia vorrebbe che il premier fosse «il motore di un'iniziativa» per aggregare i non ds e lasciarli avvinti al centrosinistra. Ne par�la con gli alleati più fedeli. Ama�to, però, al momenlo, ha nuove grano, che scoppiano nel pome�riggio: il ministro della Sanità Veronesi fa capire che la riforma Bindi non va bene, Castagnetti insorge e ricorda al premier che i popolari gli hanno dato la fiducia anche sulla base del manteni�mento di quella legge. Il presiden�te del Consiglio media, precisa, smussa, E rischia di esaurire la benzina per fare «il motore del�l'iniziativa» che dovrebbe aggre�gare i non diessini e non lasciarli in preda alla tentazione di un centro autonomo. Il presidente del Senato (e capo dello Stato supplente) Nicola Mancino con il presidente del Consiglio Giuliano Amato

Luoghi citati: Brasile, Italia, Roma