Il problema? La fame nel mondo

Il problema? La fame nel mondo SCIENZA E POLITICA Il problema? La fame nel mondo Nel 2030 saremo nove miliardi NEL dibattito sulla accettabililà delle piante geneti�camente modificate (più note come piante OGM o anche, ironicamente, come «cibo di Frankestein»), si parla poco di fame nel mondo. Molti afferma�no che il problema non è scientifi�co, ma politico. I paesi poveri, si dice, non hanno denaro per ac�quistare cibo. Le piante genetica�mente modificate li renderebbe�ro ancor più dipendenti dal mo�nopolio delle nazioni ricche. La soluzione starebbe invece in in�terventi di ordine politico-econo�mico: remissione dei debiti ed aiuti umanitari. E' davvero così? Qualche con�siderazione mi sembra necessa�ria. La fame nel mondo è un problema troppo serio. Anche noi ne siamo coinvolti. I milioni di morti per fame e malnutrizio�ne in Africa toccano le nostre coscienze, le migrazioni e le guer�re da esse provocate toccano i nostri interessi. Partiamo dai dati ufficiali sul�la nutrizione nel mondo. La FAO calcola che oggi, sul nostro piane�ta, si produce cibo sufficiente a nutrire 6,3 miliardi di persone. Siamo 6 miliardi. C'è dunque cibo per tutti! Questo, natural�mente, se il cibo fosse distribuito equamente. La realtà invece è, che noi, paesi ricchi, siamo alle prese con i problemi dell'obesità e della sovrapproduzione, lorinei pae�si africani ed asiatici, muoiono di fame. La distribuzione equa è certamente un problema politi�co, ma quanto è oggi verosimile la sua soluzione? Proviamo a guardare al prossi�mo futuro; le proiezioni sono tragiche. I dati mostrano che mentre la popolazione mondiale sta aumentando, la terra coltiva�bile sta diminuendo. Le cause? Siccità, salinità, urbanizzazione. Dopo il 2030, il tracollo: anche assumendo una distribuzione equanime del cibo, tutta la terra coltivabile non sarà più in grado di produrre sufficiente cibo per i 9 miliardi di persone previsti. Genetisti, agronomi ed economi�sti affermano che ogni appezza�mento di terreno coltivabile do�vrà produrre il doppio di quanto fa oggi. E ciò nel rispetto dell'ambien�te e con minor ausilio della chimica (insetticidi, diserbanti, fungicidi, fertiUzzanti, fitofarma�ci). Dovremo quindi dotarci di piante capaci di crescere in suoli aridi e salini, resistenti ad inset�ti, funghi e virus patogeni, più efficaci nello sfruttare i fertiUz�zanti naturali e le simbiosi con i microrganismi del suolo. Non solo, ma sarà anche auspicabile uno sviluppo agrario che permet�ta ai paesi poveri di affrancarsi dalla dipendenza dai paesi ric�chi, dalla remissione dei debiti e dagli aiuti umanitari. I genetisti vegetali dicono: è un traguardo disperalo. Il miglioramento gene�tico tradizionale basalo su incro�ci, mutazioni ed uso di ibridi ad alla produttività, non offre solu�zioni realistiche nel ristretto tem�po rimasto. Le piante OL; M apro�no nuove frontiere in questa sfida, soprattutto in Asia e Afri�ca. Questa lesi si basa su queste argomentazioni: 1. I risultati della ricerca svi�luppata da istituzioni a carattere "non-profit", come Università, Centn di ricerca pubblici. Fonda�zioni intemazionali, sono di pub�blico dominio. Le pubblicazioni scientifiche e le banche dati in�formatiche mettono a disposizio�ne di tutti le sequenze dei geni di interesse. La metodologia Per permetto di sintetizzare il gene in qualsiasi parlo del mondo nel giro di poche ore. 2. Sono già disponibili, o saran�no resi disponibili nel prossimo futuro, geni capaci di conferire alle piante coltivate la resistenza alle più importanti avversità; insetti, funghi, virus, siccità, sali�nità. Altri geni saranno in grado di migliorare le capacità nutrizio�nali delle piante slesse: più vita�mine, più ferro, più proteine. Saranno anche disponibili pro�motori, cioè mterruttori dei geni a regolazione controllata, che renderanno le attuali pianto OGM articoli da preistoria delle biotecnologie. 3.1 geni potranno sempre più facilmente essere integrati nel Dna di piante o di varietà di interesse locale anche diretta�mente da gruppi di ricerca dei paesi poveri. Infatti, è importan�te sottolineare che le biotecnolo�gie vegetali sono una scienza poco costosa: qualsiasi gruppo di ricerca africano o asiatico, com�posto da 2-3 ricercatori con espe�rienza nel settore e con in bilan�cio di 50-100 milioni di lire italiane per anno, è già oggi n grado di introdurre geni in pian�te di interesse agricolo. Parlo in baso ad esperienze pprsonali, avendo una lunga frequentazio�ni di laboratori cinesi, indiani e cubani, ed avendo insegnalo, in Pakistan, in corsi di biotecnolo�gie vegetali rivolti a ricercatori dei paesi islanùci. Queste possibi�lità spaventeranno forse gli oppo�sitori dell'uso delle piante OGM. Si dirà che la Cina, 1 India e Cuba coltiveranno piante OGM senza preoccuparsi del loro impatto ambientale e della salute uma�na. Ma non è cosi. Basta leggere le leggi di quei paesi sullo piante OGM per comprendere che an�che in la vi è attenzione, come e forse più che da noi, per questi aspetti. Un esempio per tutti: a Cuba, la canna da zucchero Et, con un gene di resistenza ad un terribile insello parassita che ne riduce drasticamente la produzione, è ormai pronta, ma devo conclude�re una lunga serie di analisi e controlli prima di ricevere il permesso di coltivazione. Francesco Sala Università di Milano

Persone citate: Francesco Sala, Politica

Luoghi citati: Africa, Asia, Cina, Cuba, India, Milano, Pakistan