« Nei Balcani sono stati commessi errori» di Maurizio Molinari

« Nei Balcani sono stati commessi errori» « Nei Balcani sono stati commessi errori» Amato critica il dopo Kosovo: è anche colpa dell Italia Maurizio Molinari ROMA L'Italia è «insoddisfatta» per come vanno le cose nei Balcani a un anno dalla fine della guer�ra in Kosovo; nel suo primo intervento pubblico di politica estera, il neo premier Giuliano Amato parla senza peli sulla lingua di «errori del passato», di «errori che abbiamo ancora ad�dosso» e di «questioni pesanti pericolosamente aperte». Se in aula al momento della fiducia aveva lodato l'operato del go�verno D'Alema durante la guer�ra in Kosovo, ora Amato, nel giudicare la gestione del dopo�guerra, è tagliente. Parlando a braccio nella Sala della Lupa della Camera dei Deputati, seduto accanto al Se�gretario Generale della Nato George Robertson, Amato dise�gna impietosamente a una pla�tea di diplomatici ed esperti uno scenario carico di incogni�te, chiamando in causa l'opera�lo di molti, «In Kosovo dobbiamo poter garantire elezioni municipali democratiche perché l'autono�mia locale ha ancora bisogno delle sue gambe», si lamenta il presidente del Consiglio, ammo�nendo a non adagiarsi all'idea di una Amministrazione Onu senza limiti «perché i protetto�rati alla lunga non funzionano», «Nella Federazione Jugoslavia Milosevic non lascerà mai il potere, la soluzione è quindi nelle mani dei serbi aggiunge mentre l'arnia delle sanzioni internazionali serve solo a raf�forzare il bersaglio, non a inde�bolirlo», E ancora; «In Montene�gro la situazione è aperta a un futuro non completamente chia�ro». Parole schiette, quelle di Amato, spesso accompagnate dalla sottolineatura degli «erro�ri commessi», la cui natura e le cui responsabilità però non ha voluto specificare. C'è sole un ricordo polemico; per un impre�cisato statista di un «grandi; paese» con il quale «anni fa» Amato sollevò la questione del Kosovo senza ottenere alcuna risposta. L'affondo vero e proprio il presidente del Consiglio lo riser�va al programma per la ricostru�zione dei Balcani; «Troppe si�gle, troppi acronimi spesso in�comprensibili giovano alla con�fusione, bisognerebbe diminui�re gli acronimi e aumentare gli interventi». Come dire: faccia�mo un po' di ordine nel caos della ricostruzione dei Balcani. Un caos che, dice chiaramente Amato, «è anche colpa nostra». Un esempio per tutti, ma inequi�vocabile, che chiama in causa i precedenti governi; «La comuni�tà internazionale nei Balcani non deve imitare quanto abbia�mo fallo in Albania, a Tirana un giorno vi furono ben 13 differen�ti rappresentanti italiani, cia�scuno con un compito diverso dall'altro, con una targhetta diversa dall'altro». Non manca neanche il rim�brotto al Parlamento da parte di Amato, seduto vicino al presi�dente della Camera Luciano Vio�lante; «Mi sembra opportuno ricordare che non è stata anco�ra approvata la legge sui nostri impegni finanziari per la rico�struzione dei Balcani», Alla fine dell'intervento l'uditorio della platea di addetti ai hvori del convegno su «Slabilità e sicurez�za nell'Europa Centro-Orienta�le» ^mibra colpito dalla fran�chezza di Amato: a un anno dalla vittoria molto resta da fare e non è certo il momento di crogiuolarsi fra gli allori biso�gna, anzi, rimboccarsi le mani�che. A lavori chiusi, fra chi si allontana affiora il sarcasmo; «Discorso lungo, su cose note, quasi noioso, forse ha voluto solo distrarsi dagli incontri con Mastella». L'impressione è che se D'Alema, appena arrivato a Palazzo Chigi nel 1998, volle dare una sterzata alla presenza in Albania, ora Amalo sembra ripotere lo stesso copione, ma sul più ampio scenario dei Baicani. Il primo passo sarà a Firenze, in occasione della riu�nione ministeriale della Nato di fine maggio, quando gli alleali estenderanno la «Partnership per la Pace» alla Croazia di*, neoeletto Ivan Racan. Amato ha voluto essere il primo ad annunciarlo a Racan, ricevendolo a Palazzo Chigi: «Appena è entralo gliel'ho dello subito, voi farete parte della Partnership per la Pace che unisce la Nato a molti paesi dell'Est», Da Palazzo Chigi arri�va un forte incoraggiamento a Racan: «La sua elezione dimo�stra che la democrazia può vincere sull'odin etnico». La mossa di anticipare l'an�nuncio di Firenze ha colto un po' di sorpresa Robertson, che comunque si è affrenato a con�fermare: «Al summit di Firenze un Paese importante, il cui presidente si trova qui a Roma, sarà associato alla Nato». 11 secondo passo Amalo invece lo tiene in serbo per Ancona, dove il 19 e 20 maggio si svolgerà la Conferenza sull'Adriatico. «Per l'Italia ledue sponde dell'Adria�tico fanno parte della stessa terra» assicura, preannuncian�do un summit dove il capo del governo si annuncia già prota�gonista. «Dobbiamo garantire elezioni municipali, Milosevic è sempre al potere e le sanzioni servono solo a rafforzarlo In Montenegro il futuro è incerto» «Per la ricostruzione non bisogna imitare quanto abbiamo fatto in Albania dove un giorno vi furono ben 13 nostri rappresentanti con compiti diversi» Il presidente del Consiglio Giuliano Amato con il Segretario generale della Nato, George Robertson, ieri a Roma