Destra e sinistra, dubbi troswersali

Destra e sinistra, dubbi troswersali MENTRE I REFERENDARI CHIEDONO UN DECRETO D'URGENZA Destra e sinistra, dubbi trasversali Veltroni : «Ma non possiamo tirarci indietro» retroscèna Maria teresa Meli ROMA ^^UELLO del decreto è un ■^■problema istituzionale ^B^moltodelicato, vista la ma�teria che si va a toccare... Sareb�be opportuno che almeno un ramo del Parlamento approvas�se il disegno di legge, prima di prendei-e un simile provvedimen�to». Cos�parlò Carlo Azeglio Ciampi. E cos�ripete Giuliano Amato: «Il governo può varare un decreto per pulire le liste elettorali dopo che in Senato è passato il ddl». Il quale ddl arran�ca a stento, a Palazzo Madama, dal momento che mezza maggio�ranza non lo vuole. E il fatto che, non solo l'opposizione, ma anche una parte consistente del centro�sinistra contrasti il disegno di legge rende ancor più difficile l'adozione da parte dell'esecuti�vo di un provvedimento d'urgen�za. «La questione è molto com�plessa», mormora adesso il presi�dente del Consiglio, mentre i referendari vogliono il decreto già oggi stesso. Intanto, l'appuntamento con il Senato è stalo rinvialo a marte�dì. «Ma fare il decreto la settima�na prossima, per aspettare che passi il disegno di legge in un ramo del Parlamento, è del tutto inutile perché non ci sarebbero jìù i tempi tecnici per pulire le iste. O si fa oggi, oppure siamo oltre la zona Cesarmi», obietta il referendario Poppino Calderisi. Però un altro esponente del fron�te maggioritario, ossia Augusto Barbera, è meno pessimista e dice: «Se l'esecutivo vara quel provvedimento dopo l'approva�zione del ddl a Palazzo Madama, la settimana prossima, ce la fac�ciamo; il ministro dell'Interno Enzo Bianco ha assicurato che tutto è pronto». Peccato che di nuovo Calderisi sostenga l'esatto contrario: «Bianco racconta ci ha detto che se non si faceva il decreto in fretta non si potevano più ripulire le liste». La verità è che il referendum elettorale ha perso «appeal»: per questo motivo tutta la discussio�ne attorno a quel decreto è avvol�ta nella massima ambiguità, per�ché a quasi nessun^, ormai, inte�ressa quella tenzone elettorale. Ci sono i «soliti noti», che non hanno mai fatto mistero della loro ostilità a quel quesito. Il ministro del Ppi Ortensio Zecchi�no, che, coerente con le idee sempre professate, ha già avuto modo di manifestare le proprie opinioni direttamente ad Amato, al quale ha anche detto di non essere d'accordo con lo strumen�to del decreto che «aprirebbe dei problemi giuridico-isliluzionali molto delicati». Poi c'è quella fetta di maggioranza renitente al volo, che ieri, a Palazzo Mada�ma, ha tatto mancare il numero legale svariate volte. Il capogrup�po sdi Cesare Marini, per esem�pio, che entrava in aula confidan�do a qualche collega: «Tanto poi esco ^all'altra parte». O il presi�dente dei senatori dell'Udeur Ro�berto Napoli che, esasperato dal «pressing» di Gavino Angius, lo mandava bellamente e letteral�mente a quel paese per telefono. Ma la novità è che anche chi fino a qualche giorno fa si sbrac�ciava a favore del referendum, adesso, un passetto alla volla, preferisce defilarsi, I Ds, per esempio, i quali vorrebbero evita�re che il mancato raggiungimen�to del quorum (cho a Bollegho Oscure vedono come mollo pro�babile) si tramuti nella seconda sconfitta dolla Quercia dopo quel�la delle regionali che ha portalo alle dimissioni di un presidente del Consiglio diessino. «Sul refe�rendum è stalo il ragionamento che Walter Veltroni ha fatto ai suoi non dobbiamo tirarci indie�tro, però non possiamo vederlo come un'ultima spiaggia, o un'oc�casione di rivincila». Anche per�ché, ha spiegalo il leader della Quercia, la leggo che no sortireb�be fuori, come l'attuale, penaliz�za il centrosinistra e favorisce la destra. Ergo: «Impegniamoci so�prattutto per fare una logge elet�torale cercando l'intesa con la maggioranza». Pure tra i Demo�cratici c'è chi invila Arturo Pari�si a non spingere troppo sull'acce�leratore. «Rischiamo di ritrovar�ci da soli e sconfitti», aveva dello Tonino Di Pietro al presidonto dell'Asinelio prima di andarsene sbattendo la porta. Stando cos�le coso, la pruden�za di Amalo e quella di Ciampi sono più che comprensibili. Il presidente della Repubblica, rice�vendo il comitato per il «no», si è mostrato assai cauto. Ad Aldo Torlorolla, che si lamentava per la campagna che viene condotta contro chi professa l'astensioni�smo mililanlo, ha risposto con questo parole: «Non si può crimi�nalizzare quella posizione». E' anche vero che dopo il Capo dello Stalo ha espresso l'auspicio che i cittadini italiani «compiano il loro dovere fino in fondo andan�do a votare», ma quella frase pronunciata poco prima la dice lunga sulla situazione. Sì, perché c'è un altro particolare, e non di poco conio, che complica lo cose. Amato è costretto a procedure con i piedi di piombo, senza esporsi troppo nella battaglia roforondaria; so infalli non si raggiungesse il quorum, la scon�fitta rischierebbe di ritorcersi contro l'esecutivo. E por un go�verno appena nato, messo già in difficoltà dall'ostruzionismo par�lamentare di Polo e Lega, un insuccesso di quel tipo non sareb�be certo salutare. Cautela di Ciampi e del premier Amato «Bisognerebbe avere almeno un s�da un ramo del Parlamento...» Walter Veltroni al seggio nelle ultime Regionali

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