D'Alema: «II Paese è in buone mani» di Fabio Martini

D'Alema: «II Paese è in buone mani» D'Alema: «II Paese è in buone mani» «Non avevo sbagliato solo io. ..»,poi difende Amato Fabio Martini ROMA Massimo D'Alema si mostra cosi buono e sereno che persino il suo amico Maurizio Costanzo cerca di stanarlo: «Dorme bene la matti�na?». E D'Alema: «Benissimo, an�che se alcuni autorevoli giornali hanno scritto che sono scuro. Si capisce; ho preso il sole...». Costan�za insiste: «Ma ogni tanto ce l'ha qualche visiono? Le compare qual�cuno in sonno? Castagnetti? Veltro�ni?». D'Alema fa no no con la testa e a questo punto Costanzo aiTonda: «Cossiga no, forse la Ferilli?». Il pubblico del teatro Parioli si scio�glie in una grande risata e l'ex premier chiudo lo scambio: «Ho trovato il conforto di una famiglia simpatica ed unita. Non ho proble�mi di alcun genere». Lo sketch racconta bene il ritomo di D'Alema dopo la caduta: l'ex premier è volu�to andare al «Maurizio Costanzo Show» per mostrarsi il più possibile composto, privo di rancori. Come dire, senza dirlo: dopo il tonfo, scordatevi di rivedere un altro Occhetto. 0 un altra Prodi, che appena disarcionato, andò in un teatro di Bologna a urlare il suo «Noool». E se il suo programma era quello di offrire una lezione di stile, D'Ale�ma lo ha rispettato: ha usato parole importanti per Giuliano Amalo: «E' un uomo molto prestigioso anche sul piano internazionale», «il Paese è in buone mani», «al Tesoro l'ave�vo voluto io». Ha rintuzzato la polemica sul ritomo dei cnudani; «non conviene leggere la realtà di oggi con lo specchietto retroviso�re». Ha pubblicamente messo al riparo Walter Veltroni: «In un parti�to non ci possono essere due capi, co n'è uno e non intendo metterlo in discussione». Ha accennato ad una pallida autocritica sull'apertura ai radicali («Forse ho sbagliato»), sulla previsione elettorale («Per questo sono sofferente»), aggiungendo su�bito dopo, senza apparente autoiro�nia: «D'altra parte io non penso d�avere sempre ragione». Autocriti�che? Quasi zero: con chi gli chiede�va se avesse da rimproverarsi quel�l'impegno cos�massiccio in campa�gna elettorale, D'Alema è slato lapi�dario: «Non credo che la mia parte�cipazione abbia fatto perdere voti» e «se fossi restato a casa, avremmo perso lo stesso e sarei slato accusa�to di viltà e ignavia». E in D'Alema forse c'ò una stilla di rammarico quando dice: «Io mi sono preso le mie responsabilità e me no sono prese anche al di là delle mie, perché non tutto erano mie...». Per i suoi tantissimi nemici, vicini e lon�tani, un unico frammento sarcasti�co: «Il centro-sinistra non si è libera�to di D'Alema!». Certo, come diceva il direttore del Tr5 Enrico Mentana nei commenti del «do|X)-partita», «D'Alema non ha spiegato perché ha perso le elezioni, perché lo han�no pugnalato e non ha fatto capire se davvero vuole spaccare il mondo al referendum...». Forse era presto per le autocriti�che severe, per le analisi raffinate e per dettagliati progetti sul suo futu�ro. Per il momento era più impor�tante mostrare un viso sereno, cosa che Massimo D'Alema ha fatto subi�to, appena apparso sul palcosceni�co del «Costanzo show». L'acco�glienza è da curva sud, complici due pullman arrivati da Cervia e da Rimini: applausi scroscianti, gente che si alza in piedi all'apparizione dell'ex premier. Oltre a Costanzo, intervistano D'Alema il vicediretto�re del Corriere della Sera Massimo Gaggi, Mario Pirani de la Repubbli�ca, il condirettore de La Stampa Gianni Riotta, il direttore del Bor�ghese Vittorio Feltri, il direttore del Manifesto Riccardo Barenghi, Mar�celle Padovani del Nouvel Observateur e Michele Santoro. La risposta meno effìmera arriva alla domanda sulla perdurante sconfitta nel Nord: «E' vero, nella parte del Paese più sensibile al cambiamento la destra vince per il difetto di innovazione della sinistra», il cui «principale problema» «è ancora una mancanza di coraggio riformi�sta» e in questi anni «ilcentro-sinistra ha cambiato troppo poco». A Berlusconi, quasi desse per sconta�ta la sua vittoria fra un anno, D'Alema dà un consiglio: «Se è saggio farebbe bene a creare le condizioni perché una sua vittoria non sia pagata a caro prezzo dall'Ita�lia». Sostiene di volersi dedicare alla fondazione culturale «ItalianiEuropei». Rivela: «Per il dopo-Prodi, proposi Ciampi». L'unico mo�mento di tensione si consuma quan�do Feltri insiste sul «craxiano» Ama�to. D'Alema, per difendere il dottor Sottile, parte così: «Se si riduce a questo, anche Berlusconi è un craxianol» e arriva a difendere anche Ugo Intini: «Lo rispetto». E quando Barenghi dice: «Su questo argomen�to sono d'accordo con Feltri», D'Ale�ma lo «pizzicca» così: «Non avevo dubbi...».

Luoghi citati: Cervia, Rimini, Roma