Bartali, un addio con i vecchi gregari di Pierangelo Sapegno
Bartali, un addio con i vecchi gregari Bartali, un addio con i vecchi gregari Duemila persone a Firenze per ifunerali della leggenda reportage Pierangelo Sapegno invialo ni IMI ll/l Cmi. RANO i siuii vecchi (' nes" sin» altro, il funerale di ( ;i no Bartali è stato semplice come io voleva lui. ( luesta vita ixir lui è stilla una bella tappa. Ila corso, ha lottato, ha sofìerto. Si vince cosi. Ma il tempo passa e le passioni cambiano: e una legge della vita che vale anche |)er i campioni. Onesta mattina (li cielo spento,! vecchi si assiepano davan�ti alla chiesa di San Piero in Palcoe le scolaresche aspettano fuori vo�ciando davanti al carro funebre. Hasta guardare (|iieste (acce tristi che ricordano l'amico, il vecchio buono, il bravo marito, (|iiest.i oc�chi che hanno perso un signore della memoria, non il ciclista che scalava le salito. E' morto un uo�mo. Il campione era già andato via, con il suo tempo lontano che non toma pili, con le sue impreso da cineteca. Sarà per questo che abbia�mo visto solo Gianni Bugno, il volto stralunato in settima fila, accanto al lido Amedeo Colombo. Non c'erano nemmeno i ciclisti toscani che abitano a uno schioppo da qui, oggi che l'abbiamo salutato persempre, non c'era Pantani, non c'era Savoldolli die aveva promes�so di regalargli là maglia rosa del Cimeli Homandia, non c'era nean�che un ministro. Cerano i suoi vecchi, come i gregari Lorotto Petrucci e Giovan�ni i.'orrieri, ocome Ferruccio Vaici reggi, l'allenatore della Nazionale di Italia ( ierniania 4 a 3, e Narciso Parigi, cantante fiorentino. Anda�vano assieme alla casa di riposo Monte Domini, lui Valcareggi e Parigi, a cantare [x.-r f^li anziani che sopravvivono mestamente alla no�stra vita. Gino Battali non era molto intonato a cantare anche se aveva una voce particolare t.i|Xj quella di Louis Armstrong. Però era un buon uomo, e in cielo lo sapevano bene prima ancora di mandarcelo y,m a brontolare e a sfiancarsi |X!r vivere. Era uno che quandocorreva in bicicletta qualsi�asi tappa che faceva eli sembrava troppo cortii: lui avrebbe voluto scoppiare tutti assieme di fatica, Per questo almeno la tappa della vita l'ha voluta tirare in lungo, come ha detto l'arcivescovo Silva�no Piovanelli nell'omelia, K ha nigione lui quando dice che qui den�tro, nella chiesa, si piange il campio�ne della vita, più ancora di quello dello sport Dev'essere per questo che non c'è tanta pompa magna. Ce Gianni Petrucci, presidente del Coni, che fa solenni promesse: «Tutto quello che potremo fare perla memoria di Gino Bartali, lo faremo». Poi il prefetto di Firenze, Mario Serra, il sindaco Leonardo Domenici, e Antognoni, dirìgente della Fiorentina, ex fjrande del calcio. Nessun'altro. In fondo, sarà pure giusto. Alfredo Martini, ex et dei ciclisti, dice che «sono da capire i rorridori, manca�no |xx;hi pomi al giro d'Italia, devono allenarsi». Però, a lui. Mar�tini, scappano le lacrime: «Il cielo si e arricchito di una bella anima», dice. Qui attorno,'per l'ultimo salu�to, alla l'ini; sono venuti solo gli amici veri, anche quelli di un tem|X), C'è Piero Coppi, il cugino del campionissimo. Ce solo il suo mon^ do, che resiste in questo posto cosi lontano dai suoi giorni. C'è Gino Latilla, che seguiva il Giro d'Italia sulla 1400 cabriolet con il commis�sario di corsa, e che poi saliva sul palco allietando le folle con le can�zonette di quegli anni. C'è Achille Campagnoni, l'alpinista del K2, uno che amava le montagne come lui, quella sfida ix.t animo fòrti che non hanno paura di parlare al cielo. C'è Fiorenzo Magni in lacri�me, c'è Ercole Baldini che comin�ciava a vincere quando lui aveva appena smesso. Ti itti a dire che era un uomo inarrivabili;: «Aveva una forza interiore che gli arrivava dal�la fede». L'hanno dello nelle pre�ghiere in Chiesa, citando Dostoe�vskij: «Il giusto se ne va, ma la luce rimane dopo di lui». Ecco, i funerali non sono stati nient'altro che questo. Cinquemila firme sui quaderni della veglia funebre. Solo i parenti in silenzio, al cimiterodi l'onte a Ema,|x;r.sep|x;llirlo. Sopra di lui, mamma Giulia e paiià Torello. Niente Stalo, nientecori, nienti; campioni. E quelli che corrono adesso al posto, loniano da qui a inseguire altri sogni. Oggi Bartali ha insegnato che questo èli destino dello sport. Oliando finisci di correre, sei morto in quel mo�mento. Dopo, resta l'uomo, se hai saputo salvarlo. Forse ègiusto, non c'è niente di crudele. Ma e stato un bell'uomo (niello che è rimasto per t utloquesto tempo dopo le vittorie e IH sconfìtte, e che adesso se n'è andato. Uno che in Paradiso avrà subito trovato da l'are, se lo lasce�ranno brontolare. Come diceva quello striscione quasi struggente che i tifosi viola avevano srotolato a San Siro: «Ciao Gino. Ora falli restituire la borraccia». fFj' m .>jtf**'.*■.. Un'immagine dei funerali di Gino Bartali ieri a Firenze
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