Il crollo del «muretto» di Intini
Il crollo del «muretto» di Intini Dalla martellante polemica anticomunista alla poltrona da viceministro Il crollo del «muretto» di Intini Pierluigi Battista LO detestavano cordialmente, ne avevano fatto il bersaglio delle invettive più feroci e beffarde, lo consideravano il volto aggressivo e fanatico del craxismo, il sabotatore dell'unità della sini�stra, il campione dell'offensiva ideo�logica anticomunista. E lui, perfida�mente ribattezzato Ugo «Palmiro» Intini per la sua martellante polemi�ca anti-togliattiana, li ripagava del�la stessa moneta, li trattava come un pezzo deir«ltalia dell'Est», comu�nisti impenitenti in combutta con i poteri forti, complici e servi scioc�chi di un tenebroso «partito dei giornali» e schiavi d�un malsano furore anti-socialista. Oggi Ugo Inti�ni è sottosegretario di un governo fatto assieme ai post-comunisti (e anche ai comunisti cossuttiani) e loro, i polemisti irriducibili della sinistra anti-craxiana, devono ingo�iare il rospo. Non si capisce se è pacificazione vera, tregua, armisti�zio, unione sacra contro il comune nemico: «la destra». Certamente è lo scioglimento di un groviglio di rancori e di ostilità. E' il crollo di un muro. O abneno di un muretto: il muretto di Intini. La temperatura della polemica era altissima, al limite della crudel�tà. Certamente al di là di ogni ragionevole fair-play. Scriveva di Intini uno sferzante Michele Serra: «C'è il Sarchiapone di Walter Chiari e l'ecquequà di Pappagone, e c'è il Togliatti di Ugo Intini». Lo chiama�vano senza misericordia «la penna biro di Bettino», «Ugo Risucchio», il «Fedelissimo», «lo Starace di via del Corso», «il fido scudiero», il «Saucho Panza del socialismo». Elle Kappa non risparmiava inchiostro e vele�no per raffigurarlo come l'espressio�ne più turpe della «mutazione gene�tica» socialista. Dalla trincea satiri�co-estremista di Cuore proclamava�no sfrontati: «Finché durerà Intini, durerà la satira». L'Urrifa infieriva: «Intini, uno dei minimi pensatori della nostra epoca». Achille Occhetto sfotteva: «E chi è latini? Esiste ancora?». Occhetto dovrà ricreder�si: Intini esiste ancora ed è sottose�gretario del governo cui il fondatore della Quercia darà il voto di fiducia. Lui, Ugo «Palmiro» Intini, non porgeva di certo l'altra guancia. Ancora nel 1996 scriveva, ironia del destino, in polemica con il Giuliano Amato che oggi é il capo del suo governo: «Il Pds ha abbandonato le ideologie illiberali, ma si è dimostra�to più illiberale di quanto mai sia stato nella su^'storia» tanto che «Berlusconi perlomeno ha impedito la vittoria del Crome progressista». Del resto, per Tatuale sottosegreta�rio che pure dovrà raccogliere i voti di collaudati e tenaci «antiberlusconiani», l'tanli-berlusconismo non è che il frutto di un pregiudizio ideolo�gico anti-moderno». Qualche anno prima Intini sosteneva che «neppu�re a Mosca avrebbero dato il premio Strega a Paolo Volponi» perché lo scrittore aveva scello Rifondazione comunista: oggi é al governo con Armando Cossulta, Una volta, usci�to sugli schermi italiani llportabor se, bollò Nanni Moretti come «un propagandista comunista». Nella bufera di Tangentopoli, il linguag�gio si fece ancora più duro, fino a definire un socialista storico come Gino Giugni «un Terminator, un burocrate stalinista» e paragonare i socialisti vittime di un «linciaggio» e di «una persecuzione» nienteme�no che agli «ebrei che per sopravvi�vere si sono fatti musulmani». Chissà se è davvero arrivato il tempo della riconciliazione tra duel�lanti tanto agguerriti e animati l'un per l'altro da un'avversione assolu�ta, nutrita di intransigenze ideologi�che incrociate che depositano nel fondo degli animi un risentimento insanabile. Oggi Intini sfoggia un lessico sobrio e pragmatico: «Se dovessi avere imbarazzo a fare politica con determinati alleati non dovrei proprio fare politica». Da lontano, ma da un po' meno lontano di prima, Bobo Craxi e Claudio Martelli si avventurano in un para�gone ardilo: «D'Alema e Veltroni affidano ad Amato la guida del governo e della coalizione, esatta�mente come fece Bellino Craxi otto anni fa» e lutto questo «dopo otto anni di transizione confusa e a tratti violenta culminata per i socia�listi nella morte in esilio di Bettino Craxi». Resta il commento sardoni�co di Francesco Cossiga: «Rivolgo un a jpello all'amico Lamberto Dini perché spieghi a Intini che la guerra fredda è finita e il Patto di Varsavia si è dissolto», sempre che sia lo slesso Ialini «che dal '92 al '98 mi frequentava assiduamente e vede�va comunisti ovunque, annidati an�che nel Dipartimento di Stato e nei palazzi apostolici». Sarcasmi comprensibili, sebbe�ne impietosi. Eppure, simbolica�mente, si chiude un'epoca di scontri furibondi. Difficile capire su quale territorio avvenga la stretta di ma�no. Ma rosta la percezione che un matrimonio in altre epoche addirit�tura impensabile, non sarebbe stato possibile fino a tre mesi fa, quando ad Hammamet si è spento Craxi, Ora i duellanti stanno sotto lo stesso tetto, volenti o nolenti. Mira�coli di inizio millennio. Ugo Intini
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