GEHRY il signore grandi forme

GEHRY il signore grandi forme Parla l'architetto del nuovo Guggenheim Museum: un'impresa nata per stupire New York GEHRY il signore grandi forme Fiamma Arditi NEW YORK n ARA' L' s u l m 1'FasfRil J ver, ai "^ pifidi di Wall Street e vici�no al ponte di Brooklyn, Avrà quasi 20 mila me�tri quadrati di spazio espositi�vo, per la colle�zione permanen�te dal dopoguer�ra ad oggi, l'archi�tettura, il design e l'arte multime�diale. Sarà su tre livelli con una torre di 44 metri, un teau-o per 1200 persone e si affaccerà sull'acqua per nfletteme lo scintillio. Budget: 850 milioni di dollari. Questa è la nuova sede del Guggenheim Mu�seum, progettata da Frank Gehry per New York. Dopo il successo di quella di Bilbao, che nell'angolo più sperdu�to della Spagna ha attirato in tre anni 3 milioni di visitatori, Thomas Krens, il direttore del museo, gli aveva affidato l'incarico di cominciare a lavorare all'idea in tutta segretezza. Adesso, dopo dodici mesi, hanno pre�sentato al pubblico il fratello più piccolo, ma più ciclopicdj'della spira�le di Frank Lloyd Wright, prima sede di questo museo, che con le sue diramazioni di Venezia, Berlino, Bil�bao sta diventando tentacolare, Frank Gehry non si è fatto pregare e nel suo studio di Santa Monica si è messo al lavoro. Come dovrà essere questo mu�seo? «Voglio che sembri uscito da un sogno. Passo tutto il mio tempo a progettare edifici surreali. Poi la diffi�coltà è tradurre questo in pratica». Quali sono i suoi trucchi? «Non chiamiamoli cosi, altrimenti pensano che io giochi». In effetti i suoi edifici sembra�no giochi, «Io mi diverto a fare quello che faccio. Quando uno è bambina gioca, quando cresce il gioco diventa lavo�ro. E la creatività è sempre connessa all'infanzia, perché per essere creati�vi bisogna avere una dose d'innocen�za, che ti faccia vedere le cose sempre con occhi nuovi e con una grande curiosità. Anche gli uomini di affari giocano con le idee. In questo senso la creatività è un gioco». Lei gioca sempre? «Ci provo, ma ho giorni buoni e giorni cattivi, come tutti». Torniamo al percorso del suo progetto. «Una volta raccolte le idee, facciamo tanti modelli estremamente dettaglia�ti, poi si passa alla progettazione. La difficoltà sta nel realizzare l'idea. Per un pittore è molto più facile perché trasmette direttamente sulla tela le sue sensazioni e le sue emozioni». Quando vede un suo edificio finito è sempre soddisfatto? «Mi sembra un miracolo». Che cos'è la strategia della Verle chiese romaniche notai che i ritrat�ti della Madonna col Bambino sem�bravano strutture architettoniche, dove un edificio grande ed uno più piccolo sono accostati in scala uno all'altro e il bambino aveva sempre un'espressione da adulto». I suoi edifici sono totalmente diversi da tutto quello che esi�ste, pensa che si integrino con il resto del paesaggio urbano 0 servono solo a stupire? «Una delle mie preoccupazioni princi�pali è il rapporto con il contesto, con la natura». Quindi le piace Al vai Aalto. «Un sacco. Ma mi preoccupo anche di integrare un edificio nuovo con quel�lo che esiste già. Il nuovo Planetario del Museo di Storia Naturale di New York è un ottimo esempio di integra�zione». «Il 22 giugno». Perché lo ha dedicato a Jimi Hendrix? «E' un'idea di Paul Alien (il cofondato�re di Microsoft, n.dr.), che me lo aveva commissionato». Da dove ha cominciato per rea�lizzarlo? «Ho chiesto ad Alien come lo voleva e lui mi ha risposto: "Lo voglio ondulan�te". L'ho portato nel mio studio, gli ho fatto vedere dei progetti e lui ha scelto quello della DO Bank a Berlino, che noi chiamiamo "la testa di caval�lo". Strano, io volevo partire proprio da lì». Lei appartiene ad una genera�zione che non è cresciuta col computer. Come si è adattato alle nuove tecnologie? «Non mi sono adattalo. Il computer non so nemmeno come accenderlo. ma sono incantato da tutto quello che chi lavora con me può fare. Un edifi�cio è il risultato di un processo molto complesso. Io lo seguo nei minimi dettagli finché e in fase di modello, poi lascio la traduzione tecnologica agli altri. Tutt'al più mi fanno vedere in video l'inunagine e io la correggo». Sembra che con i suoi progetti lei voglia sorprendere ogni vol�ta se stesso, «In realtà mi sento colpevole se non sperimento formo nuove, materiali nuovi. E' il senso di colpa ebreo che mi porto dentro». C'è stato mi punto di svolta nel suoi 40 anni di lavoro? «Direi che la mia carriera ò stata una linea dritta». Si aspettava il successo del Gug�genheim di Bilbao? «No, ma mi aspetto anche che la tempesta finisca». Però le ha portato molto lavoro. Adesso avete allo studio 32 pro�getti. «Si, ma io non posso lavorare a più di 4 contemporaneamente». In quanti siete? «Centoquaranta persone». Cosa insegna ai ragazzi che ven�gono a fare pratica da lei? «Quello che ho sempre fatto io: lavo�rare duro». Qual è la sua preoccupazione principale in questo momento della vita? «Sono troppo grasso e sto cercando di perdere peso. E' la solita roba. Non posso avere tutto». II plastico del nuovo Guggenheim Museum di New York. L'opera si specchierà sull'East Rivor. avrà una superfìcie di 20 mila metri quadrati e costerà 850 milioni di dollari. Per il solo progetto sono stati necessari dodici mesi di lavoro. Nella foto piccolo Frank Gehry. L'architetto ha anche ideato l'Experìence Music Progect, il museo del rock dedicato a Jlmi Hendrix, che sarà inaugurato a Seattle il 22 giugno