Spedizioni punitive nel carcere di Sassari di Vincenzo Tessandori

Spedizioni punitive nel carcere di Sassari Spedizioni punitive nel carcere di Sassari Ottantadue gli arresti, in manette direttori e guardie Vincenzo Tessandori inviato a SASSARI Stavolta l'inferno ha il nome di un santo che sub�un supplizio esempla�re: Sebastiano. Si chiama cos�il vec�chio carcere da cui in più di 150 anni sono evasi soltanto in due, Graziano Mesina e Miguel Atienza, uno spa�gnolo ex della Legione straniera, un duro che brucerà la propria vita per il suo «capo» in uno scontro a fuoco sulle montagne di Orgosolo. Erano gli anni Sessanta. Nell'inferno, dico�no ora, accadeva di tutto e di peggio: detenuti pestati, lasciati in isolamen�to, al buio, a volte senza cibo e anche senz'acqua, ricattati, ed è sorpren�dente che tutto questo avvenisse quasi sotto gli occhi della magistratu�ra, perché rinfemo è proprio lì, nel centro della città, attaccato al palaz�zo di giustizia. Ora sono scattati 82 arresti, corredati da un documento di 45 pagine nel quale i magistrati hanno riassunto quelle colpe che pensano di aver individuato fra gli agenti e chi li dirigeva: violenza privata, lesioni, abuso d'ufficio. I vertici degli istituti penitenziari sar�di decapitati, manette per Giuseppe Della Vecchia, provveditore regiona�le; Maria Cristina Di Marzio, direttri�ce della galera; Ettore Tornassi, co�mandante della polizia penitenzia�ria. Quando gli hanno detto che dove�vano arrestarlo, a Benevento dove si trovava. Della Vecchia si è sentito male e ha dovuto essere portato in ospedale: se la caverà. Ventìdue accusatì'sono finiti dietro le sbarre, altri 59 agli arresti domiciliari, una quindi�cina sono di Sassari. Fra le accuse raccolte da carabi�nièri', procufa della Repubblica e medico legale c'è quella die pària di un detenuto «che dopo un pestaggio è stato tenuto in cella in mezzo alle sue feci». E non sarebbe l'episodio peggiore. L'inferno è l'inferno e qui mostra gli aspetti più crudi. In que�sto carcere dovevano starci non più di 140 detenuti, quando lo idearono, ieri erano 170 ma ce ne son stati anche 250 e Franco Corleone, sottose�gretario alla Giustizia, volato qui dopo la sommossa, pareva incredulo quando riferiva che «la direzione mi dice che il novanta per cento dei detenuti è tossicodipendente». E for�se è un'esagerazione, forse sono un po' meno, i tossici, ma di certo non è facile farli convivere con gli altri. E poi, ci sono i sieropositivi, quelli con i quali nessuno vorrebbe dividere la cella e che invece devono state gomi�to a gomito per 24 ore al giorno. Un vulcano che dava segni preoccupan�ti già da tempoltre mesi fa ci fu il pestaggio di un giovane extracomanitario da 4 agenti che non furono mai trasferiti) e due mesi c'è stato un allarme e il 3 aprile scorso tutto ha rischiato di precipitare perché d fu una protesta, di quelle chiassose, soffocala dall'intervento dei reparti antisommossa, formati dai più duri. Una cosa rapida, ma brutale oltre ogni immaginazione, a credere alle accuse, e Corleone dice quello che la gente dabbene ha sempre pensato, e doè che si deve evitare che i carceri si trasformino «in luoghi di violenza e che almeno questo fatto serva a migliorare la qualità della vita per lo meno in questo istituto». Ci sono stali trasferimenti, botte, i familiari lianno denunciato tutto alla magi�stratura, il coperchio della pentola si è finalmente aperto. Si parla di Sassari ma il pensiero corre a tutte le galere d'Italia e Corleo�ne sottolinea come «il nuovo regola�mento, che è sul