Caro direttore, ti scrivo così mi confido un po' di Renato Rizzo

Caro direttore, ti scrivo cos�mi confido un po' Caro direttore, ti scrivo cos�mi confido un po' Renato Rizzo CARO direttore, sono un ragazzo di terza media e vorrei parlarle di un problema che mi tocca personal�mente: fra un anno potrei entrare nel mondo del lavoro, ma sto già verificando che esiste lo sfruttamento e il lavoro nero... Nel pomeriggio, dopo aver finito i compiti, faccio un piccolo lavoro a domi�cilio per aiutare mia madre: metto insie�me dei pezzi che alla fine diventano anelli per tende. In un'ora ne faccio circa 150 e guadagno sei lire l'uno... Come vede anche nella mia regione non ci sono sempre situazioni ottimali. Distinti salu�ti. Cospito Francesco, scuola media Ges�si, San Pietro in Vincoli, Ragusa». La rabbia quando s'incontra, o si scontra, con la buona educazione, sa anche inven�tare eufemismi che, pure, rimbombano. Proprio come un piccolo pugno calato su un tavolo da un ragazzino di 13 anni costretto a sperimentare presto quanto sia duro vivere in «situazioni non sempre ottimali». E', questa, una delle tante lettore inviate al giornale dagli studenti che hanno adento all'iniziativa «La Stampa in classe»: scritti che spaziano in un'am�pia gamma d'argomenti, dalla musica alla politica, dalle trasmissioni tv alla cronaca nera. E spesso, sono veri e propri messaggi in bottiglia spediti ad una società che sa essere sorda ai dubbi e alle fatiche dei più giovani. Il giornale è visto, allora, come vetrina del problema e, più ancora, come cinghia di trasmissione tra il problema stesso e chi ha il compito d'aiutare a risolverlo. Per restare al Mezzogiorno, ecco la lette�ra d'una ragazzina di Boscoreale, Rita Giordano, nella quale le ripetizioni sono spie d'una rabbia appena trattenuta. Rita di dice «delusa ed offesa per le continuo differenze fra Italia del Nord e del Sud. Noi, qui, nonostante tutto non dobbiamo essere definiti animali o bestie dal popolo del Nord... la disoccupazione, e vero, a volte, si trasforma in delinquenza quindi la mia richiesta è di arricchire l'economia del Sud al pari di quella del Nord». Disagi sociali, endemici, espressi con fervoroso candore, ma anche nodi perso�nali. Come quello di un'altra studentessa tredicenne di San Pietro in Vincoli, Barba�ra Bandini, che espone il suo contrastato rapporto con la televisione: «Se i miei genitori mi proibissero di vederla io mi arrabbierei molto, ma allo stesso tempo la odio perchè quando, ad esempio, sono a tavola con la mia famiglia nessuno parla dei suoi problemi o di cose che gli sono successe e sono incantali davanti a quella stramaledetta tv. Non mi arrabbiarei se si guardasse il telegionale. ma che io debba seminili diro "sta' zitta" quando parlo di qualcosa di cui sento il bisogno di parlare perchè loro guardano quei pro�grammi a quiz piuttosto stupidi e a volle diseducativi dove i conduttori non fanno altro che urlare, a me non sta bene. Io credo che se si spegnesse un po' la tv e parlasse di più in famiglia, come un tempo, tutto andrebbe molto meglio». Il pianeta giovani è anche questo, accanto a tante altre sfaccettature che riflettono, ad esempio, la preoccupazione per la xenofobia montante o le carenze della scuola o la paura del domani. C'è vogba di colmare il solco che, a volte, divide le generazioni. Certo per raggiun�gere questo scopo ed instaurare un lega�me più solido e solidale le sceke ed i gesti da compiere sono tanti. Ma. come dice Barbara, quello di premere un pulsante che riporta il silenzio ed apre uno spazio al lessico familiare non è tra i più piccoli.

Persone citate: Bandini, Barba, Cospito Francesco, Rita Giordano

Luoghi citati: Boscoreale, Italia, Ragusa