Amato: così ruppi con i partiti

Amato: cos�ruppi con i partiti Amato: cos�ruppi con i partiti «Il cambiamento cominciò con il mio primo governo» Ugo Magri Zitto e immobile. Quando Antonio Di Pietro, nell'aula di Palazzo Madama, gli ha rinfacciato i vecchi legami con Bettino Craxi, il presidente del Consiglio ha domato la sua voglia di ribattere l�per lì. Né, finora, ha risposto a chi, come Francesco Cossiga, lo incita quasi ogni giorno a liberarsi dai fantasmi del passato. Con tutti i guai che si ritrova. Giuliano Amato non sente affatto il bisogno di riaprire pure quel vaso di Pandora, Ma dal suo ricco archivio è appena riemerso un saggio, praticamente inedito, che suona come risposta indiretta a molte sollecitazioni di questi giorni. Si tratta di un lungo articolo, pubblicato nel dicembre 1994 sulla rivista giuridica Quaderni costituzionali, che riassume un paio di relazioni tenute dall'attuale premier in un seminario bolo�gnese e poi agli Europa Kolloquien di Regensburg, Il titolo paludatissimo («Un governo nella transizione. La mia esperienza di presidente del Consiglio») farebbe pensare a un saggio per studiosi. Invece contiene una evidente prosa di distanze dal craxisrao, una rottura «teorica» con la Prima Repubblica dominata dai partiti, un giudizio ragionato su Tangentopoli e su ciò che rappresentò Mani Pulite. Air^lo sostiene, con orgoglio, di aver dato un certo contributo al cambiamenlo di quegli anni. Per dimostrarlo, racconta due episodi che videro protagonista il suo governo 128 giugno 1992 22 aprile 19931. La prima vicenda culminò nella mannaia calala, da lui e da Oscar Luigi Scalfaro, sulla lista dei ministri che le segreterie politiche avevano confezionato. Tutti i nomi sfiorali da Tangentopoli vennero depennali. Ne fecero le spese Cirino Pomicino, Bernini, Prandini, Lo stesso Andreotli fu sacrificalo. Secondo Amalo, quell'insubordinazione segnò una discontinuità rispetto al passalo. Per non dire del secondo episodio, datalo 7 agosto 1992, che coincise con la cacciata dei «boiardi» che rappresentavano i partili e i loro affari nelle partecipazioni statali, E qui il premier rivela, a riprova di quanto l'aveva combinata grossa agli occhi dei partiti (e dello slesso Craxi), che per non subire pressioni prefer�staccare i telefoni e passare una mattina davanti alla tivù, guardando un match tennistico tra Steffi Orafe Arancia Sanchez.., «Rivelazioni» che non faranno ceno ricredere Di Pietro. Ma sufficienti, forse, a dimostrare che i coni i col suo passato Amalo li ha iniziati in tempi non sospetti. Quando aveva appena lascialo il governo, e nessuno immaginava che ci sarebbe tornalo. documento Giuliano Amato . SI è parlato molto di transizio�ne per ciò che è venuto acca�dendo in Italia a partire dal 1992 (.,,) Nel pieno di questa transi�zione si è entrati con le investiga�zioni giudiziarie e con i governi della undicesima legislatura. Le investigazioni giudiziarie, al di là delle polemiche che hanno suscita�to, segnano comunque un cambia�mento di posizione della magistra�tura nei confronti del potere politi�co; lo segnano nelle stesse forzatu�re a cui in parte hanno dato luogo, ma anche a prescindere da queste. La magistratura che abbiamo vi�sto all'opera è stata infatti diretta espressione dell'opinione pubbli�ca, vendicatrice dei suoi diritti davanti a un potere politico non più collocato in una sfera di rispet�tata sovraordinazione. Essa entra�va nei congegni finanziari dei parti�ti, che per anni erano stati protetti dalla eloquente ed universalmente riconosciuta esigenza di mantene�re i loro segretari amministrativi entro la corazza dell'immunità par�lamentare. La corazza non era più tale, 0 Parlamento arrivava addi�rittura ad abolirla o quasi, si comin�ciavano a colpire direttamente i segretari politici nazionali (.,.). E' in questa situazione che na�sce il mio governo (...), All'inizio ci furono grosse difficoltà per me personalmente e per l'intero gabi�netto ad allentare i vincoli che ci derivavano dalle vecchie regole. Dopo un po' riuscimmo a farcela, le vecchie regole vennero indebolite e alla fine abbandonate. Il cambia�mento perciò intervenne durante i mesi del mio governo. Mi chiedo ancora perché' perché eravamo bravi e capaci di introdurre in Italia una autorità istituzionale che non c'era mai stata? O forse perché i partiti pulitici erano sem�pre più deboli e cos�non erano più nella condizione di difendere il loro potere? Probabilmente sono vere entrambe le spiegazioni. Pro�babilmente noi eravamo detenninati nel verificare la capacità