« Nel carcere abbiamo dovuto usare la forza »

« Nel carcere abbiamo dovuto usare la forza » « Nel carcere abbiamo dovuto usare la forza » Gli agenti arrestati: ma niente botte selvagge e torture Vincenzo ìessandori inviato ad ALGHERO Come se ci fosse differenza, tra botte e botte, come se non fosse la stessa cosa per chi le riceve. E invece, ora che è arrivato il tempo della resa dei conti per il pestaggio al carcere sassarese di San Sebastia�no, la differenza salta fuori, perché un conto è se un ordine è il fruito di un'iniziativa personale, un altro se lo fosse di un progetto pianificato. I pestajggi ci sono stati, ora lo ammet�tono in parecchi, tra gli agenti arre�stati, anche se nessuno per il mo�mento riconosce di aver menalo mani, piedi e bastoni. Sì, ho visto, ma non ho partecipalo. Ci sono botte e botte, spiega qualcuno. Co�me quell'ispettore 38enne, padre di quattro figli, che dei fatti, dà, come si dice, una lettura sua personale: «Abbiamo dovuto usare la forza, in base all'articolo 41 del regolamen�to penitenziario, per portare fuori dalle celle i riottosi. Ci sono stale colluttazioni e pure noi ci siamo presi dei colpi». Ma da questo a parlare di torture e pestaggi, ne corre: «Tutte balle, comunque, i secchi d'acqua ghiacciala, il detenu�to con la fronte contro il muro e con la mela in testa, poi picchialo sel�vaggiamente per averla fatta cade�re. Non siamo aguzzini». Ma è una situazione più che imbarazzante, e Maria Cristina Di Marzio, direttrice dell'inferno di SaM^'Ul&Bgtotroti accorsi di car�cere di Ba e' Carros, di Nuoro, per mteiTogaria,harectatto: «MiawalfflìfcHTrftottoJifrtaofcaispondere perché non siamo in condizioni di spirito per affrontare un interroga�torio e non mi sento in grado di rispondere alle vostre domaride». Quasi a dire: non chiedetemi dffare hara-kiri. Cos�non rimanev#che chiudere il verbale. La direttrice ha poi spiegato: «Sono abbastanza pro�vala, anzi, perplessa per tutta que�sta situazione e aspetto che siano pronte tutte le carte delle indagini per poter rispondere alle contesta�zioni». Ma per spazzare qualche dubbio ha concluso con una frase forte: «Non ho ordinalo alcunché e non mi sono resa conto della gravi�tà della situazione». Ora è sorpresa e, ha sottolineato il difensore Ga�briele Satta, «non sarà più a contat�to con i detenuti, non può né pro�grammare né dirigere operazioni simili, non può intimidire, non può farsi che qualcuno ritratti». Insom�ma, giustificata secondo lui la do�manda di scarcerazione. Ma sul fatto che ci sia stato un piano per il pestaggio la Procura non sembra nutrire dubbi. Magari non figlio legittimo di un quadro vasto, per questo l'attenzione si è subito spostata su Ettore Tomassi, il capo delle guardie. Il suo presun�to sodalizio con Giuseppe Della Vecchia, provveditore regionale, sembra fare da asse portante all'ac�cusa. Il provveditore, l'altro giorno, aveva voluto sottolineare come lui, con il correo, poco avesse da divide�re e ieri sul suo volto si scorgevano ancora i segni della fatica e dello stress, ha riferito chi lo ha visto. Ma pure Tomassi ha perduto quella baldanza che, secondo i suoi accu�satori, aveva mostralo in quel po�meriggio del 3 aprile. «Ho scoperto ha detto ieri troppo tardi quello che era successo, i miei collaborato�ri non mi avevano informato, e poi io quel giorno non ero ancora il capo delle guardie, ero l�solo per un sopralluogo». Insomma, sì, i due amiconi hanno capito che afferma�re che non è accaduto niente è impossibile, ormai. Allora ammet�tono: «Qualcosa è successo, ma io non c'entro». Dev'essere però difficile far cam�biare idea a un magistrato che li ha dipinto come uno ricco di «perver�sa capacità e ferocia». E agli occhi del giudice per le indagini prelimi�nari Mariano Brianda il capo delle guardie pareva proprio così. Tomassi ci ha provato per ore, fino a notte fonda. Il suo interrogatorio era comincialo alle 16,45 nella sala magistrali del carcere di Alghero, ciucilo davanti al quale gli agenti penitenziari ieri mattina hanno re�plicato la manifestazione di prote�sta del giorno ]irinia al San Sebastia�no. Poi a sera, la tensione aumenta, nuova protesta a Sassari, e