Rossi di vergogna di fronte ai martiri di Enzo Bianchi

Rossi di vergogna di fronte ai martiri La «memoria» del Papa celebrata al Colosseo è uno dei gesti più significativi del Giubileo Rossi di vergogna di fronte ai martiri Enzo Bianchi UNA chiesa che fosse ten�tata di misurare i suoi gesti e le sue parole non sull'ovangolo ma sugli odierni parametri dell'impatto sulle folle e del rilievo nei mass media, dimenticherebbe ben presto un evento come quello vissuto domenica attorno al Colosseo: cosa sono infatti ven�timila persone in una Roma distratta rispello alle oltre trecentomila presenti alla beatifi�cazione di padre Pio, cosa sono le scarne cronache giornalislicho del giorno dopo, giocale su qualche no�me presente o assente in una lista, rispetto agli enfatici re�soconti su una qualsiasi ma�ni festa/io no ecclesiale ma�gari portatri�ce di qualche risvolto socio�politico oppure condita di intrattenimenti musicali? Questi dati mi paiono sintomi signifi�cativi di quali; sia l'esemplari�tà oggi prevalente; nella pasto�rale ecclesiale e quali le formedi santità piii consone al «biso�gno religioso» diffuso nella socinlà. Eppure la memoria dei mar�tiri di questo secolo, celebrala ecumenicamente da tulle lo chioso su iniziativa primazialc; del vescovo di Roma, è destina�la a restare, accanto alla gran�de richiesta di perdono dolla prima domenica di quaresima, come uno dei gesti più signifi�cativi dell'intero giubileo, non solo all'interno della chiesa cattolica, non solo nel cammi�no verso l'unità con le altre chiese, ma anche nel suo slare nella compagnia degli uomini, nel suo modo di essere in una società ormai plurale, in un'epoca infatti senza memo�ria, lionata ad accomunare nell'oblio i misfatti più orrendi e le testimonianze più lumino�so, entrambi questi gesti, voluti da Giovanni Paolo II con tenacia quasi solitaria, si collo�cano nella logica della purifica�zione della memoria, del ripri�stino della dignità umana e dell'esemplarità cristiana di innumerevoli «sommersi» del�la storia: un ricordare quelle verità di fede e di amore che i persecutori avrebbero voluto annientare assieme ai testimo�ni stessi. Fare memoria di chi ha versato il sangue per aver voluto testimoniare l'evangelo in mezzo ai suoi fratelli non significa rancore verso chi questo sangue ha versalo né desi�derio di rivalsa, non vittimi�smo né spirilo di parte, non acredine né spie di vendetta: solo un raccogliere con cuore vigile un'eredità preziosa per trarne lezione, insegnamento, ammonizione per la quotidia�na testimonianza cristiana. (Giovanni Paolo II che con volto sofferto ha ricordalo la sua gioventù in Polonia per definire so slesso «testimone diretto» di tanta violenza con�sumala contro i cristiani in questo secolo ha voluto preci�sarlo con forza: è perdonando i carnefici che le chiese fanno memoria delle vittime, cosi come avevano già fallo moltis�simi di questi martiri: «Verrà il giorno confessava uno degli oltre trecento vescovi russi incarcerali nelle prigioni stali�niane in cui come martire mi alzerò davanti al trono di Dio in difesa dei miei persecutori e potrò dire: "Signore, io ho perdonalo nel tuo Nome (; secondo il tuo esempio. Tu non devi esigere più nulla dai miei perseculori: semplicemente perdonali!"». Cos'i commenta�vo nel 1978 questa testimo�nianza da me raccolta dal me�tropolita Anthony Bloom: «L'amore dei perseguitati per la giustizia, amore efficace che non si arresta di fronte agli avversari, è una costante della santità russa fino ai nostri tempi, gli anni della persecu�zione sovietica contro la chie�sa: non abbiamo molte testimo�nianze, ma quelle che possedia�mo rivelano sempre lo stesso atteggiamento di sottomissio�ne, l'accettazione della passione e della morte, la coscienza chiara che la sofferenza è una buona cosa, perché tramite essa lutto è espiato». Ma in quegli anni, cosi vicini a noi eppur cos�lontani, una memo�ria come quella celebrala do�menica al Colosseo sarebbe stata impensabile: ricordo con tristezza lo stucchevole ritor�nello di uomini religiosi e poli�tici cristiani, anche miei amici, che, dopo aver visitato l'Urss, decantavano la situazione dei cristiani in quei paesi e negava�no l'evidenza delle persecuzio�ni... Eppure in Russia come in America Latina, in Africa co�me in Cina, insopprimibile re�slava la sete di Dio e nessun potere riusciva a far lacere la voce di chi gridava le esigenze di um regno che non è di questo mondo. Ora, grazie a un gesto profe�tico di Giovanni Paolo II che si rivela ancora una volta pre�cursore ben più avanzato della sua slessa chiesa è venuto il tempo di grazia di questa me�moria della «grazia a caro prezzo». E questi martiri del nostro secolo, con la loro vita donata a Dio e ai fratelli, diventano un appello rivolto, «con voce più alla dei fattori di divisione», a tulle le chiese: le invitano innanzitutto a chieder�si perdono per le ferite che loro slesse si sono reciprocamente inferte nei secoli precedenti, mettendo a morte fratelli e sorelle di un'unica fede frantu�matasi in confessioni divise. Il loro sangue è cos�seme per l'unità dei discepoli di Cristo: più antico e più profondo del�l'ecumenismo spirituale della preghiera, più vasto e più fecon�do di quello teologico dei dialo�ghi dottrinali, l'ecumenismo delle sofferenze patite insieme e della morte accolta nel perdo�no per i carnefici ha riportato il «caso serio» del martirio al cuore slesso di società conside�ratesi per secoli cristiane: ope�ra di evangelizzazione e di comunione più forte di ogni separazione. Se infalli non tut�ti questi testimoni fino al san�gue morirono esplicitamente «in odio alla fede» in Cristo come i martiri dei primi secoli, tutti però cadJero per aver voluto incarnarequotidiana�mente l'evangelo, l'unico evangelo declinalo come buona nolizia della giustizia, della pace, della carità, E questo loro martirio evan�gelico suona anche come giudi�zio per noi, loro contempora�nei: noi cristiani occidentali dovremmo arrossire di vergo�gna al pensiero che mentre noi rincorriamo una conversione alla mondanità, mentre cer�chiamo strategie di adattamen�to alla mentalità dominante, mentre ci lasciamo asservire dalle lusinghe di un potere meno brutale ma più subdolo e pervasivo, migliaia di uomini e donno hanno continualo e con�tinuano tuttora a patire e a morire per non acconsentire a compromessi con la loro co�scienza, con la loro fede e con il comandamento dell'amore che l'evangelo ha iscritto nei loro cuori e nella loro carne. Priore della comunità di Bose «Ricordare chi ha versato il sangue per testimoniare l'evangelo in mezzo ai suoi fratelli non significa rancore verso i carnefici non desiderio di rivalsa, né vittimismo»

Persone citate: Anthony Bloom, Giovanni Paolo Ii

Luoghi citati: Africa, America Latina, Cina, Polonia, Roma, Russia, Urss