Quando muore una lingua di Gabriele Ferraris
Quando muore una lingua LASETTIMANA Quando muore una lingua lUALCHE mese fa, una legge della ^Repubblica ha indicato, tra le lin�gue di minoranza riconosciute e tutelate dallo Stato, anche l'occitano, parlato nelle zone di montagna tra Piemonte e Francia, comprese alcune vallate del Torinese. Tra quanti da tempo si prodigano per difendere questo idioma antichissimo, di straordinario valore storico e culturale, c'è Sergio Berardo, che molti conoscono come leader del gruppo di musica popolare Lou Dalfìn, ma che è anche e soprattutto un appassionato apostolo della vitalità di quella tradizione. Da questa setti�mana, Berardo inizia una collaborazione fissa con «TorinoSette»: ogni tre settimane pubbli�cherà sul nostro giornale una rubrica di vita e cultura occitane, scritta in lingua d'Oc. «TorinoSette» prende invece atto con dispia�cere che la stessa legge non risconosce stessa dignità al piemontese, del quale illustri glotto�logi, escludendo di poterlo definire semplice�mente «dialetto», hanno a più riprese sottoline�ato la spiccata originalità: testimoniata, se altro non bastasse, da un illustre corpus letterario. Vien fatto tuttavia di chiedersi quanti, fra quanti o^gi brandiscono il piemon�tese come una bandiera di guerra, frequentino i Tana, gli Isler, i Brofferio, i Costa; testimoni di una cultura antica ma giammai retriva. Alla Fiera del Libro, che si aprirà 1' 11 maggio, si discuterà del fenomeno, in crescita, degli autori d'origine straniera che scrivono in lingua italiana. Nulla di strano: Conrad, uno titani della letteratura inglese, era polacco. E da noi, in Piemonte, accade che un marocchi�no scriva in un elegante piemontese. Sono questi i segnali confortanti: perché una lingua è viva finché resta espressione e coscienza di un popolo intero, patrimonio di tutti coloro che si riconoscono in una comune civilas. Altrimenti muore, o diviene reperto museale. O, peggio, gergo di parte. Voce dell'odio, non strumento di convivenza e comprensione tra gli uomini. c Gabriele Ferraris ni
Persone citate: Brofferio, Isler, Sergio Berardo
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