qualcu�no fa filtrare la notizia, poi confer�mala anche da Caselli, che un agen�te è stalo aggredito all'interno del�l'istituto. Ci sono bolle e bolle, e spesso chi le prende in carcere, tace. Ma stavolta i venti detenuti hai ino deci�so di cosliiuirsi parte civile, insom�ma, presenteranno il conto a lutti quelli che saran giudicali resixmsabili del pestaggio. «Chiederanno il risarcùnenlo dei danni materiali ma soprattulld morali a salvaguar�dia della dignità umana», spiega l'avvocato Giuseppe Conti, presi�dente della Camera penale di Scissa�li. Perché «tinello die è stalo loro riservalo è un trattamento barbaro e indegno di una società civile. E la cosa più odiosa è che a subire la violenza siano stali detenuti tossi�codipendenti, sieropositivi e malali, cioè genie non solo indifesa ma che ha necessilii di lutl'altro che stare nella slmiiura carceraria». Ma anche so la situazione nel carce�re è insostenibile da tempo imme�morabile, l'avvocalo non ci crede che gli agenti abbiano agito di lesta propria, jier questo il pestaggio «è di una gravità inaudita, perché è stata usata violenza su disposizio�ne e ordine superiori. Ispettori di polizia penitenziaria confessano e ora emerge che quegli episodi sono accaduti in presenza del direttore e del provveditore regionale delle car�ceri. S'è dunque iratlaio di una operazione organizzala e pilotala di dimensioni tali che non si |X3leva immaginare che la cosa passasse sotto silenzio se non vi era stala una convinzione di impunità». Ma questo, si affretta a precisare, non significa die esistano responsabili�tà al vertice: «Caselli ò direttore del dipartimento da podii mesi e que�sta è una situazione che si è incan�crenila: che cosa si può pretendere di imputargli?». Dunque, lo respon�sabilità vanno cercale in quel trian�golo: Della Vecchia-Di Mardo-TomassL E poi, sottolinea l'onorevole Angelo Allea, Dsdi Nuoro, «il carce�re è un'Istituzione in cui spesso i problemi non si risolvono con il dibattilo ma con la forza. E' fuori discussione che Caselli o un Mmicuso non abbiano neppur ixinsalo a un ordine del genero. Certo, è ijossìbile però che qualcuno abbia soffia�lo sul fuoco». La direttrice: «Non ho dato ordini né mi sono resa conto delia situazione» Sassari, un agente è stato aggredito nell'istituto penitenziario La manifestazione degli agenti di custodia ad Alghero IL GASO SASSARI AL QUIRINALE Il ministro della Giustizia, Piera Fassino (foco), è salito ieri da Ciampi per «aggiornarlo sugli sviluppi della vicenda di Sassari e sulle iniziative per affrontare l'emergenza carceraria». Prima il Guardasiglli, con Caselli, direttore del Dap. aveva incontrato i provveditori regionali dei penitenziari per individuare gli interventi prioritari per colmare le carenze di organici e strutture. Il ministro ha proposto di trasformare la festa del Corpo della polizia penitenziaria in una giornata di riconciliazione «per rinsaldare il legame di fiducia tra l'istituzione e i cittadini». Caselli ha sottolineato come le carceri «siano afflitte da gravissimi problemi». Domani col vice Mancuso si recherà a Cagliari e a Sassari per incontrare i rappresentanti delle organizzazioni sindacali e dell'amministrazione penitenziaria della Sardegna. Prevista anche la * visita al carcere di Sassari '■"'■•-;' LE PROTESTE Le organizzazioni sindacali degli agenti di polizia penitenziaria hanno organizzato una manifestazione nazionale che si terrà marted�davanti al carcere di Poggioreale. a Napoli. I rappresentanti sindacali hanno annunciato che gli agenti da mercoled�inìzieranno uno sciopero bianco col blocco degli straordinari, l'attuazione degli scrupolosi controlli previsti dalle norme e l'applicazione fiscale del regolamento. Da domani gli agenti penitenziari lombardi inìzieranno una serie di sit-in di protesta: la decisione è stata presa dai sindacati dopo la riunione tenutasi a San Vittore, dove un ispettore è stato preso a pugni da un detenuto. Intanto approda su Internet la' protesta degli agenti e il sito http^'web.tiscalinetlt7polìzìapenìtenzìaria si sta trasformando anche in un veicolo d�manifestazioni di solidarietà d�molti utenti nei confronti degli agenti carcerari