Poveri amanti, tra coltelli e pistolettate di Oreste Del Buono

Poveri amanti, tra coltelli e pistolettate LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia d�Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it) ■^ Poveri amanti, tra coltelli e pistolettate Tra realtà e narrazione, tra realtà processuale e battiti del cuore: quando scontati copioni sentimental-erotici si trasformano in un Grand Guignol BISOGNEHA' che prima o poi qualche storico dal cuore in�trepido, magari lavorando spalla a spalla con qualche avvocato capace di non farlo smar�rire in qualche polveroso archivio di atti processuali, accolti la sfida o faccia i conti con il lema dogli amanti. L'argomento, dopo ossero stalo mollo in auge nolla narrazio�ne letteraria nonché nolla cronaca bianca e nera, è diventato sempre più desueto sino a non essere più utilizzalo, nommono nello più scontalo conversazioni sussurrato tra vecchie dame doi salotti di provincia. Eppure la stagiono dogli amanti solita monto una coppia clandesti�na che scandisce la propria relazio�ne transitando da velocissimi in�contri privali e formalissimi sfiora�menti in pubbliche occasioni sino a colpi di scena improvvisi che possono trasformare scontali co�llidili sentimental-erotici in un Grand Guignol di pistolettate e accoltellamenti appartiene con tutti i crismi ad una precisa stagio�no della nostra Ilaliolla. H so jioriodizzazione bisogna proprio darlo si può mapnamo l'oslondorsi lungo la seconda mota dell'Ottocento e individuarne la conclusione nei primi decenni del secolo. Non trala�sciando di censirò, por scrupolo, qualche eclatante ma passeggero lampo finale del fenomeno; sino ai primi Anni sessanta quando anche i delitti di cuoro diventano solo e .somplicomonto dei delitti. Ed è a partire da questi nostri anni dun�que che l'amore come ha bon spiegato lo psicanalista francese Jean-Claude Lavie seguo ormai altro strade. Como un killer, prontamentè dissociatosi dai suoi com�plici, lascia che gli amanti che gli hanno ohhodilo compaiano davan�ti ai giudici mentre lui gode della più sl,-afotleiit,ii impunità. Non a caso, del resto, l'irriverente Lavie ha intitolato il suo libro sull'araomonlo «L'amore o il delitto periel�io». Ma questo ò quello che offro la riflessione sull'attuale presente mentre sarebbe interessante proce�dere a ritroso, lungo gli ultimi centocinquant'anni. Da questo punto di vista il nostro Paese segue a ruota, con qualche naturale e comprensibile ritardo, i costumi e le mode che altrove ad esempio in Francia o in Inghilterra hanno già proso posto e che vengono puntualmonte rispecchiati da vastissima produzione narrativa che ha ovvia�mente nelle vicende di Emma Bo�vary, narrale da Gustave Flaubert, il suo baricentro fondamentale, E quasi a indicare.a volontero�si esploratori del tema quale sia la giusta contaminazione tra realtà e narrazione, tra aula processuale e balliti del cuore sarà bene che alla rilottura della Madame Bovary faccia seguito ratlonta postil�la del processo che s'apro contro Flaubert dopo la pubblicazione del suo lesto da parte della Revue de Paris, nel 1856. L�la requisitoria dell'avvocato imperiale Ernest Pinard costituisce un sunto superbo di tutti i luoghi comuni, di quel�l'epoca ovviamente, cristallizzati e non solo in Francia attorno al tema degli amanti. Per quanto riguarda l'Italia qualsiasi ricostruzione dovrà rasse�gnarsi a una periodizzaziono segna�la soprattutto da clamorosi dibatti�menti processuali dedicati a «delit�ti del cuore» che hanno messo fine ad appassionale storie d'amore. Procossi che riescono a calamitare un'immensa attenzione e non solo porgli efferati fatti di