ILIADE SENZA MOVIOLA di Franco Lucentini

ILIADE SENZA MOVIOLA A PROPOSITO DI CALCIO, ARBITRI l�SCORRETTEZZE ILIADE SENZA MOVIOLA Carlo Frullerò e Franco Lucentini MA come si può pretendere che il campionato di calcio italiano sia più corretto, più virtuoso, più nobilmente leale dell'" Iliade-.-' Leggere o rileggere il noto poema in questi giorni di furibonde polemiche e neri sospetti può essere sommamente istruttivo. Con poca spesa e nell'ottima traduzione in prosa ritmata di Maria Grazia Ciani ("I miti», Mondadori, lire 6.900) tifoso e presidente, arbitro e seconda punta, cronista e quarto uomo troveranno non poche attenuanti ai loro eccessi. Da deplorare comunque, ma alla luce di quanto succede nell'-lliadc», testo miliare della cultura occidentale, essi appaiono quantomeno veniali IhntO per cominciare, Paride approfitta dell'ospitalità di Menelao per portargli via la moglie e un ragguardevole malloppo. Poi Agamennone porta via una bellissima schiava all'alleato Achille. Di qui «l'ira funesta" dell'eroe, che decide di restare in tribuna fino a meta del secondo tempo. Quel che segue, se guardato con rocchio selettivo di un Biscardi, è un turbine di sgambetti, gomitate, cale ioni, fìnte cadute, fallacci da espulsione, insulti sanguinosi, vilipendi, basse insinuazioni, calunnie. Ma non c'è l'arbitro? Ce, sta in cima all'Olimpo ed è tutto fuorché imparziale Ora soccorre l'uno, ora da una mano all'altro, cambia capricciosamente idea, si commuove, si infuria, se ne lava le mani, si Liscia beotamente influenzare e abbindolare, li tutti gli dei esibiscono vergognose sudditanze e complicità, si minacciano, si azzuffano, si tirano l'un l'altro enormi massi, ricorrono ai trucchi più indegni per favorire i loro protetti. Bella federazione d'immortali. Si dirà: ma era una guerra, non un gioco, si rischiava hi vita. E allora andiamo a vedere il canto XXI11, quando cominciano i giochi in onore del defunto Patroclo. La corsa dei carri è un vero scandalo. Tutti i partecipanti sono nobilissimi, ricchissimi, illustri guerrieri, ma non appena in pista si trasformano in villanzoni intemperanti, si lanciano volgari ingiurie e maledizioni, si minacciano, si danneggiano a tradimento, si rinfacciano scorret�tezze e furbate, contestano l'ordine d'arrivo. l�l'arbitro? Achille aveva mandato -il divino Fenice, perché sorvegliasse la corsa e riferisse la verità-.. Ma poi del povero Fenice non si parla più, il suo rapporro si perde nella gran cagnara finale su chi abbia veramente vinto. Manca totalmente il /àir-pltty ncll'"Iliade». Manca la moviola in queste sfide ad alto livello fra dei immortali, semidei, eroi, principi, re E noi qui, precipitati dalle sublimità del mito al terraterra dei nostri stadi, dovremmo icntirci in colpa?

Persone citate: Agamennone, Biscardi, Fenice, Maria Grazia Ciani, Mondadori