La prima volta del re con i repubblicani di Oreste Del Buono

La prima volta del re con i repubblicani LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.i La prima volta del re con i repubblicani Umberto I in visita a mazziniani e anarchici nella Romagna del 1888: un tipico bailamme all'italiana, tra fanfare e battute salaci IL fiirsi dell'Italia offre talvolta l'immagine di un ribollente rimescolone, di un variopinto amalga�marsi di diversità apparentemen�te inconciliabili. Si pensi, ad nsumpio, alla prima visita di un re d'Italia m quella Romagna ottocentesca cho è covo di mazziniani i: di anarchici avversi ad ogni possibile autorità, Trascorrono quasi trent'anni, dall'unificazioiK! nazionale, prima elic�li re nell'estate del UiflB e con il pretesto di assistere' alle manovre militari riesca a niellerò piedi nei territori di Forlì, [mola, Rimmi, Cese�na A fare da battistrada a Umberto! è, nella primavera di ((nello stesso anno, il fratello Amedeo duca d'Ao�sta. Il suo giungere nelle capitali della sovversione italiana (si pensi che alcuni dei deputati eletti in (lucile circoscrizioni non possono mettere piede in Parlamento perché continuano a rifiutare di prestare giuramento al rei suscita contenuti strepiti e amichevoli dialoghi con gente del posto che, niente affano impressionata daH'illustre ospito, ri�sponde con semplicità e buonumore alle sue domande. iJino Pieri, storilo da sempre attento alle vicende della sua regio�ne, in quel delizioso libro che e Grandi Manovri: In visita ili Umber to l nella Romagna repubblicana cosi racconta' «Da un reduce fregia�to di medaglia d'argento, a cui aveva chiesto sotto chi avesse combattuto, il principe si senti rispondere: "E' comandova e' su ba" (comandava suo hahho). li un popolano esclamo con altrettanta naturalezza "Che' (azza vili e' su fradel e enea la su ( ugneda" che erano poi il re e la regina» Scene da propaganda deamicisia�na e, del resto, non è un caso che il prefetto di Forl�dal IBM al IMO sia Vito Do Amicis, vale a dire il fratello dell'autore di Cuore. L'ottimismo generato ira moderati locali e funzio�nari alti e bassi dell'amministrazio�ne statali.' dalla visita del duca D'Ao�sta induce il presidente dui Consiglio Crispi ad accelerare l'andata del sovrano in quelle province. Si deci�de, quindi, d'intesa con i generali tìerlolè Viale e Enrico Cosenz, rispoltivamente ministro della guerra e capo di stalo magRinre dell esercito, che sul finire d agosto Umberto I presenzierà alle manovre del I e del n corpo d'armata. Subitogli alti comandi si mettono al lavoro per elaborare il lema delle manovre che coinvolgeranno olire cinquantamila soldati. Lo scenario che viene simulato prevede che «da�to uno sbarco di truppe nemiche nell'Adriatico tra Kimini e Ancona, si debba impedirne la marcia su Bologna. Concentrali i corpi d'arma�la a Imola e l'esaro vi sarà una serie di battaglie lungo l'asse della via Emilia nelle quali il corpo d'annata Nord cercherà di attaccare e respin�gere quello proveniente da Sud». Mentre i militari s'apprestano a mettere in scena questa simulazione guerresca cominciano le vere batta�glie: quelle tra il fronte moderalo e tilomonarchico e l'agguerrito schie�ramento sovversivo. Ad aprire le ostilità nonostante un vasto inlervento della Pubblica Sicurezza che cerca di neutralizzare gli elementi più decisi sono i repubblicani. Alla vigilia dell'arrivo la sezione Gugliemo Oberdan di Romagna diffonde un volantino (stampalo a Lugano) che suona come una dichiarazione di guerra: «Cittadini viene scritto (ale largo al conquistatore, al magna�nimo re Umberto! Fate