Nei kibbutz della grande paura

Nei kibbutz della grande paura VIAGGIO SUL FRONTE CALDO DEL MEDIO ORIENTE Nei kibbutz della grande paura Tra i coloni vittime della battaglia infinita reportage Fiamma Nirenstcin ALI A GALILEA LA gente del kibbulz Manara ha paura, sottovoce si domanda se sia ancora il caso di restare su (jucl poggio incollalo al Libano ad aspettare le bombe e le katiusce ora che l'esercito sta per abbandonarla. Non dimostra con pianti il suo terro�re: la gente del kibbulz è spartana ma bambina, avvezza a compiti chiari: adesso è confusa. Non conosce la disoccupazione e la fame, ma e abitua�ta a vivere con poco: però adesso è troppo poco. La paura è diventala un imperativo, un sentimento con cui adesso cerca di misurarsi con integri�tà. Mercoled�sera l'inferno di katiu�sce che si è rovesciato sull'Alta Gali�lea è caduto a casa loro, il soldato ucciso si trovava a un km di distanza dai giochi dei bambini alle sei del pomeriggio, fra i tigli, sulla collina ripida del kibbulz affacciato sul Liba�no. Le sirene sono scoppiale in urli, senza nessun avvertimento: «I miei bambir.i Naveh di otto anni e Stav di tre e mezzo erano fuori, nessuno ci aveva avvertilo del pericolo». Minuta e dura, Lilach Shai, una 30enne rossa di capelli, piccola e accigliala, è torna�ta di corsa a Tel Aviv per beccarsi una nottata di fuoco, le katiusce che cade�vano nei dintorni di casa sua facendo morti e feriti, gli F-1C che rombavano carichi di bombe verso il Libano. «Ho viaggiato col cuore in gola, non sape�vo cosa fosse successo ai bambini. E per strada mi figuravano una sequela di giomi, nel futuro, uguali a questi, giomi di paura, da quando tra fioche settimane i soldati si ritireranno dalla zona di sicurezza e noi diventeremo la prima linea sul fronte con gli hezbollah. Che con quest'ultima piog�gia di fuoco ci mandano a dire: non ce ne imporla nulla che i soldati se ne vadano. Noi continueremo a colpire i civili». Lilach si dichiara pronta a separar�si da Manara, ad andarsene anche se c'è nata: la strada su cui i bambini tulle le mattine vanno a scuola sul pulmino, e che è l'unica strada di accesso al kibbulz (anche noi con l'automobile giungiamo da questa via), sarà da fine giugno il confine. Si vedono vicinissimi duo fili spinali paralleli con la terra baltuta nel mez�zo: per un poco gli abitanti del kibbn�tz hanno speralo che quello 150 metri più in là fosse il prossimo confine, la linea tracciata nel 1982. Invece pare l«ina nessuno ci dice mai niente!»! che Eluid Barak, il primo ministro, abbia deciso per i confini intemazionali dui 1923, ovvero per la linea che aderisce alle ultimo casi.1 di Manara e degli alt ri kibbntz di frontiera. La madre di Lilach, Bakia. una bolla signora con i capelli grigi che ha messo su un pollaio, ha coltivato le mele e l'uva ed è stala maestra d'asilo essendo una fondatrice dei kibbntz, esprime la sua solidarietà alla figlia nonostante una biografia completamente diversa: «So�no giunta qui nel '57, quando ci dicevano che vivere sul confine aveva un senso fondamcnlale per la vita del Paese. Uueslo e anche il kibbntz della sorella di Yztchak Rabin, Rahel, una donna meravigliosa, una cara amica. Non è mai stalo facile vivere qui; prima c'erano i fedayn palestinesi, le loro incursioni notturne, le stragi, gli attentati ai bambini. Poi sono arrivali gli hezbollah con le katiusce e i loro congegni ad orologeria. Nel fraltempo, l'esercito andava e veniva. Una grossa bomba è scoppiata una setti�mana fa qui, a Tzipporen, ^u quel poggio che vede poco lonlano: ci hanno fatto vedere che, zona di sicu�rezza o no, siamo sempre alla loro mare, Ora tulle le notizie dicono che hezbollah e fedayn, una volta che se ne vada l'esercito, compiranno alienlati contro Israele. Non so biasimare mia figlia che vuole andarsene: i bambini non possono affrontalo al�l'andata e al nlorno da scuola un viaggio ui pulmino, un bersaglio fanta�stico sul confine, senza l'esercito piaz�zato Ira noi e loro. Già alcuno famiglie stanno pianificando di spostarsi nei kibbntz del centro: "Qui non c'è futu�ro", dicono. Io spor" iiell'Onu Non me andrò, ma solo perché le mie radici sono qui. Noi '78 duo compagni del kibbntz furono falli a pozzi da una katiuscia Rimanemmo nei rifugi per tre mesi» «Allora i bambini avevano le loro case, non dormivano con i genitori, e la nostra stanza era connes�sa al rifugio, era tutto un andare avanti e indietro. Un genitore a turno racconta Lilach reslava con noi, ed era lui a chiudere la porla blindala con un enorme chiavistello, che sogno ancora. Non ò pensabile che questo chiavistello possa entrare negli incu�bi dei miei bambini» Sulla strada passano i mozzi milita�ri e lavorano le ruspe che spianano la via al «ritiro». Non è d'accordo con Lilach suo marito Motti, 38 anni, un fisico nervoso e iporaltivo, gli occhi nerissirai e allegri, segretario del kib�bntz, «era previsto, è nella storia del processo di pace. Non si poteva faro diversamente. Soliamo, è incredibile che uno Staio democratico non con�sulti i cittadini, non ci abbia parlalo ancora del nostro futuro. Manara è sempre staio un posto povero, siamo rimasti solo in 110 compagni e 60 bambini. Por vivere qui nonostante i pericoli, lo Sialo deve far si che ne valga la pena: deve migliorare le nostre vecchie brutte case, darci possi�bilità di produrre, di costruire servizi per il turismo... andarsene, poro, no: abbiamo un compilo qui diverso dal passato ma forse ancora più importante. pimoslraro la possibilità di pace con i nostri vicini. Dirlo oggi è un po' bizzarro: nei kibbulz siamo divisi "filìy-fifly" Però siamo lutti d'accor�do su una cosa: vogliamo una vita tranquilla, mozzi economici cho ci consentano di resisterò alla pressione psicologica, E un esercito forte stan�zialo sul confine; i nostri vicini non sono né svizzeri né francesi». Tamar, la contabile dei kibbntz, ha i tre figli piccoli. I suoi occhi azzurri sono sbarrali dalla rabbia; «Non ce l'ho con Barak che ha deciso il ritiro anche so si illudo cho sia una soluzio�ne magica cho renderà buoni gli hezbollah. Ridicolo E tanto meno ce l'ho con i movimenti dello 'Quattro madri'' dei soldati in Libano, con il movimento pacifista elio ha chiesto cho i nostri soldati smettano d�mori re in un posto assurdo dove non abbiamo niente da faro Le madri cho lottano per i lori figli hanno ragione. | Ce l'ho con me stossa. Non ho sapulo metiore in piedi un altro movimento altrettanto fono por difendere i suoi bambini» «E' impossibile vivere sotto i razzi ma noi non ci arrendiamo La pace prima o poi arriverà»

Persone citate: Barak, Eluid Barak, Fiamma Nirenstcin, Manara, Naveh, Rabin, Shai

Luoghi citati: Israele, Libano, Medio Oriente, Tel Aviv