«Sputano nel piatto dove mangiano» di Guido Tiberga

«Sputano nel piatto dove mangiano» IL SENATORE DEL MUGELLO; RESTO NEL CENTROSINISTRA «Sputano nel piatto dove mangiano» L'expm: io porto milioni di voti, deciderà l'alleanza chi tenere Guido Tiberga II. più stupido dei Pokémon ra�giona meglio di Parisi...», La notizia dell'espulsione raggiun�ge Antonio Di Pietro sulla porla di un cinema por bambini, e il parago�no insolito viene fuori di getto: «Ho portato mio figlio a vedere questo strano film sorride l'ex mi -. E visto quello che è successo aggiù sono contento di averlo tutto. Ne valeva la pena: i mostri sono migliori di certi umani. Mol�lo migliori..,». Sonaioni, e adesso? «E ddesso cosa? lo mi sento nobili�tato da questa pseudu espulsione dal nulla. No-bi-li-lu-to, capisce?. D'altra parte c'è già stalo qualcu�no, ben prima di Parisi, che diceva "o con me o contro di me". Lei ricorda che fine ha fallo?». Il problema, se permette, è la fine che farà lei. Dovrà trovar�si una collocazione, o no? «Io credo nel bipolarismo e sto nel centrosinistra. A me non servono collocazioni nuove; starò qui a lavorare i)erché si arrivi finalmen�te a unu casa comune e a un unico simbolo. Non ho cambiato niente, io; sono loro che hanno saltato la barricata». «Loro» chi? «Parisi e l'esecutivo dei Democratici. Avrei potuto essere io a chiede�re la loro espulsione, ma non l'ho fallo. Perche io ho rispetto per chi dissente da me: non come Parisi. Lo sa che cosa ha dello quando ha visto i dipielrisli che manifestava�no davanti all'assemblea: 'Loro sono appena venti, noi 90 mila". Ma dove? Ma chi? Parisi mi ha ricordato quello che si vantava dei suoi "otto milioni di baionette". Lei ricorda che fine ha fallo, vero?». Dica piuttosto che cosa farà lei da domani. Ce l'ha un piano, im progetto? «Continuerò la mia battaglia per il referendum elettorale, girerò l'Ita�lia, parlerò con la gente. Alla faccia di quelli come Bianco che hanno il coraggio di dire che io sarei diven�talo proporzionalista per tirare la volala al mio futuro partitmo. Ma quale partitino? Se avessi voluto, lo avrei già fatto da anni. Io, per il maggiontario, ci ho messo impe�gno, scarpe, sangue e sudore. Io ho portato le firme, le persone e anche un bel po' di voti. Adesso pensano di buttarmi fuori come il brutto anatroccolo, e mi calunnia�no pure. L'hanno imparata bene la lezione della Prima Repubblica; usano la menzogna per delegitti�mare i dissidenti. E bravi: per questo sono finiti con i craxioni. Ognuno sta insieme a mamma sua». Resta il fatto che lai, quando è mancato il numero legale Esr il provvedimento ùi (iripu tura» delle liste, da cui diSende la sorte del referenuni, in aula non c'era... «Questo è quello che hanno raccon�tato Bianco e Parisi; io ero l�dalla sera prima, e ci sarò pure martedì. Sono mancato un pomeriggio, ma ero a Bruxelles, e avevo segnalato l'assenza in modo che il mio nome non pesasse sul quorum...». Lei è stato espulso dai Demo�cratici e ora giura di non voler giocare la partita in proprio. Senatore, ha già pre�so contatti con qualcuno? «In verità sono i Democratici che si sono espulsi da se medesimi. Votando Amato, hanno espulso la loro coscienza, la loro dignità, la ragione stessa della loro esistenza. Io so con certezza ho le prove inoppugnabili che qualcuno del�l'esecutivo nazionale ha messo in croce Amato per avere un ministe�ro in più. A questo si sono ridotti: prima eravamo un piccolo esecuti�vo, ora sono un esecutivo di piccoli uomini. Vuole un'altra prova della loro piccolezza morale? Gli inci�denti di cui adesso accusano i miei; ho visto in tv chi ha alzato le mani, l'ho riconosciuto. E' un uo�mo della segreteria di Parisi che non aveva il diritto di slare lì. Delle due l'una: o l'assemblea è aperta, e allora ci possono entrare anche i miei, oppure è riservata, e allora non ci può stare neppure quello li. Vuole una terza prova? Il processo l'acini)-. Che cosa c'entra il processo? «C'entra, c'entra. Venerd�la Cassa�zione mi ha definitivamente ossolto. Una moltitudine di giudici il gip, il tribunale, la corte d'Appello e ora la Cassazione ha smaschera�to le calunnie che mi avevano costretto a lasciare un ministero. So io che cosa ho passalo in questi cinque anni. E loro, quelli che erano i miei amici, invece di farmi avere una parola di solidarietà mi notificano un provvedimento d'espulsione solo perché ho ricor�dato che la questione morale è precondizione indispensabile alla buona politica. E' vero, mi hanno espulso: ma, agli occhi della gente che poi è quella che conta sono loro a essere fuori. Non io». Senatore, al di là della relori�ca, oggi quello senza partito è lei. Glielo chiedo ancora ima volta: se ne troverà un altro? «Io lavorerò dentro il centrosini�stra per costruire una squadra che si riconosca nella questione mora�le. E a quelli che mi hanno cacciato via, dico soltanto una cosa: forse trattare Di Pietro come il brutto anatroccolo è stato un errore». Messa cosi sembra quasi una minaccia... «E' una constatazione; quelli stan�no sputando nel piatto dove hanno mangiato. Nel centrosinistra non sono mica tutti sciocchi come il polilburodei Democratici... Lascia�mo pure che l'Asinelio ragli beato, ma per vincere serve il 51 per cento. E allora prima o poi qualcu�no si metterà a tavolino, chieden�dosi se all'alleanza convengono di più i voti di Di Pietro o quelli di quattro personaggi in cerca d'auto�re». II leader del Democratici Arturo Parisi

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