Laterza: torno perché è di nuovo una cosa seria di Giuseppe Laterza

Laterza: torno perché è di nuovo una cosa seria Con i suoi autori di punta, da Hobsbawm a Violante, la prestigiosa casa editrice punta sul Lingotto Laterza: torno perché è di nuovo una cosa seria Giuseppe Laterza SU La Stampa di ieri Gian Arturo Ferrari dichiara che la Mondadori non andrà alla Fiera del Libro di Torino perché «costa molto e si finisce sempre in perdita» me ne dispiace, ma del tutto legittimo che una casa editri�ce anche la più grande decida di non partecipare alla Fiera. Noi stessi abbiamo disertato per qual�che anno e cos�pure diversi colle�ghi. Ciò che non capisco è la motivazione addotta. È strano che Mondadori scopra solo oggi ciò che gli editori sanno da tempo e cioè che al Salone si va molto di più per il suo valore promozionale che per gli introiti delle vendite. E allora? non sarà che questa Fiera promuova i libri in maniera diver�sa che in passato? Negli anni scor�si Laterza ha giudicato il Salone troppo spettacolare, tutto basato sul richiamo del personaggio tele�visivo, ad alta «audience», ma spesso con pochissima dimesti�chezza con i libri. L'anno scorso, con l'arrivo di Emesto Ferrerò la Fiera è cambia�la. Al centro dell'attenzione è tor�nato lo specifico del libro. Me ne sono accorto soprattutto girando nell'area dedicala ai bambini, gre�mita di piccoli lettori, allegri ma intenti alle pagine multicolori che erano liberi di sfogliare a piacimen�to. Come conviene al libro e al rapporto speciale che esso instau�ra tra un autore ed un lettore. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di tornare quest'anno e di invitare alcuni noslri autori da Eric Hobsbawm a Salvatore Veca, da Pier Paolo Portinaro a Luciano Violante a discutere su temi importanti, in un contesto non banale. Tornando a Ferrari, c'è un pas�saggio delle sue dichiarazioni che mi preoccupa, quando ci informa che l'ammmistratore delegato del�la Mondadori sta discutendo in Assolombarda sull'ipotesi di un Salone che «metta a confronto i new media con mezzi di comunica�zione vecchissimi come i libri», prevedendo per questi ultimi sono parole sue «una parte marginaie» ancor più dell'assenza alla Fiera è questo aspetto che mi preoccupa, perché temo che rispec�chi la strategia di questa azienda. D'altronde tutti sanno che la Divi�sione libri di Mondadori è parte di un conglomerato assai più ampio, in cui nel futuro i libri rischiano di contare molto meno delle riviste e delle televisioni. Da tempo ormai purtroppo i libri hanno «una parte marginale» nella produzione dei grandi gruppi multimediali: sono sempre più spesso solloproclolti di grandi eventi televisivi o cinematografici, quando non di�ventano l'ultimo gadget del comi�co del momento. Non è un fenomeno solo italia�no. Sul numero appena uscito del�la prestigiosa JVew York Heview o/ boofcs, l'uomr -he è stato per molti anni a capo dulia Random House (tra le maggiori case editrici com�merciali americanel descrive le difficoltà di standardizzare, facen�done un business come altri, l'edi�toria libraria. «L'editoria commer�ciale scrive Jason Epstein è per sua natura un'industria artigiana�le, decentrala, improvvisata, per�sonalizzata; gestita al meglio da piccoli gruppi omogenei nel modo di pensare, appassionati al proprio lavoro, gelosi della loro autono�mia, sensibili ai bisogni degli auto�ri e ai diversi interessi del lettori. I tentativi di razionahzzare l'edito�ria americana sostiene Epstein eliminando il catalogo perché di basso rendimento economico e puntando tutto sui best-sellers. sono fallili. I diritti degli autori più noli (da Crichion a Follell) sono salili vertiginosamente, sospinti da agguerriti agenti letterari e al posto di piccoli margini ci si è ritrovali con notevoli perdile». La morale è cho il libro ha un fuluro se non si confonde con gli altri mezzi di comunicazione e non pretende di avere lo slesso impat�to immediato ma di svolgere piut�tosto un ruolo ben più profonde/ nel tempo. Anche so la Fiera che si apre tra una settimana dovesse attrarre qualche visitatore in me�no alla ricerca di un autografo celebre, credo che coloro che ver�ranno percepiranno meglio la for�za che c'è in ogni buon libro. Mi auguro che Ferrari che è un editore di talento e professionalità riconosciuti venga almeno lui personalmente a Torino e che si convinca a riportare la sua casa editrice all'edizione del prossimo anno, anche come segno di un rinnovato impegno della sua azien�da nell'editoria libraria. La Monda�dori ha buoni libri che la Fiera di Torino può certo promuovere. «Con l'arrivo di Emesto Ferrerò c'è statala svolta-. basta con lo spettacolo, al centro dell'attenzione ora è la lettura» L'editore Giuseppe Laterza toma alla Fiera del Libro di Torino dopo alcuni anni di polemica assenza

Luoghi citati: Follell, Torino