CON COPPI NEL MITO di Gian Paolo Ormezzano

CON COPPI NEL MITO CON COPPI NEL MITO Il pio e il laico, favolosi amici contro Gian Paolo Ormezzano Se n'c andato, tradito da un cuore che pure pulsava di sangue e di vita come [lochi altri (.'unri al mondo, anche Luifji Bartali detto Gino, o chissà se ci sarà piti un'Italia che sa spaccarsi in due, scegliendo due campioni come dm; amori, due essenze di vita, Bartali e Coppi, Bartali o Coppi, il sanguigno o l'aristocratico, il protoecologico e il prescientiflco, il superpio e il superlaico, la sinistra cattolica e la de�stra mesta. Gonfialo a sedatore di rivolta, con i suoi trionfi al Tour 1948, in occasione dell'attentato a Togliatti, raggrinzito a macchietta con il «fjli è tutto da rifare» radiote�levisivo, Bartali e stalo in realtà un uomo semplicissiino, obbligato al�l'inseguimento del grande campio�ne ciclista che Dio (il Dio dei cristia�ni nel quale lui credeva profonda�mente) aveva messo in strada con il suo nome e cognome, le sue gambe e il suo cuore. Gino Hartali lira fallo per unii vita di lavoro semplice, di allegrici e di hur, a strizzare il mondò in semenze dogmatiche ral�legrate e ammorbidile dall'accento toscano, Costretto a essere gran ciclista, si n sfruttato la decima pmte di quello che avrebbe dovuto e ponilo. Campione immenso, co�me pochi altri nella storia dello sport, SÌ è ((nasi inventalo addosso problemi, I, li.!: poteva passare alla storia semplicemente come ((nello capace d�vincere il Tour de France due volle a dieci anni di distanza, invece è andato a cercare Coppi, ancora più baciato di lui dagli dei, per un confronto di" ha coinvolto entrambi nello stesso gro�vìglio del destino, (limi, ii.iso lungo obbligatorio dei grandi ciclisti, fratello d�un pedalatore morto per caduta in nani (Luciano, e Coppi soffr�Serse), e stato campione nazionalpo�polare corno forse nessun altro nella sturi,! del nostro sport. Ha esercitato notevoli imprese In bici�cletta, ne ha esercitale (li notevolis�simo nella vita. Ad esempio per la sua interpretazione spinta dei con�cetto di onestà, escludente il concol lo della diplomazia, della furbi�zia, del siivoir vivre, il grande caro Gino ó riuscito a non diventare ricco. La scoperta del denaro facile ògiunta per lui negli ultimi anni di vita: quando si ò reso conti), scan�dalizzato nid diveltilo, che spo stando per l'Italia, sull'auto che lui sempre guidava personalmente, la propria celebrila, poteva anche avere in ima sera mezzo stipendio mensile di un operaio, Grand'uomo modesto, capace di rifiutare ogni comodila, dalla ge�stione marpiona o gaglioffa del suo personaggio alla provvida sistema�zione in qualche ente voglioso della sua luce anche riflessa (il Coni, la Hall, Gùiettaccio ha sempre vululo avere qualche motivo per arrahbiarsi, per sentirsi creditore verso il mondo. Fece la Resistenza, e M secco quasi quando la cosa venne scoperta, rivelando il suo lavoro di postino ciclista dei partigiani. Fu il simbolo dell'Italia pia, limonila, contrapposta all'Italia laica, tra�sgressiva (persino la bigamia!) di Coppi: ma essendo la sua fede tutta vera, sempre rifiutò di esporla a prò, oltre che di se stesso, di chi voleva strumentalizzarla. E anzi�ché fondatore di partito, o nùnislro. divenni? o rimase semplice iscritto dell'Azione Cattolica. Ai papi che lo ricevevano non chiede�va favori, regalava biciclette. Eppure non è mai stato ingenuo. La sua scelta di vita, simile alla cosiddetta tattica in corsa, è stata quella della felicità attreverso l'one�stà, della realizzazione d�se stesso