Musica prigioniera di Sandro Cappelletto
Musica prigioniera Shostakovic e Stalin in un'opera a Lipsia Musica prigioniera Sandro Cappelletto LIPSIA Con una scella che ha suscita�to asprezze polemiche prima di ottenere un pieno succes�so, l'Opera di Lipsia ha messo in scena uno degli episodi più tragici tra i tanti che nel Novecento hanno contrapposto un artista e uno Stato. «Una finzione in tredici scene», dice il sottolitolo: ma sia il compositore. Luca Lombardi, sia il librettista, Hans-Klaus Jungheinrich, un gior�nalista molto noto in Germania, sapevano di toccare una realtà ben presente al pubblico di una delle più importanti città dell'ex Repub�blica Democratica: quella dell'ango�scioso rapporto tra il compositore Dimitri Shostakovic e il potere so�vietico al tempo di Stalin. L'idea iniziale di «Dimitri ovvero l'artista e il potere» è venuta a Lombardi che intendeva cosi «fare i conti col mio passalo, anche politico» e ha trovalo in Udo Zimmermann, sovrin�tendente dell'Ope�ra, un sostenitore convinto. Preoccu�pato quando, nella conferenza slampa che ha preceduto il debutto, un giorna�lista ha rinfacciato a Jungheinrich di aver dichiaralo che «il comunismo nel suo aspetto stali�niano e il fascismo sono stale le due facce di una slessa medaglia». Equiva�lenza per alcuni luiUn'immagine dell torà inaccettabile, in nome della Germania liberata dal nazismo dalle truppe dell'URSS. Nella discussione è intervenuto an�che Lombardi: «Come artista, non se se avrei preferito morire in un Lagero in Gulag». Il cortocircuito tra palcoscenico e pubblico si è acceso alla nona scena, ambientata a Lipsia, la città di Each; quando un gruppo di bam�bini con i fiori i «pionieri» accoglie Shostakovic alla guida di una delegazione venuta a omaggia�re il grande Johann Sebastian una risata ha attraversato la sala. E' stato il preludio per un'adesione piena, che ha coinvolto tulli i prota�gonisti. Mentre le scene di Peter Sykora privilegiano il tono dell'op�pressione, la regia di Uwe Wand sceglie spesso il grottesco. Esilaran�te il lira e molla tra il cadavere di Lenin e Stalin che monta sopra la bara per strappargli dalle mani 'o ancora tenaci la corona di Zar; in nome della devozione verso il capo supremo. Molotov lecca le chiappe al dittatore, che poi avrà modo, ridendo, di sodomizzare Shostako�vic, tanto per ribadire quale possa essere la libertà di un artista di regime. Ma Shostakovic è stato anche un compositore visionario e astratto, colpevole di «formalismo» secondo l'estetica sovietica: da que�sta ambivalenza, vissuta come un incubo (un pianoforte spezzato fa da quinta fissa), Lombardi deduce il tema dominante dell'opera, una «musica dell'angoscia e della pau�ra» cucita addosso al personaggio, nelle tante stazioni attraversate dal�la sua memoria. Il motivo è costrui�to sulle quattro note indicate nella notazione tedesca con le quattro consonanti presenti nel nome del compositore: DSCH, re-mi bemolledo-si. Nessun'altra citazione, solo questo motto, che risalta nei mo�menti, i più toccanti, della solitudi�ne dell'artista; Sho�stakovic (il barito�no Hector Guedes) rivive l'adesione al�la Rivoluzione, il successo, la presa di distanza, il terro�re, fino a constata�re come nel «Pri�gioniero» di Daliapiccola la dipen�denza da chi lo op�prime. La partitu�ra, ricca di intense, dolenti parti corali, alterna il registro della partecipazio�ne a quello dell'iro�nia: Stalin (il con�vincente baritono Wolfgang Newerla) ha anche voce di falsetto e l'orchestra, diretta da Martin Fralz con esaltezza ma an�cora senza il necessario respiro, è un crepitio di timbri sgusciami, secchi, nervosi. I conti con il passa�to. Lombardi li fa anche musical�mente, creando un'opera (atto uni�co di novanta minuti) con arie e duetti, declamati e concertati. Dopo «Palestrina» di Pfitzner, «Mathis der Maler» di Hindemith, «Jakob Lenz» di Rihm, il teatro musicale tedesco prosegue la sua riflessione sul tema, sempre vivo, dei vincoli posti alla creazione artistica. Ha scelto un compositore italiano, ma i nostri enti lirici sono mollo, mollo pnidenti. Da noi, gli atti di coraggio non vanno spesso in cartellone, eppure aveva cominciato Monleverdi, con i dialoghi tra Nerone e Seneca noli' «Incoronazione di Poppea». Repliche fino al 12 maggio. opera di Lombardi Un'immagine dell 'opera di Lombardi
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