largo al discendente di Carlo Alberto tradito�re della Patria, al figlio del Re Galan�tuomo che condannava a morte Maz�zini e Garibaldi, che faceva fucilare a Samico, a Fantina, ad Asproinonlo Garibaldi e i suoi volonlari...». : Il manifesto, dopo avor snocciola�lo lutto il curriculum di Vittorio Emanuele II passa con altrettanta brutalità a illustrare le prodezze di Umberto I: «Fate largo a re Umberto che tradizionalmente clericale sposa�va la bigotta cugina Margherita amo�reggiarne coi canonici, largo al vas�sallo dei banchieri nelle Convenzioni Ferroviarie, al valoroso che manda in Africa la gioventù italiana a farsi sgozzare...». Parole che sembrano lampi di una tempesta in arrivo. E, invece, la visita reale pur facendo emergere due diverse Italie che si fronteggia�no, polemizzano, manifestano non provocherà il temuto uragano ma solo un caotico, confuso talvolta comico bailamme, Il re, assieme all'erede al trono e al duca d'Aosta, giunge a Forii in treno, preceduto da una locomotiva staffetta al quale è stato affidalo il compito di tostare la sicurezza dei binari, possibile obietti�vo di attentati dinamitardi. Messo piede a terra, il sovrano si offre allo sguardo dei convenuti, in gran parte autorità e moderali: pur avendo solo quarantaquattro anni Umberto I «mostrava i segni scrive Dino Pieri di una precoce vecchiez�za». Per mettere a loro agio gli intervenuti il re comincia a parlare in stretto piemontese: lingua che ai romagnoli deve parere piuttosto eso�tica. Poi risuonano le note della Marcia reale, interrotte improvvi�samente da un grido: non è un contestatore ma un componente del seguito che, caduto da un terrapie�no, si è rotto una gamba. Poco più lontano dalle scene ufficiali è il variegato mondo della realtà: coraz�zieri reali e manifestanti anarchici e repubblicani mescolali e contrappo�sti, in un confondersi di alamari dorati e fazzoletti ìirolelari, stendar�di tricolori e rosse bandiere. Fanfare dei carabinieri diffondo�no a più non posso le note di canzoni militari per soffocare 17nno di Gari�baldi e la Marsigliese che le bande antimonarchiche suonano a più non posso. Perfino gli odori si combatto�no perché al delicato profumo delle signore intervenute si contrappone «1 odor selvatico» delle truppe stan�ziale in accampamenti dove non è loro possibile fornire l'acqua con conseguenze, per l'igiene personale, che si possono immaginare. Il seguilo della visita durata quasi una settimana pur variando le tappe e le occasioni si muove sempre lungo queslo copione di esibi�ta cordialità, di pomposa solennità, di imbarazzanti imprevisti. Come quel grido che prorompe l'ultimo giorno quando il re viene raggiunto nel tratto finale del suo soggiorno dalla regale consorte Margherita. Un romagnolo doc, issatosi sulla folla, scruta per bene la sovrana e quindi urla il suo commento: «Vui, la j ha d' cui bass» La glossa proletaria al regale fondoschiena viene fraintesa e scambiata per un incitamento sov�versivo. Schiere di agenti, ignari del dialetto locale, si scatenano nella caccia all'incauto. L'equivoco dopo un vociante confronto su monarchia e parti basse, maschie considerazio�ni e repubblicane aspirazioni viene chiarito. Tutto finisce bene. All'italia�na, DA LEGGERE Dino Pieri Grandi Manovre La visita d�Umberto! nella Romagna repubblicana. Editrice la Mandragora, Imola, 1994 Ugoberto Alfassio Grimaldi Il re "buono" Feltrinelli, Milano, 1970 ;nin.. Il re Umberto I solo nell'estate del 1888, con il pretesto di assistere a manovre militari, visitò per la prima volta la Romagna, terra di anarchici e mazziniani, ferventi repubblicani