Bergson, la rivincita del genio

Bergson, la rivincita del genio Mentre la Francia lo riscopre, in Italia esce «Pensiero e movimento» Bergson, la rivincita del genio Dopo anni d'oblio torna il filosofo «scomodo» PER Sartre era un nemica, Heidegger lo equivocò e anche allievi come MerleauPonty e Deleuze lo hanno sempre consi�derato un maestro scomodo, da cui I liberarsi. Confinato nelle categorie deispiritualismo e dell'intuizionismo, Henri Bergson è rimasto per molli anni appannaggio della filosofia callolica. Strano destino per un pensatore ebreo, metafisico in senso forte, e come pochi altri appassionato alle parole della filosofia (più che de la religione o dell'estetica). lo Oggi si torna a parlarne: Magazine Litéraire gli ha dedicalo la copertina del numero scorso e nelle librerie italiane, in questi giorni, è possibile trovare uno dei suoi lesti più significa�tivi, La pensée et le mouvant, per la prima volta integralmente iradottolPeMsiero e movi�mento, curalo da Pier Aldo Rovatti, Bompiani). Ricorsi della moda filosofica? Lo abbiamo chiesto a Carlo Sini. filosofo, ordinario di Teoretica all'Università Statale di Milano e attento storico della filosofia. Francesca Sforza MILANO PROFESSOR Sini come spie�gare la strana fortuna cri�tica di Henri Bergson, rite�nuto in vita uno dei più I grandi maitre-à-penser del Nove cento e liquidato poco dopo la sua morte come episo�dio decadente della filosofìa borghese? «Ci sono state due diverse ragioni, provenienti da due diverse scuole di pensiero: la prima che ha permesso alla filosofia callolica di monopoliz�zarlo ha visto in Bergson un avversario della corrente positivista e ha declinalo la sua critica della scienza come difesa dell'irrazionale. L'altra, più decisiva, è slata l'opposi�zione deiresislenzialismo, che ha fatto di Bergson il simbolo di una tradizione spiritualista da opporre alla fenomenologia rigorosa prove�niente dalla Germania. Opposizione comprensibile in un Sartre, che co�me filosofo è sempre slato piuttosto fragile, molto meno in Merleau-Pon�ty, che nonostante i suoi tardivi omaggi al maestro, non ha mai contribuito a spiegare il tratto feno�menologico di Bergson, Inoltre, non ha giovato a Bergson un certo colo�re: il fallo che le sue lezioni fossero frequentate dalle dame parigine che pur di non perderle mandavano le loro cameriere a riservare un posto in aula e che lui stesso appartenesse alla borghusia più pu�ra di Francia, non contribu�a farlo amare dalla generazione successiva, ciucila di Sartre, Simone de Beau�voir, Raymond Aaron e gli altri. Ma come scrisse Giordano Bruno, "i filosofi risorgono dopo tre giorni, o dopo Ire secoli"». Guanto ha pesato la lettura che di Bergson na fatto Martin Hei�degger? «Moltissimo, forse più di tut�to il resto. E la sua condanna è forse la più diffi�cile da spiegare. Se c'è un autore che aveva già in�dividuato la di�stinzione tra tempo autenti�co e tempo inau�tentico quella che Heidegger spie�gò in Essere e Tempo è proprio Bergson. Cosi come non si capisce perché Heidegger abbia liquidato la teoria bergsoniana della memoria accusandola di ridurre il tempo a puro presente. Chiunque abbia let�to Materia e memoria sa che per Bergson, proprio come per Heideg�ger, la temporalità si gioca tutta nella concezione del futuro. L'unica spiegazione possibile è la polemica trasversale che Heidegger, serven�dosi di Bergson, voleva indirizzare al suo maestro-rivale, Edmund Hus�serl», Bergson è un ((filosofo della totalità» e ribadisce di conti�nuo la necessità, per l'uomo, di sottrarsi all'alienazione e alla reificazione della coscien�za. Come mai questo aspetto, il più moderno della sua rifles�sione, non è mai stato raccolto dai grandi del Novecento per esempio Adorno e Horkheimer che pure si sono interrogati sulla stessa questione? «Ha pesalo, in questo, la scarsa conoscenza che Bergson aveva di Hegel. La sua formazione era tipica�mente classica: una profonda cono�scenza di Aristotele, della patristi�ca, di Kant, ma praticamente nulla di Hegel. E il suo non essere intona�lo al messaggio hegeliano ha porta�to, da un lato, a farlo considerare da questi autori come un nemico, dal�l'altro, gli ha impedito di compren�dere il significato del movimento dialettico, su cui Adomo e Horkhei�mer costruiscono la loro riflessio�ne. In questo Bergson è davvero un greco: dialettica per lui significa ciia-leghein, argomentare, nient'altro. Lo sviluppo hegeliano gli è del tutto estraneo». La filosofia, per Bergson, è intimamente legata alla vita, al mondo. Addirittura scrive che è una via per la felicità di tutti gli uomini, a differenza dell'arte che è concessa a po�chi predestinati. Non c'è in questo un preciso tratto feno�menologico? «Certamente. Per Bergson, come por l'Husserl teorico della Lebenswelt (Mondo della vita), la filosofia deve aprire alla vita, altrimenti è clottrina. costruzione sterile. Ma a differenza di Husserl, in Bergson non c'è un'autentica riflessione sul metodo da assumere affinché la filosofia non si irrigidisca. In que�sto è, di nuovo, un vero filosofo classico, capace di fare esempi bel�lissimi e perfetti, un po' come Aristotele, ma incapace eli dar vita a una riflessione che non sia soltan�to un'espressione di saggezza. Non interrogandosi su qual è la via filosofica dell'approccio alla vita, il suo gesto rimane, per cosi dire, letterario, sospeso tra la fenomeno�logia e Wittgenstein. E il suo pensie�ro, come diceva Merleau-Ponty, resta sotto questo profilo "un pen�siero di sorvolo"». Come mai professore, nella filosofìa contemporanea, è an�dato perduto quel genere di chiarezza, che permette di di�re, come nel caso di Bergson: «questo filosofo è arrivalo fin qui e non oltre?» Se pensiamo a testi di oggi, come l'ultimo libro di Jean-Luc Nancy, o a moltissime pagine di Derrida e Deleuze, quali conseguenze trarre? «Che la filosofia, pur.roppo, si è involuta, e che il senso stesso della pratica filosofica si è ridotto a una "mezza cultura" in cui entrano indistintamente la scienza, l'arte, le considerazioni etiche. "Il filosofo è l'uomo che si risveglia e che parla", diceva Merleau-Ponty, ma il compito della filosofia come funzio�ne eminentemente umana, sembra oggi essersi smarrito». Amalo dalle donne elegante e ricco è stato «liquidato» dopo la morte da Heidegger Sartre e Deleuze Henri Bergson: le dame parigine mandavano le cameriere a riservare I posti per paura di perdere le sue lezioni. et contemporanei lo consideravano un maestro del Novecento Poi è stato dimenticato e monopolizzato dalla cultura cattolica, pur essendo ebreo A sinistra. Cario Sini, docence di filosofia teoretica alla Statale di Milano

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