Di Pietro contro Amato: volevi fermare il Pool di Aldo Cazzullo

Di Pietro contro Amato: volevi fermare il Pool Di Pietro contro Amato: volevi fermare il Pool Fiducia al governo, il premier: giudicatemi fra un anno Aldo Cazzullo ROMA «Abbiamo il diritto di essere giudicati alla scadenza costitu�zionale», conclude Giuliano Amato, prima di ottenere la fiducia del Senato (179 sì, 112 no, due astenuti). Ma Antonio Di Pietro non attende tanto. In quella che il capogruppo Udeur Roberto Napoli, prendendo la parola dopo di lui, definirà «una requisitoria da pm», letta su due fogli dattiloscritti pieni di correzioni a mano, accompagna�ta dai boati di disapprovazione di entrambi gli schieramenti e seguita da gelo e silenzio, il capogruppo dell'Asinelio ha mo�tivato il suo voto contrario con parole durissime. «Che cosa può dire il presi�dente del Consiglio sul conflitto di interessi, lui che neir84 con Craxi contribu�ad avvantaggia�re Berlusconi? Che cosa può promettere in tema di giustizia e indipendenza della magistra�tura, lui che nel '93 si fece promotore di un decreto, poi abortito, per depenahzzare il finanziamento illecito dei parti�ti?», si chiede Di Pietro (e Amato scuote il capo). «Come mai, commissario del Psi a Torino nell'SS, rimproverò al sindaco Novelli di essersi rivolto alla magistratura anziché 'risolvere politicamente' il ca�so Zampini? Come mai, inviato da Craxi a commissariare il Psi di Milano, il 7 gennaio del '92 lei defin�Mani pulite 'il classi�co scandalo montato sul nul�la?'. E non mi dica che in quel periodo del Psi lei non sapeva niente. E perché, nonostante fosse presidente del Consiglio, il 27 agosto '92 lei partecipò alla riunione indetta da Craxi per studiare la strategia di dele�gittimazione dei magistrati di Mani pulite?» (ora Amato sus�surra qualcosa all'orecchio del ministro dell'Interno Enzo Bian�co). «E perché, nel dicembre '92, dopo il primo avviso di garanzia a Craxi, l'allora capo della polizia Parisi le consegnò i tabulati telefonici che metteva�no sotto accusa il leader del Psi?» (e qui il premier scuote il capo vigorosamente e fa ampi cenni di diniego). Poi Di Pietro cita «l'aspro rimprovero che lei rivolse al suo ministro dell'Ambiente (Ri�pa di Meana, ndr) per aver espresso solidarietà al pool di Milano». Un'intervista del 7 febbraio '97 in cui Craxi evoca�va «i rapporti eccellenti tra Amato e l'amministratore del partito Balzamo». E accusa il premier di aver tenuto «compor�tamenti omertosi» davanti ai magistrati (ora Amato guarda l'orologio: i cinque minuti che spettavano a Di Pietro sono finiti, e infatti il presidente Mancino scampanella). C'è an�cora il tempo per un attacco al ministro delle Finanze Del Tur�co («non sa neppure fare U 740») e al sottosegretario agli Èsteri Intini («ha frequentato solo la Tunisia»). Quindi Di Pietro chiu�de individuando nella nascita del governo una «frattura» con l'elettorato, che sarà portato «a vedere in noi il vecchio e in Berlusconi il nuovo. Bel risulta�to. Abbiamo venduto i nostri valori per un piatto di lentic�chie. Io comunque sono di quel�li che non dimenticano il passa�to e non si beve il cervello. E lavorerò per ricostruire la casa comune dei riformisti». A Di Pietro ha replicato il capogruppo Ds Gavino Angius, invitandolo a «non fare come Berlusconi, che per vivere poli�ticamente deve far vivere i morti e i fantasmi. Di Pietro non sollevi ombre sul presiden�te del Consiglio, non faccia oggi quel che non ha voluto o potuto fare in passato. Noi non mettia�mo tra i reati del codice quello di essere stati iscritti al Psi». Nessuna replica invece da Ama�to. Che ascolta scuotendo il capo anche le accuse del capo�gruppo leghista Castelli («Prandini dichiarò al tribunale dei ministri che per gli appalti auto�stradali i referenti nel Psi erano Balzamo, Martelli e lei»). E, nel suo intervento, ringrazia D'Ale�ma («mi è spiaciuto che se ne sia andato»), promette «più poli�ziotti nelle strade» e tagli «dei costi fiscali e dei costi burocrati�ci», cita Tocqueville e Massimo Traisi, indica come priorità «il completamento delle riforme avviate e una nuova legge elet�torale», ribadisce il «no» a ele�zioni anticipate e l'esigenza di «pacificare gli insegnanti», rico�nosce che «in campo televisivo di concorrenza ce n'è davvero poca, e questo mi dispiace». E avvalora la teoria bertinottiana delle due sinistre: «Rifondazio�ne comunista, con qualche pre�giudizio, lamenta di trovarsi di fronte a una sinistra di governo che non combatte i poteri forti. Non è così: questa sinistra com�batte i poteri forti con l'Anti�trust, non con lo statalismo; e vuole che il mercato finanziario non sia demonizzato, ma regola�mentato, in modo da favorire anche chi non ha». s II sen. Antonio Di Pietro durante il suo intervento al Senato

Luoghi citati: Meana, Milano, Roma, Torino, Tunisia