LA GUERRA DEI POVERI

LA GUERRA DEI POVERI LA GUERRA DEI POVERI INTERVENTO Guido Bolaffi TRA il massiccio fenomeno migratorio che, soprattutto dopo i! crollo disila Cortina di Ferro e ii disfacimento balca�nico, ha cosi intensamente investi�lo anelili i più sperduti territori del Vecchio Continente, e i numerosi molteplici successi della destra populista e xenofoba esiste cortamimio un rapporto che per quanto strumentalizzato e enfatizzato non può esseri: ignoralo ni' .snobba�lo dalla cultura della sinistra, Cominciamo innanzitutto con il chiedercise l'haiderismoe l'espan�sione di quelle che Jean-Yves Ca�mus sul primo numero di marzo 20(J() di; Le Monde Uiplomatiquc definisco «Ir; estreme destri; d'Eu�ropa, populiste e rispettabili», so�no la foto del tradizionale hacklasli, di quel misto di rifiuto-rivol�ta già mille allre volto visto all'ope�ra contro gli stranieri percepiti dallo popolazioni dolio nazioni di arrivo corno minaccia por l'ordino o la tradizione consolidali, E in secondo luogo quale sia la natura del legame esistente ira l'attuale processò migratorio o l'intensità del procosso di modernizzazione indotto dalia vertiginosa globaliz�zazioni; dell'economia, Essa sta infatti producendo effetti deva�stanti por alcuni delicatissimi sotlori (lolla società che vanno som�mali a quelli, per nulla mono gravij connèssi alla «nuova nalura» assunta dalla caotica, presen�te fase migratoria. Al riguardo i; or�mai difucile negare l'evidente soluzio�ne di continuità che la sua fase attuale registra anello con quella più difficili; ed aspra del passato. L'immigrazione che spavonta l'Europa di oggi d pondo or�mai mono dall'oconomiu che dalla politi�ca, Essa non o il (rullo doloroso doll'espansione produt�tiva, ma un sub-pro�dotto della crisi del comunismi)odi fero�cissimo guerre di pu�lizia etnica, Non ar�rivavano masso di contadini analfabeti ma popolazioni por anni soggette ai poto�ri por i quali lo Stalo di diritto ora un pun�eufemismo e l'unica leggo ora quella del�l'arbitrio o (lolla violonza. Una questiono rilevantissima, soprattutto per la sinistra, che dovrebbe attentamente iniorrogarsi per capire se la sua assoluta, genetica inclinazione pro-immi�grati non rischia, si; non tempera�ta da un quadro di interventi di (orlo capacita di rassicurazione collettiva ed identitaria verso i locali, di lasciare l'area economica�mente e socialmente meno protet�ta della popolazione da sola di fronte a tanta novità e, di conse�guenza, renderla potenziale preda dolio peggiori sirene conservatrici. Dilemmi forso banali ma su cui ho comincialo ad interrogarmi leg�gendo l'articolo di Aldo Bonomi là (love, soprattutto rievocando le osservazioni di Bloch sulla Germa�nia dogli Anni 30, egli afferma: '(Allora il pensiero socialdemocrati�co con il suo mito di progresso, con la sua ossessione a collocarsi solo sulla punta della piramide, sulla linea avanzala del tempo, segnato allora dai rilmi dell'innovazione industrialo, rimase travol�to dalla sua incapacità di elaborare miti e riti por conteropora noilù dei non con�tempo�raneo». E' davv e t o d e lui lo infondato, dunque, chiedersi ne, fatte le debite proporzioni, l'attua�le fenomeno della globalizzazione, di cui l'immigrazione su scala di massa è una dello più significative componenti, non possa finirò por porre, o addirittura non stia già ponendo quegli stessi dilemmi e quella stesse alternative e, per quello che riesco ad intravedere, anche qualcuna delle più gravi conseguenze ricordale dal riferirnenlo di Bonomi a Bloch? E' nolo cho da sempre l'immi�grazione o lo straniero abbiano portalo con sé rifiuto e tensioni. Non i; d'altronde neppure una novità cho essi si siano manifestali con maggiore violenza e dislnillivilà