sangue a cui si riferiscono ma per l'esibizione impietosa di intemi di famiglia dove schiatte aristocratiche o dina�stie di stimatissimi professionisti vedono sciorinati, attraverso le cronache dei giornali, i legami più riservati, i sentimenti più intimi, le abitudini più quotidiane. Da questo punto di vista ogni trattazione del lema non avrà che la difficoltà di selezionare tra numerose e eclatanti vicende d'amanti quello sfociate, in soguilù a foschissimi finali, in dibatti�menti processuali, E le carte di quei processi costituiscono vere e proprie vetrine dalle quali scruta�re un'epoca, catturare un ambien�te, fissare personaggi dalle mille sfumature. Visto che si vuole usare questa lente per scrutare italici costumi bisognerà obbligatoriamente scar�tare casi che hanno fatto epoca ma non riguardano nostri connaziona�li. Come quello che a Venezia vede la contessa Maria Tamowska con�dannata per l'assassinio del cin�quantenne conte Paver Kamarosky, freddato con quattro colpi di pistola l'B settembre del 1907 dal jiomalista venticinquenne Nikoaj Naumov, E, ovviamente, sia la vittima che l'assassino, sono amanti della bella nobildonna trentenne che tuttavia pare non sia stata mossa da sentimentali motivi nell'indurre Naumov al�l'omicidio quanto dalla speranza di riscuotere una polizza da mezzo milione di rubli stipulata sulla vita della vittima. Meglio lasciare questa cosmopo�lita combriccola e fiondarsi pochi anni più avanti nei locali dell'Hotel Rebecchino di Roma dove, il 2 marzo 1911, il barone Vincenzo Paterno del Cugno accoltella a mor�te la contessa Giulia Tasca di Trigo�na. Ovviamente i due sono amanti e nel loro dialogo finale riscostruito dall'assassino davanti ai giudici lampeggia tutto un mondo dove pare che i protagonisti dei fatti, personaggi reali, stiano parlando con parole prese da qualche narra�zione. Suggerite, ad esempio, dalle pagine de «Il Piacere», il romanzo uscito nel 1889 dalla penna di Gabriele d'Annunzio. Riferisce ai giudici il barone Paterno di Cugno che la contessa gli aveva detto: «Sono stanca, stanca di te...». Il gentiluomo risponde: «Poco fa non mi sem�brava...». La nobildonnna non tace: «Non ti vantare. Se volessi potrei avere ai miei piedi non uno, ma cento uomini». Rephca del barone bravo a letto ma non particolarmente creativo nella stesura dei dialoghi: «Allora di' che li hai avuti, che sei stata di un altro..». Qui stando sempre alla depo�sizione di Paterno davanti ai giudei pare che la contessa abbia risposto. Forse con qualche incertezza di troppo o con una domanda troppo impertinente. E il coltello di Paterno ha, brutal�mente, l'ultima parola. Una possi�bile ricognizione attorno all'argo�mento, per estrame la sommersa filigrana che percorre la realtà sociale e culturale di un'epoca, dovrebbe far accostare queste cronache tribunalizie a pagine selezionate dall'immensa narrati�va pubblicata in quegli anni. Ne uscirebbe la rifrazione pressoché perfetta dove l'invenzione lettera�ria traccia copioni e quasi sempre precede, fatti che prendono posto nella cronaca. Ma questo è me�glio non farlo sapere a tutti i grandi accusatori imperiah che, come Emest Pinard, mandano a processo i Flaubert grandi e picco�li per i libri che hanno scritto. DA LEGGERE Jean Claude Lavie L'amore é il delitto perfetto Baldini A Castoldi, Milano 1998. Gabriele D'Annunzio Il Piacere Mondadori, Milano 1951 Gustave Flaubert Madame Bovary Aubry. Paris 1945 Gli amanti: un argomento che, dopo essere stato molto in auge nello narrazione letteraria nonché nella cronaca bianca e nera, è diventato sempre più desueto

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