«Balcani, la ricostruzione è partita bene»

«Balcani, la ricostruzione è partita bene» «Balcani, la ricostruzione è partita bene» Il coordinatore Saccomanni: ma Roma si fa sentire poco intervista Carlo Bastasin SULLA drammatica oaiierien za umana e militare dei Bai cani ha pesato il «costo della non-Europa», Il danno di non disporre di un'entità politica od economica europea in grado di prevenire guerre e onori ai prò pri confini. Confrontata con le conseguenze del proprio vuoto politico, l'Europa ha preso l'ini�ziativa nel promuovere la rico�struzione materiale, politica e sociale del Sud Est europeo. La responsabilità di organizzare gli aiuti finanziari internazionali ai Balcani fa capo a Fabrizio Sacco�manni, un nome che da anni fa paite di quel ristretto gruppo di italiani che hanno lasciato il pro�prio segno nel procosso di inte�grazione economica europea: «Lii ricostruzione dei Balcani è il più grosso problema politico con cui l'Europa si stia confrontando spiega Saccomanni se non dimostra di saperlo gestire può dimenticai e ogni ambizione di diventare una potenza globale». Il compito di Saccomanni, pre�sidente del Tavolo per la ricostru�zione econòmica nell'ambito del (.Patio di Stabilita» por i Balcani, b apparso inizialmente molto ar�duo. In occasione della Conferen�za regionale tenutasi a fine mar�zo a Hnixell(-s, die ha M aii/uih' 2 miliardi di euro per i prossimi 12 moBi, tuttavia, le prospptji^del sostitene Sncròmnnni migliori di quanto si creda. Per quanto drammatico, l'intervento milita�re sembra aver smosso qualcosa nello spirilo di cooperazione. Ai tavolo delle trattative non ivi à siala connillualilà». Si traila di un elemento decisivo per reali/ /.are piogeni che ilevono essere «regionali)) e non «Paese per Pae se». Ual suo pillilo di ossei vazio ne. Saccomanni non sottovaluta anche il «costo della non Italia». «La ricostruzione e anche un problema di competizione tra i Paesi più vicini all'area balcani ca, G salta all'occhio il minori' attivismo dell'Italia rispetto u Paesi come Grecia, Austria e Germania». «Non si tratta di mancanza d�volontà politica del governo Spiega Saccomanni ma di efficienza del sistema e dell'operatore pubblico: sento da parte delle imprese italiani' la richiesta di un sistema Paese in grado di organizzare gli intervon ti sul territorio, ma questo stenta a svilupparsi». Ciò è tanto più paradossale in quanto nei prossi�mi dodici mesi l'Italia sarà il Paese die si e impegnato con il maggior volume di aiuti finanzia�ri. Ma l'impegno va proseguito nel medio termine per essere efficace; «La legge speciale per i Balcani, promossa dal governo nell'ottobre scorso, à ancora al�l'esame del Parlamento». Per l'Italia d'altroiule il fronte dei Balcani rappresenta un primario problema di politica estera: «Sia�mo il punto d'arrivo di gran parte dell'immigrazione da quei Paesi; siamo, come si e visto durante la guerra, il primo terri�torio coinvolto nell'ut iliz/.o di basi aeree; abbiamo infine inte�ressi diretti nello sviluppo infra strutturale dell'àrea». Saccòman' ni, direttore centrale della Banca d'Italia, sottolinea anche l'esigen za di una riforma del sistema bancario nei Balcani e nota la ridotte presenza delle nostre bau che: «In Romania ci sono H mila imprese italiane che spesso sono costrette a ricorrere a istituti di altri Paesi, compresi quelli greci o turchi». Sulla validità «dell'approccio regionale» alla ricostruzione dei Balcani, Saccomanni non ha dub bi. Occorrono infrastrutture che uniscano la «regione»; utilizzare i bacini idri-.i albanesi per vaio rizzare le coste del Montenegro; creare un corridoio che colleglli Durazzbcò) Mai Nero; e ripristi naie la navigazione sul Danubio, da secoli la più imnortante via di comunicazione della regione «Siamo perfino riusciti a convin�cere Romania e Bulgaria, separa�te per 400 chilometri da un trailo di Danubio senza ponti, a co�struirne uno». «Ci sono segnali positivi os�serva Saccomanni ma restano seri problemi politico-istitu/.io nuli che rallentano la realizzazio�ne dei progetti nei settori più fragili dei Balcani». Un tipico caso è quello del Montenegro a cui l'Occidente ha richiesti) di restare nella Federazionejugoslava, ma che non può ricevere finanziamenti perché le organiz/.azioni intemazionali hanno bloccato gli aiuti finanziari alla slessa Jugoslavia. «I rischi di un rinfocolarsi delle tensioni sono altissimi. L'Europa, e l'Italia sles sa, devono convincersi dell'ini portanza di questa sfidai; avere il coraggio di non l'ennarsi di fronte ai problemi, per non man care un'Opportunità di valore cruciale per la pace e la stabilità dei Balcani». «Due miliardi di curo stanziati per gli aiuti Le cose non marciano male come si crede» «Italia prima donatrice Ma a livello politico conta meno di Grecia Austria e Germania» k <%ap y H Bafflfla 1 Qui sopra il coordinatore internazionale degli aiuti ai Balcani, Fabrizio Saccomanni, e nella foto grande un'immagine di Sarajevo: si abbattono le macerie per ricostruire

Persone citate: Carlo Bastasin, Fabrizio Saccomanni, Fabrizio Sacco, Saccomanni