L'evoluzione del Vaff..

L'evoluzione del Vaff.. :^ KPMAXZQ L'evoluzione del Vaff.. Filippo Ceccarelli VAI-FANCIULLO. Oppure, vaffan'ba^no, vaffan'bene, vaffan'brodo, vaffancina. 0 anche vaffan, a volle vaffa, o vaff. Fino alla forma più incom�piutamente sincopata vai su cui l'altro giorno s'o assestalo Silvio Berlusconi, giocherellan�do con le sigle: nel senso che la maggioranza di Veltroni, di Amalo e di Polena dà luogo appunto al governo-vaf, «senza alcun riferimento evocativo sorrideva il Cavaliere a Monte�citorio né degenerativo». Ma come? Proprio lui, che la settimana scorsa anche i reve�rendi padri della Civiltà cattoli�ca hanno definito «un grande comunicatore», vuol far crede�re di non sapere che la migliore evocazione e quella di qualcosa che non si evoca mai del tutto? In realtà, con quel calibratissimo «vaf», Berlusconi ha indis�solubilmente associato il gover�no alla parolaccia più amata dagli italiani: vaffanculo. La si riporta qui in forma estesa, non senza qualche scrupolo, giacché l'uscita del Cavaliere ne ha fallo il tema di questo articolo: un'ipotesi sull'evolu�zione del vaffanculo nella re�cente vita pubblica italiana. Ma anche perché in tale forma, cioè senza puntini, né abbreviazioni, né altre volonte�roso modifiche e già comparsa su queste stesse pagine per 1 17 volle negli ultimi dieci anni, non di rado in ambito politico. Ebbene: come in tanti altri casi, più che inventare o inno�vare Berlusca ha vertiginosa�mente adallato o, se si vuole, ha commutalo questa fatale paroletta ai codici volgari e un po' crudeli, furbi e rapidissimi della sua e della nostra epoca. Fino a non mollo tempo fa il vaffanculo era infatti prerogati�va pressoché esclusiva delle plebi o delle platee. Lo slesso Bossi, che quanto a linguaggio da trivio non dove prendere lezioni da nessuno, si limitava a sentirlo scandire nel fango di Ponlida, e al massimo lo definiva «sana e popolana» manifestazione. Più o mono allo slesso modo, all'altro capo d'Italia, stadio della Favorita di Palermo, capitò a Leoluca Orlando di essere accolto dalla tifoseria con un coro a suo modo perfino civico: «Mafia, mafia, vaffanculo!». Coro spon�taneo cui il sindaco fini por associarsi. In ogni caso tale parola era vietata agli oratori e più in generale ai leader. Però ogni tanto gli scappava. Per cui scappò anticamente a Craxi Iquando alla presentazione del nuovo simbolo del garofano il vecchio Codignola gli disse che assomigliava alla bomba atomi�ca); e di recente scappò pure a Prodi; due volle in meno di un anno, una alla Camera (rivolta all'onorevole Berruli), l'altra al Senato (ne foco le spese il sonatore La Loggia), come accu�ratamente e ripotulamente di�mostrato dalle riprose del Tg4: «Ecco che lo dice diceva Emilio Fede alla moviola ecco, guardalo bene le lab�bra!». Ma già da un po', a quel punto, forse anche grazie al successo oltonuto nel mondo musicale (efr Jovanotli e la Berte, oltre alla monografia canora di Masini) il vaffanculo ora diventalo una sicura risor�sa televisiva, rimbalzando dal Portalettere (lo disse Remo Gaspari al postino Chiambrelt.il all'/struttona (contro il mini�stro Do Lorenzo), fino all'vUno contro tutti» del Costanzo Show, magistralmente inter�pretato da Carmelo Bene, che ci mandò un po' tutti. Prima di abbandonare il Ouirinale, in fase di bilanci, Cossiga confido in un'intervista tut�to il proprio rammarico per «non aver detto il vaffanculo che ci sarebbe voluto». «Onesta, magari la sfumia�mo azzardò Paolo Guzzanti elio dice?». «No» fu la risposta: «Cosi dice la gente comune o io osservò con una certa solenni�tà il Capo dello Stato sono genie comune». Il punto rimarchevole è che Berlusconi è assai più comune di Cossiga, cui pure è subilo piaciuta la trovala del governo vaf. O vaffa, o vaffan, o vaffanciullo (sull'ali dorate).

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