Italia, trappola all'Onu

Italia, trappola all'Onu Proposta avvelenata di Tokyo per un seggio al Consiglio di sicurezza Italia, trappola all'Onu Francesco Paolo Pulci NEL discorso di presenta�zione del nuovo governo alle Camere il Presidente del Consiglio Amalo ha afferma�lo che esiste il G7, e l'Italia ne fa parto; esiste il GÌ0, e l'Italia ne fa parie; esiste il Gruppo dei 20, e l'Italia ne fa parie. «Non può esistere un Consiglio di sicurez�za di 24 Paesi, senza che l'Italia ne faccia parte. Questo non avrebbe senso comune!». Sanie parole, sacrosanti proposili. Tul�li i governi italiani che si sono susseguili dal 1993 ad oggi, l'in�tero Parlamento e l'intera opinio�ne pubblica si sono strenuamen�te balluli per non far emargina�re ed esclude�re l'Italia dal Cds e farla rele�gare a nazione di terza o quar�ta categoria. Ciò che, oltre lutto sarebbe supremamen�te iniquo, con�sideralo che l'Italia è il quinto mag�gior contriniente al bi�lancio ordinario delle Nazioni Unite (viene prime di tre mem�bri permanenti: Gran Bretagna, Russia e Cina) ed il terzo mag�gior conlribulore di truppe in assoluto alle operazioni di pace ed umanitarie dell'Onu (prima degli slessi Ire membri perma�nenti nonché dei due grandi pretendenti a nuovi seggil. Assistiamo ormai da setto an�ni al tentativo di cinque Paesi (Germania, Giappone, India, Bra�sile e Nigeria) di divenire mem�bri permanenti del Consiglio in aggiunta ai cinque che già lo sono. Se i «greal prelenders» riuscissero ne l'intento di veder�si riconosciuto anch'essi lo sta�tus di grande potenza perché di questo si tratta le conseguenze sarebbero gravi per l'Italia, por l'Europa, per 1 Onu, Per l'Italia perché verrebbe di fallo emargi�nala dal novero dei dieci princi�pali Paesi del mondo e declassa�la a potenza di secondo o terzo rango. Il G7 cui siamo tanto fieri di appartenere verrebbe dalla sera alla mattina svuotalo di contenuto da un nuovo gruppo di coordinamento comprenden�te i vecchi e i nuovi membri permanenti occidentali del Con�siglio di sicurezza. L'Italia ne sarebbe esclusa. Altri decidereb�bero per noi, senza di noi e spesso su di noi. E, si sa, gli assenti hanno sempre torto. La seconda vittima sarebbe l'Europa. Con la Germania mem�bro permanente diverrebbe mol�lo più problematica la creazione di quel seggio europeo indispen�sabile ai fin�d�una politica estera e d�difesa comune, senza di cui l'Unione europea, nono�stante la moneta unica, non risulterà mai compiuta. In breve si darebbe una spinta in direzio�ne non di una Germania europea bens�di un ritorno ai nazionali�smi. Ma sopraltutlo se passasse una riforma del genere le Nazio�ni Unite diverrebbero un'Orga�nizzazione più oligarchica e me�no democratica. Chi può seria�mente pensare che dieci membri permanenti, magari dolali di diritto di velo, consentirebbero meglio alla Comunità internazio�nale di agiro in Kosovo o di prevenire la catastrofe umanita�ria in Ruanda? Un aumento limitato invoce ai soli otto o 'lipf;i seggi elettivi come propo�sto dall'Italia condizionerebbe lo strapotere degli attuali mem�bri permanenti del Consiglio. L'Italia ha condotto questa battaglia, ponendosi con altri alla lesta di una pattuglia di Paesi raggruppati nel cosiddetto Cq/fee Club la denominazione è stala mutuata dagli iniziali go�verni-ombra britannici che si riunivano ostentatamente per sorseggiare una lazza di caffè impugnando il vessillo della de�mocrazia, della trasparenza, del�la partecipnzione di tutti e del�l'esclusione di nessuno. Sotto questa bandiera abbia�mo vinto il 23 novembre 1998 un'essenziale battaglia di proce�dura. Accoglie':,lo una nostra mozione quel giorno l'Assem�blea generale deliberò che nessu�na decisione sulla riforma del Consiglio di sicurezza potesse essere adottata con meno dei voli di due terzi dei componenti la slessa Assemblea generale: cioè 126 voli; e non già, come volevano i pretendenti, median�te una maggioranza soltanto dei due terzi dei presenti e volanti. Abbiamo vinto una battaglia ma attenzione ora a non perdere la guerra. Secondo le cronache politiche il primo ministro giap�ponese Yoshiro Mori, in visita avantieri a Roma, avrebbe sugge�rito che perché no forse anche l'Italia potrebbe ora brigare un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza. E' una proposta che ricorda da vicino il canto delle sirene: guai a cadérne vitti�me, anche se per mero calcolo di furbizia. La grande maggioranza dei Paesi membri dell Onu non potrebbe non tener conio di questo nuovo «giro di valzer»: finirebbe col dare, obtorto collo, luce verde ai pretendenti di sempre premiando la costanza del loro proposito. Ma boccereb�be senza appello coloro che dopo aver sbandieralo per sette anni gli ideali della partecipazione e della democrazia decidessero di colpo di trasferirsi sugli spalti dell'oligarchia. Guai a cadere in una simile trappola mettale. In un sol colpo tulio sarebbe perdu�to. Ex ambasciatore Italiano all'Onu Da sette anni India, Germania, Nigeria, Brasile e Giappone brigano per divenire «grandi potenze». Se ci riuscissero le conseguenze sarebbero gravi per noi e l'Europa

Persone citate: Assem, Francesco Paolo Pulci, Nazio, Yoshiro Mori