del�l'esecutivo italiano di sviluppare una propria indipendenza, quando questa era necessaria. Allo stesso tempo i partiti erano più deboli di quanto fossero slati prima e ciò facilitava il nostro compito. Vorrei dare alcune testimonian�ze di questi passaggi della transi�zione. La prima testimonianza vie�ne dalla scelta dei ministri. Quan�do formai inizialmente il governo. essa fu in larga parte, ma non interamente, conforme alle tradi�zioni. La mia era ima maggioranza quadripartita, io ricevetti i nomi dei possibili ministri dai segretari dei quattro partiti della maggioran�za. Dal segretario del Partito Social�democratico i nomi dei socialdemo�cratici, dal segretario del Partito Liberalo i nomi dei liberali. Discus�si naturalmente col segretario del mio partito i nomi dei socialisti e ricevetti la lista dei democristiani dal segretario della Democrazia Cristiana, Quest'ultima è forse la parte più interessante di quella vicenda, perché quei nomi io li ricevetti dal segretario della DC la mattina slessa della mia andata al Quirinale per portare la lista del mio governo al Capo dello Stato, Il segretario della DC venne a casa mia e mi portò dei nomi che, lo appresi dopo, erano già stati pub�blicati dai giornali della mattina. Appena li lessi, capii che alcuni di essi mi creavano dei problemi. E gli feci presente che su alcune persone, che erano già sotto indagi ne giudiziaria, sarebbe stato diffici�le che potesse esserci la mia propo�sta al Capo dello Slato, Il segretario della De difese le scelte che il suo partito aveva fatto, ma lo fece in modo non imperativo, rendendosi conto che io intendevo mantener�mi dei margini di autonomia. Salii al Quirinale e vi passai olire tre ore, nel corso delle quali riuscii a cambiare, non senza telefonate di preavviso e a volte di richiesta di alternati�ve, diversi nomi che avevo inizialmente ri�cevuto. Insieme al Capo del�lo Sialo decidemmo di escludere tutti coloro per i quali vi erano, sia pure allo stadio più preliminare, indagini giudiziarie in corso e decidemmo altres�che si avviasse una parzia�le rotazione, eliminan�do quelli che avevano fallo l'intera legislatu�ra precedente nella po�sizione di ministri Quando uscii e lessi la lista tinaie dei miei ministri ai giornalisti, il mio commento fu; «L'articolo 92 della Costituzione ha avuto una qualche applicazione». Ricordo che, secondo l'art, 92 della Costitu�zione, è il Presidente del Consiglio che propone i ministri al Capo dello Stato, ma da anni si dubitava che questa proposta fosse realmen le tale, perché il Presidenti; del Consiglio era divenuto un sempli�ce passacarte tra i segretari dei partili e il Capo dello Stato, Per questo io dissi che c'era stata inve�ce una qualche applicazione. Per diversi nomi io ero rimasto nei limili della precedente tradizione, ma qualche novità cera stata per�ché alcuni nomi erano stali cancel�lali, altri erano stati identificati da me e casomai assentiti dai partiti. La seconda testimonianza vie�ne dalle nomine nelle industrii' pubbliche. Como probabilmente sapete noi cambiammo la natura giuridica di tali industrie, che pri�ma erano enti pubblici. I...I In base alle regole pubblicistiche preceden�ti, erano sempre siale possibili proroghe risiietto alle daie fissate ]K;r le nomino, che avevano consen�tilo ai partili di completare i Ioni difficili negoziali per concordare i nomi da collocare nelle singole posizioni. Con il codice civile que�sto diventava impossibile, I,,,) Può sembrare un dettaglio, ma subilo dopo la convocazione delle prime assembleo noi ricevemmo telefona�lo dalle segreterio doi partili, che secondo lo vecchie abi�tudini ci chiedevano di rinvialo per avori; più tempo, por negoziare con più calma. Noi ri�spondevamo che ciò non ora possibile. Ohe la decisione ora inevita�bile, I partili volevano i loro esponi nei consi�gli di amministrazione delle nuovo società. Erano pronti ad accet�talo chi; alcuni, ma so�lo alcuni, dei numi cambiassero, in ogni caso essi dovevano rimanere «di area» e talu�ni nomi, lo ripoto, orano intangibili per loro. Quando prendemmo atto della posiziono dei pan ili provam�mo inizialmente ad assecondarla e a costruire dei teorici consigli di amministrazione che corrispon�dessero ai vincoli che ci venivano iwsli. Ma il risultalo ora mollo mollo grigio e non ci sembrava adeguato alla situazione nella qua�le noi ci trovavamo. Il contrasto con i partiti era tuttavia mollo aspro. Proprio por questo io presi i ministri competenti e ini recai al Quirinale dove ixisi. davanti al Ca|)o dello