Carceri, Caselli non frena la protesta di Vincenzo Tessandori
Carceri, Caselli non frena la protesta Carceri, Caselli non frena la protesta Gli agenti: «Ci aspettavamo proposte più concrete» Vincenzo Tessandori inviato a MONASTIR (Cagliari) Dieci minuti dieci per una rispo�sta semplice semplice. E sconfor�tante. Del pestaggio nel carcere sassarese di San Sebastiano il Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) ha saputo per�ché un ficcanaso di giornalista ha lanciato un flash d'agenzia che oltre ad essere approdato nelle redazio.à si è abbattuto come un meteorite sulla scrivania del di�rettore Gian Carlo Caselli. Era il 7 aprile, che pare un giorno segna�to per la magistratura, e il bubbo�ne era esploso quattro giorni avanti. Ma nessuno sospettava qualcosa perché Giuseppe Della Vecchia, indicato come il cervello l^erverso di quell'operazione, ave�va invialo il 5 un rapporto rassi�curante e, c'è da ritenere, esau�riente. Non esistevano motivi per�ché si dubitasse, E poi, era appe�na arrivato il nuovo capo delle guardie, Ettore Tomassi, di cui Paolo Mancuso, vicedirettore del Dap. snocciola i titoli: funziona�rio ottimo, uomo di prima quali�tà. Scritto nella scheda personale, nero su bianco, mica l'opinione d'un amico, E invece, è proprio vero che non si finisce mai di conoscere la gente, E poi, c'è stato il caso del comandante delle guardie, «repentinamente» sosti�tuito. Caselli risponde e c'è chi coglie imbarazzo genuino nel to�no della sua voce. Per carità. Caselli e Mancuso si guardano bene dall'osprimere giudizi su Della Vecchia BC, Del resto come potrebbero? Tutto il pasticcio è in mano alla magistra�tura che indaga, e finalmente, a fondo, Vien da pensare che se fosse stata dedicata prima tutta questa doverosa attenzione ai problemi del carcero di San Seba�stiano, attaccato al palazzo di giustizia, almeno quest'ultimo problema magari era evitato. Ultimo di una serie infinita, dice Caselli, che dà l'impressione di avere per le mani un carlxme ardente. «1 problemi del carcere sono gravissimi e serissimi, com�plessi e di lunga data». Eppure da qualche parte bisogna pure inizia�re, e lui non è uno che si tira indietro. Gli istituti sono quelli che sono: insufficienti e sovraffol�lati, lo sanno tutti, e il numero dei detenuti tossicodipendenti au�menta in maniera geometrica, con tutti i guai che questo com�porta. Ora par essere il tempo dell'intolleranza e un ispettore penitenziario ha dichiarato pub�blicamente cho lui i tossici li infilerebbe nei forni crematori. Non è questo il nodo più grave, ma non si può neppure trascurar�lo, perché indice di una mentalità che rischia di serpeggiare e man�dare all'aria un sistema ancora in piedi, sembra, per scommessa. «Vedremo e, se è così, saranno presi provvedimenti». Perché il rischio è enonne, se fra detenuti e guardie scoppia l'intolleranza. E' un «rischio gravissimo rinfocola�re odio e rivalità», sottolinea Ca�selli, perché impedirebbe di «risol�vere i problemi del carcere». E questo anche se non si può dimen�ticare che esiste un «legittimo uso della forza». E qui al direttore sembra necessario un'aggiunta: cForza, non violenza», E più che una riflessione sembra un mes�saggio. Se gli agenti dovessero essere delegittimati, il sistema farebbe crack e bisogna tenerlo presente. Per questo Caselli dice e ripete che «quali che siano gli esiti degli accertamenti della ma�gistratura sui fatti di Sassari, la cui gravità allo stalo degli atti sembra non potersi negare, son convinto che una cosa siano i protagonisti di cfuesto episodio, un'altra i 43 mila uomini che fanno quotidianamente il loro dovere, il loro lavoro rischiosissi�mo. Se non fossi convinto di questo Io direi e non avrebbe senso che continuassi nel lavo�ro». Ed eccolo il cesto di problemi discussi con i sindacalisti, e poi con i direttori. Da dove comincia�re? Lui pure pare in imbarazzo. Allora Mancuso recita alcune ci�fre che lasciano allibiti: «Se pen�siamo che qui in Sardegna cinque carceri sono del XIV secolo e uno del XVUI..,», inizia. Pure San Se�bastiano è ormai un pezzo di storia, anche se il vicedirettore assicura che la situazione di Sas�sari non è poi cosi catastrofica: «Per una capienza di 200 detenu�ti ce ne sono 179, non c'è sovraf�follamento, e ci sono anche quat�tro assistenti educatori, il che significa essere ampiamente nel�le percentuali nazionali». Già, proprio quei quattro che, secon�do gli agenti, erano introvabili al momento del bisogno che si ripe�teva sempre più spesso, con tutti quei tossici. Abbiamo fatto cose concrete, abbiamo trovato subito 35 agenti da inviare qui, assicura Caselli, che rimane sorpreso quando gli dicono che i sindacalisti sono usciti dall'incontro con un diavo�lo per capello, «Un equivoco, for�se,.,». Forse, ma Mario Picchedda, coordinatore generale dolla Uil, non ci pensa due volte a dichiarare che «ci aspettavamo proposte più concrete. Evidente�mente non hanno strumenti, non c'è niente da fare: è stato raschia�to il fondo del barile, I 160 miliar�di? Ma non ci sono. Ci sono invece lo piante organiche da rifare, l'ultima volta, dopo un'ispezione, hanno scremato an�che del cinquanta per cento. Gli educatori? Sono cento, dovrebbe�ro essere il doppio, qui da noi». E rincara Ivano Cuccù, segretario provinciale del Sappe: «Abbiamo chiesto subito 225 uomini e 35 donne e Caselli mi ha personal�mente risposto: "Ve ne jxxsso dare 35". Cosi non ci resta che manife�stare, altri sil-iif •Javanti agli isti�tuti. Ma tutto questo è mortifican�te», E anche peggio, dice Giovan�ni Pinna, segretario generale del�la Cgil sarda, e cosi «occorrerà alzare il tiro, arrivare al governo, perché questo livello qui mi pare insufTiciente». Del resto, c'è un rischio grosso: «Un esodo in mas�sa», altro che infoltire i ranghi. E anche i direttori hanno i loro guai, tutti grossi. Sono otto e dovrebbero essere dodici, il che significa che spesso hanno due carceri da mandare avanti, co�m'era stala costretta a faro Maria Cristina Di Marzio, la direttrice del San Sebastiano ora rimossa. La quale, nel perìodo delle ferie, aveva anche dovuto guidare tutti insieme sei istituti. Il risultalo si è visto. Ma perche, dottor Caselli, per parlare di tulli questi mali antichi si è dovuto aspettare il caso Sassari? «Già, perché?..,». Ieri II direttore del Dap, Gian Carlo Caselli e arrivato in Sardegna; oggi probabilmente sarà nel carcere di San Sebastiano
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