Cannes passaggio a Nord-Est di Lietta Tornabuoni

Cannes passaggio a Nord-Est Il 530 Festival che si apre mercoledì, grandi protagonisti il cinema asiatico (5 film) e nordeuropeo (4) Cannes passaggio a Nord-Est Lietta Tornabuoni INVIATA A CANNES BIANCO, azzurro, oro, vele e tendoni, man;, insegne: senza film italiani in concorso (né del resto spagnoli, né tedeschi, né portoghesi, né belgi o africani), il 53' festival di Cannes, l'ultimo diretto dal futuro prosidente (lilles Jacob, comincia con duo sorprese e una bruita Figura, Sono sorprese le resurrezioni del cinema asiatico e nordeuro�peo. Su ventitré film in concorso, cinque sono asiatici. Strano. l'arevìi che la crisi economico-finan�ziaria del continente avesse bloc�cato il cinema asiatico da cui sono arrivati neU'ultimo tempo i nini più nuovi, più belli, e la possibili�tà (li una alternativa a Hollywo�od. Si ritrovava immobilizzato quel laboratorio d'immagini complessi; d'un mondo distrutto, quellii potente energia creativa nata dall'implosione d'un sistema di viiloti millenario ferito a morti! dalla corsa frenetica all'arricchi�mento, quel cinema di trauma esemplificato dai film di Tsai Ming-liang, di Wong Kiii-Wni, di Katushi Kitano. Si diceva che l'in�dustria cinematografica america�na avesse appi olili alo della crisi por comprare un grande nùmero di Siile, cosi che per i film asiatici strangolati mancava ormai spa�zio sul mercato locale. Invece, ecco a Cannes opere della Corea del Sud, di Cina, Giappone, Hoti); Koii);, Taiwan. Su ventitré film della selezione ufficiale, quattro sono del nordeuropa (Svezia, Da�nimarca), di cinematografie gela�te che sembravano estinte da anni. Naturalmente può'darsi che non si tratti di resurrezioni, ma di quella politici! francese che tonde agovernare culturalmente le cine�matografie minori attraverso le coproduzioni: in concorso o fuori concorso, i filili prodotti 0 coprodotti daUa Francia sono addirittu�ra dodici. Si sa che film italiani nella selezione ufilclale non ce ne so�no: ci sono Calopresti («Preferisco il rumore del mare») e Soldini («l'ime (! tulipiini») nelle altre rassegue, c'è Mario Mattone nella giurìa principale, c'è Bernardo Bertolucci ohe presiedi! e patroneggia la Settimana della Crìtica, ci sonò tre coproduttori italiani di film in concorso («La Ikvagnai di Samira Maklunalbiit', che a vent'anni è la più giovane regista del festival; «Kippun di Amos Citai; (iKiist Pood Fast Women» di Almos Kolliik). Purtroppo, c'è pu�re una ddlli! nostre peggiori figu�re, uno dei comportamenti più grossolani, ineleganti e sciocchi. La mancanza di film italiani in concorso ha provocato insolenze, volgarità («Coniutazzo!» ha grida�to I.eo Gullotta a Gilles Jacob durante la serata televisiva dei David di Donatello, e non è stato 'il iiiTlo ti esprimerò in modi grevi la delusione, la frustrazioni!, il rancore; il presidenti! dell'Unione Produttori s'e persino rivolto alla ministro della Cultura francese perdeenpneiare l'iniquitò antitaliana, ha moltiplicato le accuso di ingiustizia e di pregiudizio ai nostri danni da parte del festival francese. Sono stupidaggini. Se si sta al gioco delle gare, dei concorsi, dello selezioni e competizioni, non si può faro scenate permalo�se e reagire a parolacce quando non si viene scelti ni; premiati, Cannes è sempre stato la manife�stazione prediletta dagli italiani, e con ragione; nel corso del tem�po, dal 1946, ha premiato Kossollini, De Sica, Castellani, Pollini, Antonioni, Visconti, i Taviani, Germi, Scola, Perreri, Soldati, Liz�zani, l'etri, Hosi, Pasolini, Olmi, 'l'ornatore, Amelio, Moretti, Beni�gni; e gli attori più ammirati, Masina, Loron, Toto, Mastroianni, Gassman, Tognazzi, Volontc. Quindi, nessuna iniquità: ma è forse vero che è cambiato il modo di considerar!! il cinema italiano. Prima veniva visto conio, appun�to, un cinema, con strutture orga�nizzative, varii livelli di produzio�ne e molteplicità di generi, tanto che accanto agli autori grandissi�mi la critica francese poteva sco�prire e valorizzare i film popolari, Adosso viene visto soltanto attra�verso gli autori di qualità, corno il cinema greco che esisto all'atten�zione del mondo por via di Angholopoulos, i cinema finlandese o portoghese che esistono Interna�zionalmente grazie ;i Kaurìsmaki e a De Olivoira, il cinema danese che esisti! perché c'è Lars von Trior: e naturalmente gli autori non fanno film tutti gli anni, e non sempre li fanno riusciti. Que�st'anno non ci è andata bene: sarà por un'altra occasione. Gli americani deridono gli «ab�bonati» di Cannes, i troppi diioasti presenti quasi sempre, habiluós. Si può capiti! la rabbia di altri cineasti verso Joel o Ethan Coen oppure James I vory, verso i registi americani europeizzanti o verso i registi europei (De Olivoi�ra, Kon Loach, lossoliani, von Trior, Raul Kuiz, Lounguine, Ci�tai, Liv Ullmann) prediletti da Cannes. Ma per chi vede e ama i film ó un gran piacere, è molto interessante poter seguire puntualmente il lavoro di registi cos�importanti, potersi liberare ogni tanto dall'etoma puerilità del ci�nema di mercato. La crisi economica non ha bloccato l'Asia, vera alternativa a Hollywood con la sua potente energia creativa, nata dallo scontro tra sistema di valori millenario e corsa all'arricchimento. Nessun film italiano in gara né spagnoli, tedeschi, portoghesi, belgi o africani Ma i nostri autori hanno reagito in modo troppo permaloso Qui accanto Gerard Depardleu e Urna Thurman in una scena di «Vatel» che mercoled�apre il festival di Cannes. Sotto un'altra scena del film