Dieci Adami e diciolto Eve di Piero Bianucci

Dieci Adami e diciolto Eve Dieci Adami e diciolto Eve Ecco l'albero genealogico dei nostri antenati Piero Bianucci Diciolto Ève e dieci Adami sono all'origine di tutte le varianti del moderno Homo Sapiens diffuse in Africa, Asia, Australia, Europa e Americhe. Risalendo fino a 150-200 mila anni fa, i nostri antenati sem�brano irradiarsi dal Kenya, la stessa regione che aveva già visto, 3 milioni di anni prima, lo sviluppo di Homo erectus. Insomma, per quanto possa dispiacere a Bossi, siamo tutti africa�ni. A queste conclusioni sono arriva�li due gruppi di genetisti capeggiati da Douglas C. Wallace dell'Universi�tà di Atlanta e Peter A. Underhill dell'Università di Stanford. La cosa più interessante è il meto�do. Entrambi i gruppi di ricerca americani si sono serviti di un «orolo�gio» genetico-molecolare, hanno cioè usato come calendario e come tracciante degli spostamenti di Ho�mo sapiens il materiale genetico. I geni, infatti, subiscono nel tempo una serie di mutazioni, il cui ritmo juò essere determinato. Maggiore è a distanza genetica tra due indivi�dui, più antica sarà la loro separazio�ne da un antenato comune. Spostan�doci da luogo a luogo, troveremo anche una graduale variazione gene�tica che indica gli spostamenti e il diffondersi delle popolazioni. Per la linea femminile Wallace si è servito del Dna dei mitocondri, che viene trasmesso soltanto per via materna: l'articolo è uscito suITAmerican Journal of Human Genetics" di mar�zo. Per la linea maschile il tracciante è stato il cromosoma Y, quello che determina la virilità e i dati sono ancora inediti, ma a livello prelimi�nare compaiono già in «Genes, Peoples and Langages» di Luca Cavalli Sforza, genetista italiano attivo a Stanford. L'albero genealogico femminile della famiglia umana ricostruito da Wallace risale a una Eva africana che ha dato luogo a tre discendenze. Una di queste ha originalo 6 Ève asiatiche, dalle quali derivarono 9 Ève europee. L'Eva americana ha due origini: una asiatica e una euro�pea. L'albero genealogico maschile risale a tre Adami africani che hanno diffuso sette Adami asiatici, dai qua�li sono poi derivati gli Adami europei e, più tardi, quelli americani. Bisogna chiarire che qui usiamo Adamo ed Eva in senso figurato, non nel senso biblico degli antenati di tutta l'umanità. Non è che siano esistite ISdonnee 10 uomini caposti�piti. Per usare le parole di Rebecca Carni, "Chiamiamo Eva la fortunata donna la cui linea di discendenza è riuscita ad arrivare fino a noi. Ma attenzione, Eva non era certo l'uni�ca donna della sua generazione e non occupava un posto di favore nelle relazioni riproduttive. Quella Eva non è stata altro che la beneficia�ria del caso. Se ricostruissimo le linee di discendenza ordinarie, esse porterebbero alla maggior parte de�gli uomini e delle donne che vissero contemporaneamente ad Eva. I ge�netisti di popolazioni Haiti e Clark hanno stimato che tale popolazione poteva essere formala forse da dieci�mila persone." La cosa interessante è che l'albe�ro genealogico ricostruito con il Dna dei mitocondri (linea materna) e quello ricostruito con il cromosoma Y (linea patema) concordano. E, per gli anni più recenti, entrambi gli alberi concordano con i dati linguisti�ci. Semplificando, circa 200 mila anni fa si irradiò dal Centro Africa la specie Homo sapiens, la separazione del ramo asiatico ha centomila anni, 50 mila anni separano gli asiatici dagli australiani, e 40 mila dagli europei. Più complicata la situazio�ne americana, dove Homo sapiens è arrivato sia dall'Asia, a piedi, attra�verso lo stretto di Bering ghiacciato, sia dall'Europa, navigando. «I geni mitocondriali spiega Cavalli-Sfor�za, che sabato 15 maggio sarà ospite d'onore alla Fiera del Libro di Torino sono molto convenienti per stima�re le distanze genetiche perché han�no velocità di mutazione più elevate dei geni del nucleo». I paleoantropologi classici, che si basano sui fossili, sono più cauti. Dice Alberto Salza, curatore di «Le origini dell'umanità», un Quaderno di «Le Scienze» appena giunto in edicola, e dell'oAtlante dei popoli» edito dalla Utet: «L'orologio genetico non è ancora cosi affidabile come i biologi sostengono. In realtà noi pale�oantropologi studiamo dei reperti che sono lacunosi ma oggettivi, men�tre i genetisti studiano un loro meto�do di analisi (quello delle mutazioni genetiche) attribendogli una oggetti�vità che rimane da dimostrare. Dicia�mo che i geni sono indicatori relati�vi. Più credibili per l'epoca recente, assai meno se si risale indietro di milioni di anni». I risultati della ricerca di un gruppo di genetisti: risalendo fino a 200 mila anni fa le tracce dell'homo sapiens partono dal Kenya

Persone citate: Alberto Salza, Bossi, Cavalli-sfor, Douglas C. Wallace, Luca Cavalli Sforza, Peter A. Underhill, Rebecca Carni, Stanford