In un mare di fango staccava Bobet

In un mare di fango staccava Bobet In un mare di fango staccava Bobet Gianni Ranieri UNA sera d'ostalo di 52 anni la. Gino Bartali sali sul�l'Orioni Express chi; partiva da Milano direno a Parigi, e ctiieao: «O ivvagone lotto in dov'è?». La risposta di Alfredo Binda fu elio il Tour era già cominciato e che da quel momento i comodi bisognava scordarseli. Gino lo intornio che a lui erano cominciali a «girare i hurbelli», e iiuesto tirò su il morale d�Binda che s'aspettava un Bartali volentero�so, ma neppure apparentalo a quello dirompente del I93H. il giramento bartahano aumentò nella sede del�l'Equipe, in Iniuburg Monlmarlre, che allora era cosi elegante e profu�mala che uno, corridore o no, ci entrava dentro e diceva: eccoci al mercato del pesce. Quando Bartali, ritirali i suoi documenti di gara, senti dai giornalisti e da! pubhlico che il pronostico lo metteva al pari di Kohic, di Impanis e di Ockers, rimase incredibilmente calmo, perché, spie�gò a Binda, «un mi devo innervosire, sennò perdo l'appetito e mi passa la vogliali! mangiamieli». Binda, stabilendo la tanica, pregò Bartali di staro al coperto fino ai Pirenei: «Sta! tranquillo. Buoi rimoilerci anche un quarto d'ora. L'impor�tante è che l! credano finilo. Chia�ro?». Bartali disse che era chiarissi�mo. E vinse subito. La prima tappa. In volala. Binda dichiarò: «Malo, mollo malo». E Banali: «Un dovevo fingere d'essere finito? O chi é più finito d'uno scalatore che si riduce a fare le volate?». Ai francesi, del giovano ed elegan�te Bobol non !m|)orlava nulla: impaz�zivano por la testa di vetro di Robic e Kohic, che s'era convinto d'essere irresistibile, parti, come partono i campioni, alla prima salita della memorabile Cannos-Briangon. Sali�va sgangherato e furente; e Bartali aspettò il Colle del Vars. Aspettò che Kohic diventasse ancora più sgan�gherato e che gli si sgonfiassero le arie. Nebbia e pioggia, pioggia e nebbia. Fango sotto le ruoto, fango sulla maglia, fango sulla faccia. Che bel tempo! Il tempo di Bartali. Gino scatta, si volta: un solo avversario, Teisseire. Poi non ha più bisogno di voltarsi: anche Bobet è scomparso. Vede Robic che sia in sella come un cowboy sulla groppa d'un cavallo nevrastenico. Lo lascia li, illuditi, citrullo. In discesa lo tiene a una cinquantina di metri, sul piano lo scavalca con una sventagliata da sprinter. Sull'Izoard, lo rimpinza di legnate. L'Izoard di quell'epoca, sas�si, buche e melma, una Parigi-Roubaix con il naso all'insù. A Briancon, Bartali ha 6'18" su Schotte, 18 su Bobet, 25' su Robic. Ixi dividevano ancora 1-6" dalla maglia gialla. La conquistò il giorno dopo a Auc-les-Bains. Duo Tour a disianza di dieci anni uno dall'altro. Tre Giri d'Italia, 1936, '37, '46. Quattro Milano-Sanremo, 1939, '40, '47, '50 . Tre Giri di Lombardia, 1936, '39, '40. Due Giri della Svizzera, 1946, '47. Quattro titoli italiani 1935, '37, '40, '52 e una serie di vittorie in quello che una volta erano grandi classiche e oggi stentano a nutrire il proprio ricordo. Era uno che le suonava dure, Bartali: 124 volte primo, secondo gli almanacchi. «Ma che cosa volete che sappiano l'almanacchi. Un sanno nulla. Io sono Bartali e basta».

Luoghi citati: Briancon, Italia, Lombardia, Milano, Parigi, Sanremo, Svizzera