nell'area dogli indigenti e dolio classi più povere prive di skills professionali e culturali indi�spensabili a reggere la minacciosa competizione dei nuovi venuti. La white irash, ia mondezza bianca, era appunto il grosso della popolazione dogli Stati meridiona�li degli Usa a lungo impegnala, dopo la fine della schiavitù legale, ad esorcizzare la paura della con�correnza doi nuovi liberi a suon di linciaggi e sanguinose imboscale. Ma so guardiamo ai dati degli ovenli di oggi superando ia prima apparenza, anche qui vediamo qualche novità conlra^iiegnala, principalmente, dal fatto che le «secessioni anti-immigrali» sono opera in primo luogo di povera gonio materialmente «minaccia�la» ma anche, e sempre più spesso, di una parto del mondo del lavoro assai più slrulturalo con antiche Iradizioni sindacali e storiche leal�tà verso i partili di sinistra. Una dinamica che emerge nella sua significatività osservando il quadro sinottico dello nuove de�stre descritto sul numero già cita�to de Le Monde Diplomatique secondo cui esiste una distinzione sempre più nella tra la radicata cultura di destra dei militanti dei partiti populisti e xenofobi e il loro elettorato del tutto distaccalo da quell'ideologia e proveniente invece in percentua�li non indifferenti dalla sinistra. Tutto ebbe inizio nella città france�se di Dreux all'inizio degli Anni 80: dopo quarant'anni di ininter�rotto governo socialista, in un'uni�ca tornala elettorale e proprio a causa di un'avvelenata polemica sul problema dogli immigrali nor�dafricani, si consognò nelle mani dell'astro nascente Le Pen. Di qui in avanti fino ai giorni nostri, quando ad esempio nelle Fiandre 1 21 per cento dei giovani elettori, cho nel 1991 avevano votato socia�lista, sono passati al Vlaams Blok; o nelle legislative austriache del 1999 dove il partilo di Haider ha soltratlo a quello socialdomocralico ben 213 mila voli e l'anno precedente, in Danimarca, il 10 per cento di coloro che avevano dotto s�al Partito del Popolo Dane�se provonivano dalle file della socialdemocrazia. Il terremoto im�migrazione sta dunque investendo le storiche cittadelle della sinistra che non penso possa consolarsi semplicemente ripetendo a se stes�sa che poiché l'immigrazione va nel senso della storia qualsiasi forma di opposizione è, ad un tempo, inul le e perdente. Verrebbe proprio da pensare che l'insegnamento dei «terribili Trenta» non sia servilo davvero a nulla se di fronte alla durezza imposta dai processi di razionaliz�zazione proprio chi sta dalla parte del popolo non riesce a farsi carico di un aperto e pacalo discorso di accompagnamento indispensabile ad evitare che i poveri si sentano non solo i più esposti ma anche i più soli. Se nessuno può dunque neppure lontanamente immagina�re di poter fermare il fenomeno dell'immigrazione, è però anche allrellanlo legittimo e realista ve�derne i traumi e, se possibile, cercare di ridurre i costi prodotti dalle sue lacerazioni con regole che vanno fatte rispettare. C'è inoltre da tenere presenImmigrazione e comunità locale alla luce del caso Haider: continua il confronto avviato da Bonomi e Revelli. Sono le classi più deboli ad aver paura dello straniero: non basta dire che per noi i nuovi venuti sono «una risorsa» sto all'ope�ri percepiti nazioni di por l'ordino idali, E in a la natura ra l'attuale l'intensità nizzazione a globaliz� Essa sta fetti deva�tissimi sotanno som�ulla mono uova nalua, presen�to dalla sua incapacità di elaborare miti e riti por conteropora noilù dei non con�tempo�raneo». E' davv e t o d e lui se provonivano dalle file della dalle sue lacerazioni con regole che vanno fatte rispettare. C'è inoltre da tenere presen

Luoghi citati: Danimarca, Europa, Usa, Vecchio Continente