Sul voto di fiducia, maggioranza a rischio

Sul voto di fiducia, maggioranza a rischio Sul voto di fiducia, maggioranza a rischio Il centrosinistra a caccia di consensi per il governo Maria Teresa Meli ROMA L'altro ieri erano 317. Ventiquatt'ore dopo oscillano tra L 312 e i 313. Sono i numeri instabili della maggioranza che sostiene il govemo Amato. Oggi, alle 11, quando verrà fatta la penultima verifica, e, soprattutto, stasera, al momento del voto di fiducia, quanti saranno? Chissà. Gli attuali per bastare, bastano. Però certificano la crisi del centrosinistra: per la seconda volta (la prima fu il D'Alema bis) la coalizione esprimerebbe un esecutivo di minoranza. E' dura. Amato si dice tranquillo, se parla con i cronisti, ma, poi al riparo da orecchie e taccuini indiscreti confessa : «Sono preoccupato». Walter Veltroni confida ai suoi: «Un govemo di minoranza darebbe un'immagine pessima d�una coalizione, come la nostra, che ha già tanti problemi». E l'addio di Di Pietro ai Democratici, di quel Di Pietro che si scaglia contro «l'allegra brigata craxiana» dell'esecutivo Amato dà un altro colpo all'immagine del centrosinistra. Adesso che nell'Asinelio non è più semplicemente polemi�ca ma rottura, quanti seguiranno nel «No» l'ex Pm? Allora non resta altro da fare che contare, ricontare, e cercare di convincere i renitenti al voto. Di più: parte un «pressing» forsennato nei confronti dei cinque ex leghisti dell'Ape. Votate a favore, non limitatevi all'astensione: è la richiesta che {punge da Botteghe Oscure. Ma poi si viene a scoprire, grazie al ciarliero Roscia, che anche Berlusconi è sceso in campo sollecitando l'Ape a dire di «no» ad Amato (senza peraltro riuscire nel suo intento, mentre �Ds pensano di aver spuntato il «sì» degli ex leghisti). Già, il Cavaliere. Che va facendo il leader del Polo? Nel centrosinistra se lo chiedono in molti. Il gran capo di Fi ha fatto un bel discorsetto ai suoi: «Io mi occupo dei gruppi organizzati, voi cercate di convincere i singoli deputati, parlando con quelli che conoscete meglio». Produrrà qualche effetto, tutto ciò? La maggioranza, nelle dichiara�zioni ufficiali, lo nega. Però subilo dopo si premura di riportare tutti i buoi dentro la stalla. E, possibilmente, di fame entrare di nuovi. Per esempio i parlamentari che rappresentano le minoranze linguistiche. Nel D'Alema bis avevano u sottosegretarialo, in quello Amato non era previsto, ma si è ritenuto opportuno cambiare idea: quella poltrona ci sarà e verrà presto occupata da qualcuno. Ma il «sì» d�quei deputati che era già dato quasi per scontato non cambia �numeri. E allora bisogna darsi da fare con in tre referendari Calderisi, Taradash e Bicocclù. Chiedono un decreto per rivedere le liste elettorali piene di morti, quelle stesse liste, dicono, che hanno fatto mancare il quonim al referendum dell'anno scorso. «Il governo annuncia Amato in aula d'intesa con la maggioranza è pronto a adottare tulle le iniziative, anche le più urgt:ili)». Il premier, però, non pronuncia la parola «decrelo», perché sa che nella coalizione c'è chi non è d'accordo. Taradash storce il naso. Calderisi si prende un giorno di tempo per decidere, ma sembra propendere anche lui per il no. Ma la coalizione ha anche parecchi problemi in casa propria. I Democratici invocano la disciplina di partilo e di centrosinistra: chi non dà la fiducia «è fuori dal niovimento e dalla coalizione», è il diktat. Rivolto in particolare a tre deputati. Elio Veltri, che dice: «Il discorso di Amalo mi ha convinto ullerionnenie a votare no». Gabriele Cimadoro, cognato di Di Pietro, nonché sottosegnaario non conferma�lo, che aggredisce il collega di panilo Piscitello: «Mi potevate usare almeno la cortesia di avvertirmi con una telefonala». Il terzo è un altro viceministro boccialo, Di Capua, che in Transatlantico si sfoga urlando con il minisiit) Bordoh (che si difende con»; può). Poi ce l'Udeur. Ha perso por strada un doputato, ne ha acquistato un altro (un cossighiano), ma, riflette ad alta voci; il capogruppo Sdi Giovanni Crema, «chi ci assicura che i due ex leghisti di quel gruppo voteranno?». Eppoi ci sono i popolari. In sofferenza, alcuni. Il segretario Castagnetti assicura: non ci sarà nessuna defezione. Ma sempre Crema osserva: «Mi pare che alcuni deputati Ppi non siano ancora tornati dalle vacanze». Altro capitolo, i repubblicani La Malta ha annunciato la sua astensione e chiede agli alm tre del suo gruppo alla Camera di fare altrettanto. Luciana Sbarbati, però, al niomento. è orientata per il no. e spiega: «Non vogliamo mica fare i mendicanti: ma c'è un limite a tutto, Oliando si invoca la par condicio deve valere innanzilutto dentro la coalizione. Invoce vedo recuperata tutta l'area socialista, manca solo La Ganga, e noi?». Persino Ira i Ds ci sono perplessità. L'ex sindaco di Torino, Diego Novelli annun�cia«Preferirei astenermi*. E il direttivo dei Ds ha registralo 12 voli contrari (tutti della componente di sinistra della Quercia, che pure oggi voterà la fiducia al premier) a un ordine del giorno di sostegno al governo Amato. I Verdi, infine, il cui travaglio continua ancora, hanno assicurato il loro «si» all'esecutivo. Però tre deputati della sinistra interna, Cento, Gardio�e Galletti, insistono nella richiesta di limitarsi a «un appoggio estemo». Infine, ai è l'ultima domandina che si {ione qualcuno probabil�mente eccessivamente preoccupato nella coalizione: quella decina ili deputati centristi che hanno come punto di riferimento D'Antoni, checosa faranno? E' un interroga�tivo che i piti non vorrebbero nemmeno porsi, perché se voramento quei parlamentari mancassero all'appello non ci sarebbe né nn Amato di maggioranza né un Amato di minoranza. Parte il «pressing» verso i cinque ex leghisti dell'Ape Un sottosegretario per convincere le minoranze linguistiche No dai referendari Ma anche nei Ds rimangono perplessità

Luoghi citati: Crema, Malta, Roma, Torino