anche attraverso il rictus, il sorriso dei ruggenti. Bartali è sempre stato un grande arrabbiato felice di esse�re tale, perché l'arrabbiatura signi�ficava il persistere in lui dell'onesta. «Il giorno che scoprissi di non sapermi ftrrahbiare ci disse -, mi arrabbiere�davvero», Qualche vol�ta lo invitammo a monetizzarsi un po' meglio, con tutta la gloria che deteneva, con il suo primato assolu�to di popolarità al passaggio della carovana del Giro d'Italia; e parlia�mo di più di trent'ann�dopo il suo addio alle corse. «Non farò mai il pagliaccio», ci rispose rannuvolan�do per un attimo (niella che è slata, fra il giornalista ancorché coppiàno e il campione, un'amicizia vera. Lo misero contro il ricordo di Coppi, negli Anni Sessanta, subilo dopo la morto di Fausto, cercando presso di lui rivelazioni che incri�nassero il monolito del Campionis�simo. E' andata a finire che le più vere e beltacose su-Coppi le ha delle e le ha firmate lui, Hartali, lineilo mitico delle vittorie, quello mistico dell'onestà, E il Hartali semplice, quasi estraneo all'involu�cro di campione assegnatogli dal deslino, ha «toccalo» da tanta Ita�lia, grazie al suo peregrinare. Infini�to volte, seguendo il Giro, siamo entrali con lui in caso qualunque, a bere un bicchiere, prondere un pezzo di torta. Gli chiedevano di posare per una fotografia, specie di matrimoni, (Ili olii ivano una siga�retta, e lu�chiedeva so era quello il modo d�volergli bene, visto che il fumo gli aveva tolto mezza la voce, impedendogli di urlare i suoi rim�brotti ai pigri. Nel divenire cangiante dello sport, noi decadere del ciclismo orpellalo di sponsorizzazioni però piccole, arlecchinesche per non di�re ciarlatanesche, Gino Bartali f; riuscito a essere ricco d�una digni�tà colossale, a essere sempre eguale all'uomo che in corsa pisciava san�gue e mandava i medici a farsi bonedire. Roccioso dentro, con un cuore prodigiosamente lento e un fisico che ora si direbbe bestiale. Quando, vicino ai quaranta, vince�va volale da l'iovanotto, si ramma�ricava chi; 1 arrivo non fosse in salila: sarebbe arrivalo da solo, come gli piaceva. Coppi era l'uomo solo al comando, Bartali amava essere l'uomo solo di una solitudi�ne assoluta, non da leader impren�dibile. Uomo solo por salutare uno por uno quelli che lo applaudivano dal bordo della strada, non per avere staccato ciclisti più deboli. Paolo Conte ha scritto una can�zono sublime suH'aspetlaro Burlali che sbuchi «col naso tristo corno una salila e gli occhi allegri d'italia�no in gita». Quando la canzono era ancora semiclandestina dicemmo a Bartali che doveva sentirla, godersola, canticchiarsela. E lui: «Ho cantalo ai Musichiere perché c'era anche Fausto, cantare é sciupare fiato, con tutte le pedalale che si hanno sempre da fare, nella vita, e le coso dure che si devono sempre dire». Ha fatto grande ciclismo al Giro, al Tour, dovunque c'era da soffrire. Ha vinto tante corse quante ne ha perdute per incidenti, sfortune. Non è slato campione del mondo: ed è la nocca più grave dell'albo d'oro iriualo. Lui, Gino, manca alla maglia arcobaleno, non la maglia arcobaleno a lui. La rivalità fra Gino e Fausto un tandem che ha fatto epoca Una delle massime imprese di Bartali fu quella di essere grandissimo senza diventare ricchissimo Ai Papi suoi tifosi non chiedeva favori ma regalava biciclette Sopra, un giovane «Ginettaccio» in azione con la maglia tricolore di campione d'Italia. A fianco, una delle ultime immagini del granHe campione morto ieri nella sua casa di Firenze a 86 anni

Luoghi citati: Firenze, Italia