Tom: io antidivo senza paura

Tom: io antidivo senza paura Tom: io antidivo senza paura Niente controfigure nel seguito di «Mission» intervista Lorenzo Sorla LOS ANGELES OLTI allori ottengono il rannodi superdivi npel.enIdosi, facendosi ingabbia�re in un corto tipo di personaggio e proponendosi in ruoli che sono (piasi sempre );li slessi. Tom Crui�se no, ha sempre giocato sul suo stereotipo, ma ha anche saputo sorprendere gli spettatori, alter�nando i «Top (iun» con �«Rain Man» e con i «Nato il 4 di Injjlio». A un anno da «Eyes Wide Shul», l'ultimo film di Stanley Kubrick, e a pochi mesi da «Ma�gnolia», il film di Paul Thomas Anderson in cui recita quella parte del misogino guru che gli e valsa una nomination all'Oscar, eccolo dunque in «Mìssìon Im�possìble 2». Il primo film della serie era sialo diretto da Brian De Palma. Questa volta Cruise, che è il produttore del film, ha voluto John Woo, un regista nolo per le sue sequenze d'azio�ne, coreografate come se fossero un balletto. C'è d�nuovo Ving Ithames nella parte di un genio dei computer, c'è Thandie Newton nella parte d�un'avve�nente ladra. E dopo avere parteci�palo prima alla stesura della sceneggiatura e poi ai preparati�vi per la produzione, Cruise si è calalo un'altra volta nei panni dei misterioso agente Elhan Hunl. rifiulando l'aiuto di contro�figure anche nelle scene più ri�schiose. Perchè assumersi rischi co�s�grandi? Perchè arrampi�carsi su uno strapiombo roc�cioso con le proprie mani? «Perché è divertente. Sin da bam�bino ho sempre avuto due sogni, volevo volare e volevo fare lo scalatore. Quando abbiamo giralo quella scena Nicole era preoc�cupala, c'era anche mia madre che era terrorizzata. Ma io mi sono sempre sentito mollo sicuro e penso d�avere trasmesso loro quel mìo senso d�sicurezza e d�fiducia in me stesso. Quando hai paura diventi leso e commetti errori, in quelle situazioni devi essere decìso. E devi avere sem�pre con te, a ogni passo, un piano di emergenza». Un senso di sicurezza che Lei si porta dietro in ogni aspetto della sua vita «Sono sempre slato cosi il che potrebbe anche essere un difello. Ma questo mi ha sempre aiutato a riconoscere i miei limiti e a dare il mio meglio. Ho anche imparalo a trattare la gente con quello stesso rispello che mi at�tendo nei mìei confronti». Torniamo al film. Il primo «Mission Impossible» era piuttosto confuso e ha avu�to molte critiche negative. Quali lezioni ha imparato? «Che avremmo dovuto scrivere una storia ancora più complica�la! No. scherzo, abbiamo usalo la solila formula del bene contro il male, ma non abbiamo mai perso di vista il fatto che alla fine quello che conta veramente sono �personaggi e le loro motivazio�ni. Come nei film di Hilchcock, dove la souspence viene determi�nata proprio dal carisma dei per�sonaggi». E' reduce da tre film decisa�mente diversi. Che cosa muove le sue scelte? «Non lavoro tanto per lavorare, cerco sempre sfide diversei Con Kubrick ho avuto una grande esperienza e lo stesso vale per il film di Paul Tho�mas Anderson. «Mission Im�possìble» è puro divertimen�to; ma anche in questo caso si è trattato di una sfida. Essendo il produttore sono stalo coinvolto sin dall'inìzio, un lavo�ro di team con lo sceneggiatore e poi con John Woo, regista che ammiro molto: i suoi film sono violenti, ma contengono anche una grande dose di umanità. Poi, una volta iniziate le riprese, mi sono tiralo indietro; come attore e come produttore il mio ruolo era quello di servire il regista». Ha già in mente un «Mssion Impossible numero 3»? «Non lo so, una cosa alla volta. Potrei anche produrre senza reci�tare. Ma adesso mi aspetta "Minority Report", diretto da Ste�ven Spielberg. Inizieremo a lavo�rarci quest'estate e dovremmo girare l'anno prossimo». E' vero che ha lasciato Scientology? «Scrivono tante cose su di me, quasi sempre sbagliate. Cerco di non leggerle, lo fac�cio solo quando c'è diffama�zione, allora parlo con i miei avvocati».

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