« E' la f rustraiìone il male delle carceri»

« E' la f rustraiìone il male delle carceri» LAVORARE DIETRO LE SBARRE. «GLI AGENTI SI SENTONO ABBANDONATI» « E' la frustrazione il male delle carceri» Un direttore: tanto lavoro, pochi soldi e mezzi intervista ROMA LA prima cosa che ho pensa�to, quando ho sapulo degli arresti di Sassari, è stala "speriamo che non sia vero". O almeno "cos�vero"». E la seconda? «Che questi episodi non fanno parte dolla mentalità dei diretto�ri e degli agenti di polizia peniten�ziaria che conosco. Certo, il carce�re può portare ad episodi di tensione, ma a questi livelli no. Credo cho sia un fatto isolalo...». Anacleto Benedetti ha diretto il vecchio e vetusto carcere roma�no di Regina Coeli fino a poche settimane fa, dopo aver guidato le prigioni di Padova, Treviso, Fallano e Avezzano. Adesso lavo�ra all'Istituto superiore di studi penitenziari. Nel novembre scor�so fu coinvolto dalla bufera per la morte di un detenuto, Marco Ciuffrcda, il quale aveva ottemilo gli arresti domiciliari ma non era slato scarcerato per mancan�za di personale disponibile. Il suo spostamento è stato causato anche da quella morte, dottor Benedetti? «Ufficialmente nessuno mo l'ha mai detto, ma è certo che un fallo cos�drammatico, provoca�to da una serie di coincidenze sfortunate, con tulle le polemi�che che ne sono seguite, ha accresciuto in me una situazione di tensione e logoramento che lolrebbe essere stata colta dal'amministrazione centrale. Noi ci siamo sentiti eccessivamente criminalizzali per quella trage�dia, e ne è derivato un malumore che però non è mai sfociato nei confronti dei detenuti. Anzi s'è creata una sorla di "psicosi del morto", e quindi maggiore atten�zione». La tensione e il logoramen�to, invece, a Sassari sarebbe sfociata in un maxi-pestag�gio organizzato. A parte l'ov�via condanna del fatto, è davvero cos�frustrante la vita di chi lavora dietro le sbarre, ogni giorni a contat�to coi detenuti? «Si, è frustrante. Ma io direi che tutta l'amministrazione peniten�ziaria, dai vertici alla base, paga le conseguenze delle carenze di organico, di mezzi e di strutture a disposizione, in una situazione di sovraffollamento quasi fisiolo�gica che già di per sé provoca tensioni. In chi lavora all'interno degli istituti si può creare un'in�sofferenza verso i detenuti ma anche nei confronti dell'intero sistema, che non sembra mai in grado di venirti in aiuto». E come può contrastare, un direttore, queste situazioni in modo da evitare reazioni violente da parte degli agen�ti di polizia penitenziaria? «Cercando di inculcare i principi di legalità che sono le uniche "armi" legittime che si possono usare in carcero, a parto quelle vero giustificate dalla lejjgo solo in doierminato situazioni. Con il dialogo continuo e la persuasio�ne. Il lavoro di un direltore è quello di ricercare ogni giorno un giusto equilibrio tra la gestio�ne del personale e il governo dei detenuti. Ognuno ha lo suo osigonze o lo sue rivendicazioni, o bisogna saper mediare quotidiar.an-.anto senza cedere troppo da una parto in lavoro dell'altra». Come giudica la reazione di ((chiusura» dei sindacati di polizia penitenziaria dopo gli arresti di Sassari? «Si tratta di reazioni corporative cho scattano quasi automaticamoine, porche in generalo gli agenti penitenziari si sentono abbandonati, E questo è un fatto gravissin.o, anche so la situazio�ne negli ultimi anni è un po' migliorala. Nel caso specifico, poi, credo cho siano staio giudica�te eccessive le ottanta misure cautelari disposte dalla magistra�tura», Le è mai capitato di dover intervenire per bloccare re�azioni violente degli agenti nei confronti dei detenuti? «Una volla, a Treviso, un delenu lo aggred�con l'ascia che stava usando per lavorare un ag-nte; credeva di poter uscire, invece l'agente era andato a comunicar�gli elio ciò non sarebbe avvenuto. Quel tentato omicidio scatenò lo altre guardie, che lo avrebbero postato se un vice-brigadiere non si fosse mosso in mozzo per bloccarle. Io naturalmente Intervenni a lavoro di quel vice-briga�diere, e col dialogo riuscimmo ad evitare guai peggiori». Quali sono le difficoltà quo�tidiano che dove affrontare un direltore di carcere? «(inolio strutturali che scorna l'intera amministrazione poni�lonziaria. In più c'è la frustrazio�ne di non poter taro tutto ciò che si vorrebbe por mancanza di uomini e mozzi. In generale si lavora ira le dieci e le dodici ore al giorno, tra continue telefonate e riunioni, visito nei reparti, incontri coi sindacati, rapporti disciplinari, sopralluoghi ed emergenze sempre in agguato. La gestione del personale non è semplice, anche ponilo ugni an�no vengono ridottigli straordina�ri mentre non si abbassano i carichi di lavoro. Tulio questo provoca una situazione di insod�disfazione permanente, nei diret lori come negli agenti e negli altri operatori penitenziari», Igio. bia.) «Dal vertice alla base tutti nei penitenziari pagano le carenze negli organici» GII agenti delle carceri: due milioni al mese e tanto lavoro

Persone citate: Anacleto Benedetti, Benedetti

Luoghi citati: Avezzano, Fallano, Padova, Roma, Sassari, Treviso