Milano-Torino il derby del libro

Milano-Torino il derby del libroLasciare la Fiera? Dopo lo strappo di Mondadori intervengono editori e intellettuali Milano-Torino il derby del libro Marco Neirott�TORINO IH N inutile rito che costa tanto e nulla produce. Co�s�Gian Arturo Ferrari ha annunciato che In Mondai Idori non sarà al Lingotto 1' 11 maggio. Destinatari del mes�saggio appaiono, più che i 150 mila visitatori della Fiera del Libro, gli organizzatori e, soprattutto, gli altri editori. Come dire: attenti, Torino non conviene più, forse faremo altro e meglio. Ruolo esaurito, davvero? Non su Torino, ma sulla fine di queste manifestazioni è d'accordo un al�tro assente. Cesare De Michelis, della Marsilio: «E' uno sforzo che costa, non soltanto in denaro, ma in tempo, persone, iniziative: non vale la pena. Per avere visibilità devi portare eventi, la Cuccarmi più di un bravo autore, ma allora è meglio fuori da li, senza concorren�ti». De Michelis non crede agli incontri professionali e vede in Francoforte l'unica sede utile: «Non andrei apposta da un collega di Oslo per un contratto da cinque milioni. A Francoforte ne incontro quaranta cosi». Però qui potenziali lettori si accostano ai libri: «Si accostano ad Harmony, ma a me non importa, non passeranno alla metafisica. Io non c'entro con la Fiera perché sono un editore trop�po grande per pavoneggiarmi di esistere e troppo piccolo per creare eventi con star». E se lutto fosse trasferito, guarda caso, a Milano? «Sarebbe uguale, anzi peggio, per�ché spenderei di più, a partire dall'albergo». Dunque, rifiuto di un'esperien�za in generale. Esperienza che Carlo Frutterò guarda con disin�canto: «Anche Spagnol la pensava come Ferrari, ma non andava nem�meno a Francoforte. Sono supera�te le fiere? Non so. E' vero che autori ed editori si incontrano ogni giorno con nuovi mezzi di comuni�cazione, ma è altrettanto vero che è buona ogni cosa che avvicina al libro». Dunque, nuovi lettori dal Lingotto? «Non mi farei illusioni. Il contagio del libro avviene nei pri�mi anni, a quattro, cinque, sei. Ma questo prevede genitori, nonni, zii già contagiati. Il libro dovrebbe far parte della quotidianità come play station e hamburger». Giacché questa è, per ora, uto�pia, Alessandro Barbero, autore Mondadori, commenta: «Per un torinese è difficile separare i giorni del libro da una vitalità che vedia�mo in tutte le forme, soprallulto giovanili, a partire dalla musica. La Fiera è sopravvissuta a una crisi di crescenza. Non è inutile già per il solo fatto di esistere, come un concerto. Serve? Guardale le scolaresche: nei luoghi della cultu�ra hanno facce da deportali, qui ridono. Lode agli editori se spendo�no soldi e tempo». Qualcuno sem�bra pensare che a Milano tutto sarebbe più conveniente: «Ah sì? Hanno fatto lo slesso con un megaaeroporlo che doveva surclassa�re tutti. I risultati sono li». Meglio, allora, la vitalità della periferica Torino? La trova sana e produttiva il sociologo Luciano Gallino: «Oggi il rapporto con la maggior parte delle librerie è ragge�lante: entri e li chiedono che cosa vuoi. Per uno che non ha dimesti�chezza è imbarazzante. Al Lingot�to c'è un incontro non tradiziona�le, che avvicina all'oggetto libra». Alcuni editori dicono che non con�viene alle loro finanze. «Mi rendo conto che l'industria editoriale deb�ba rispettare criteri di buona ge�stione, però è un'industria partico�lare, con funzioni sociali, e che dovrebbe investire a lungo perio�do, non ragionando come un pro�duttore di cosmetici. Da una deci�na d'anni assistiamo al lavoro di editori che sono puri manager, presi tra calcoli di spese e ricavi, spieiati e freddi, ma non mi pare che abbiano allargalo il mercato. I seminatori di ogni tempo conosco�no le leggi della semina e guardano a questa non al raccolto immedia�lo». La semina per raccogliere letto�ri nel futuro è quella che persegui�va l'inventore del Salone. Angelo Pezzana che, con eleganza, ha sem�pre evitalo di intervenire in scara�mucce 0 polemiche nel coreo degli anni. Però difendo il principio che sta dietro la rassegna: «Avevo sco�perto l'acqua calda. Quando siamo partili eravamo già stali preceduti da Managua. Non c'è paese civile 0 incivile che non abbia una manife�stazione di queslo tipo». E gli anni portano stanchezza? «Gli anni no, sono certe abitudini italiane. Oc�corre essere proposiiivi, non serve discutere la crisi dei lettori ma la si deve battere. In Francia Jack Lang lia fatto una legge sui prezzi fissi e la lettura è cresciuta, da noi i lolilici parlano ma non fanno. Da 1 volevamo che uscisse una propo�sta di legge, da l�deve imporsi il confronto fi a autori e lettori, gros�sisti e rappresentanti e lutto il mondo del libro. Non solo vetrina, ma anche laboratorio. Ma oggi gli editori stampano e subilo dimenti�cano». Torino rischia di passare la mano? «Una manifestazione non si lega con una corda, la si mantiene con le capacità, con la concretezza. Cho c'entra che ò Milano la capita�lo dell'editoria? Mica lo è Franco�fono. Conia la capacità di mantene�re ciò cho qui è nato». Corto defezio�ni sono posanti: «Se Ferrari ha un progetto lo dica chiaramente. Altri�menti spieghi perché ha partecipa�lo per dodici anni con lo sland più grande e visibile», Mondadori so no va, toma un editore più piccolo ma prestigioso, Carmine Donzelli Perché? «L'an�no scorso fummo assenti per un disagio, sembrava che si svuotas�se il profilo intellettuale, si faces�se più baraccone. Abbiamo ragio�nalo con Ferrerò sulle novità che qualificano l'evento intellettuale. Non volevamo un banchetto per vendere e non sarà cosi, avremo rapporti con le scolaresche, scom�mettiamo su questa Fiora». E la defezione di un colosso? «Non cambia nulla, la gente non va a cercare il singolo grande o piccolo, va alla manifestazione. E la mani�festazione ci metto in grado di costruirò». Un megasalone milane�se offrirebbe di più? «Offrirebbe altro: un oligopolio di grandi case. Torino vince perché è simbolo del pluralismo editoriale». Frutterò: «Leggere dovrebbe entrare nella quotidianità comeplaystation e hamburger» Pezzana: «Una manifestazione si conserva con la concretezza» DeMichelis:«E'uno sforzo che costa e non vale la pena» Donzelli: «Ma qui è garantito il pluralismo culturale. Altrove vincerebbe l'oligopolio» m 1 iiihiiiiiiiiiii umili iim ni in wm nini iiiiiiiiwwiiìiiiiwiwmiwihiwimmwiii inni IIMIIIIIIIWI— wwimiHum. mm m Trrr ^mmm. A sinistra il libraio Angelo Pezzana: fu sua l'idea di un Salone che servisse a promuovere la lettura. Sotto lo scrittore Carlo Frutterò nllU.I^ -■ A sinistra Alessandro Barbero: per lui la Piera é un momento importanf. ..t cui anche i più giovani possono accostarsi divertendosi allibii