Sialo, la domanda più importante: «La Costituzione della Repubblica dice che in materia di indirizzo politico noi dobbiamo conformarci alla nostra maggio�ranza alla nostra maggioranza parlamentare naturalmente, ma già sappiamo che questa maggio�ranza ci sarà contraria a proposilo delle nomine che riteniamo di do�ver l'aro nelle partecipazioni stata�li. Appartengono queste nomine all'area di quegli indirizzi politici, ai (inali la Costituzione si riferisce oppure è una materia diversa? Se dovessimo concludere nel primo senso, signor Presidenlo della Re�pubblica, dovremmo dimetterci fin da ora nelle suo mani», lo avevo la risposta in lesta ma, essendo il Primo Ministro, preferivo tenerme�la e sentiri; gli altri come avrebbe�ro reagito. Fu Giovanni Goria, Mi�nistro dolio Finanze, a dare per primo III risposta giusta: «Questa non è materia di indirizzo politico. Il Governo fa (inolio che ritiene di fare e poi si; il Parlamento avesse qualcosa in contrario ce lo farà sapere». Gli altri ministri si dichia�rarono d'accordo. Il Capo dolio Statoci rimandòa lavorare. Tomai a Palazzo Chigi con i ministri con i quali avrei dovuto prendere la decisione e, quando ormai era già notte, arrivammo alla conclusioni; che bisognava re�stringere i consigli d'amministra�zione, ixjitarli tutti a tre persone, garantire la continuila soltanto attraverso i procedenti presidenti, affiancarli con i precedenti diretto�ri generali dogli ex enti e con un dirigenti; generale di ciascuno doi tre ministeri competenti in mate�ria di privatizzazioni. Era una specie di rivoluzione. Lo era non soltanto perche cambiavano i crite�ri di nomina in quei consigli d'am�ministrazione, ma perché cambia�va proprio qui la costituzione ma�teriale della vecchia Repubblica italiana. Noi prendemmo questa decisione, il primo ministro e tre ministri, senza diro nulla a nessun altro, e cos�facondo noi entrava�mo in quella che era slata l'area di giurisdizione più esclusiva dei par�tili politici secondo lo regole preesi�stenti del Paese. I paniti si orano sempre considerati i veri azionisti. in nome dolla collettività, dogli enti e delle società pubbliche, ed era in base a questo che avevano ritenuto loro esclusiva prerogati�va quella di nominare i componen�ti dei consigli d'amminisiraziono. Noi stavamo togliendo loro questa prerogativa esclusiva, noi restitui�vamo o davamo al governo il ruolo di rappresentante istituzionale dell'azionisia-colloliivilà. Proprio perché era così, ed io ero consape�vole che la cosa presentava grosso difficoltà, decidemmo che nessu�no di noi avrebbe parlalo con nessuno sino a quando le assem�blee dol giorno dopo non avessero approvalo i nomi cho il ministro dell'industria avrebbe dato pochi minuti prima dolio stesso assem�blee. La manina (Iojkj io andai a Palazzo Chigi ma lo lasciai a metà mattinata segretamente, rifugian�domi in casa, e ordinando al centra�lino di non passarmi nessuna tele�fonata, salvo quella cho attendevo per il primo pomeriggio dal mini�stro dell'industria. Ricordo ancora che mi misi a riordinare dei libri, che accesi il televisore e rimasi a lungo a guardare con grande tri�stezza Steffi Orai', di cui oro e sono un appassionalo tifoso, elle stava perdendo con Arancia Sanchez. Poco dopo la amarezza della scon�fitta di Steffi, arrivò la telefonata di Guarino: lo assemblee hanno deciso. A quel punto scrissi quat�tro lettere ai segretari dei paniti della maggioranza informandoli di quello che ora successo o dicen�do a ciascuno cho la nostra scolla era falla non contro di loro, ma nell'interesse dei partiti, cho avreb�bero potuto recuperare consenso nell'opinione pubblica solo se si fossero ritirali dallo posizioni di potere che avevano cristallizzato all'intorno dol sistema istituziona�le. Quale che sia stata l'accoglienza dolla decisione, essa venne comun�que accettala, E il vero cambiamen�to rijx.'lo cominciò proprio allora. «Dopo la convocazione delle prime assemblee ricevemmo telefonate dalle segreterie, che ci chiedevano di rinviare )er avere più tempo, per negoziare con più calma. Rispondevamo che ciò non era possibile. Che la decisione era inevitabile» «1 partiti si erano sempre considerati i veri azionisti di enti e società pubbliche. Noi stavamo togliendo loro anche questa prerogativa esclusiva, restituivamo o davamo al governo il ruolo di rappresentante istituzionale dell'azionista-collettività» Giuliano Amato presidente del Consiglio al banco del governo nel '93. In basso: Bettino Craxi e Antonio Di Pietro

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