punto di essere approvato, ha fra gli obiettivi quello di motivare più fortemente il perso�nale che è impegnato, non lo dimenti chiamo, in un lavoro quanto mai difiìcile». Aggravato, sottolinea, dal�l'aumento della popolazione carcera�ria: perché oggi i detenuti sono 6 mila in più di un anno fa e dietro le sbarre sono in 50 mila. Un problema, dunque, enonne, ma qui, dietro ai muri beige alti 9 metri di San Seba�stiano, ammette Corleone «è accadu�to qualcosa di sicuramente grave che ha turbato la vita di un istituto già difficile». Il sottosegretario ha parla�to con i detenuti e quello die ha ascoltato evidentemente lo ha colpi�to, anche se l'atteggiamento di tutti, prigionieri e agenU, aggiunge, è «di compostezza e consapevolezza. Non c'è emergenza se non per il persona�le». Ma forse non è cosi semplice, l'inferno è inevitabile, altro che di�scorsi, osserva l'avvocalo Antonio Seca, che ha «alcuni difesi» dietro alle antiche mura. «U problema è l'invivibilità, è che questi disgraziati xssono fare la docda, se va loro Dene, una volta ogni quattro giorni, perché manca il tempo, e se lo perdo�no a lavarsi non lo possono spendere per l'aria. Qui è in discussione l'uma�nità del detenuto. Uno mi ha raccon�tato che un giorno gli avevano ordina�to di pulire una cella e in quella cella c'era il sangue di un ammalato di Aids. Il detenuto chiese che gli venis�sero dati un paio di guanti, ma glieli rifiutarono». Dunque, vittime e car�nefici? I «carnefici», gli agenti peni�tenziali non ci stanno e protestano. proprio li, davanti all'ingresso della Regione. Nomi no, non ne danno, «ma non per paura», assicura un biondino ricduto con i baffetti. «Noi non sappiamo niente, noi siamo usnquilli». E invece non lo sono per niente. Non perché temano qualco�sa, garantiscono, ma perché «ci sono ottanta famiglie rovinate. C'è genio alla quale non è neppure anivato l'avviso di garanzia. E poi, li hanno fatd vedere con le manette ai polsi, in televisione, come non fanno più con nessuno. Il fatto è che la magistratu�ra è di sinistra, ce l'hanno con noi, con le forze di polizia». D'accordo, ma qualcosa sarà pur successo, no? Un altro risponde sec�co: «Son tutti contro di noi. Ed è tutta una manovra politica. In una cella, anzi, in più d'una, abbiamo trovato sotto le brande i volantini elettorali di Nanni Campus di An e lui, qui dentro, non c'è mai venuto. E poi, altri politici, hanno fatto la fiaccolata con i parenti dei detenuti». Ma que�sto non significa che il carcere non fosse diventato un girone dantesco. «La gente, invece di ringraziarci per�ché teniamodentro quelli, ri aggredi�sce», sboua il biondino. «E ora U fatto è che in galera d sono padri di famiglia e i figli si vergognano di loro, e piangono. E questo non è giusto». Ma non lo è neppure pestare la gente, non è vero? «Qui nessuno ha fatto niente di tutto questo» Eppure, ci sono denunce numerose e, come di�cono i magistrali, «circostanziate». «(Ma non è vero». Parola di agenti penitenziari. Ma questo non allegge�risce l'aria, che pare di sommossa, fra gli agenti della polizia penitenzia�ria. 11 Salp, il sindacalo autonomo, ha indetto per domani mattina un «sitin di protesta davanti all'istiiut o peni tenziario». E intanto ii «segretario generale del Salp, Donalo Capece, chiede ad alta voce alia magistratura sassarese di rimettere in libertà i colleghi saaii interessati alla vicen�da». Insonuua, nessun cul|)evole. «Un prigioniero dopo le violenze è stato tenuto in cella in mezzo alle feci»

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