Clinton sotto tiro per il piccolo naufragio di Augusto Minzolini
Clinton sotto tiro per il piccolo naufragio Clinton sotto tiro per il piccolo naufragio I repubblicani chiedono un'inchiesta sul blitz di Miami là polemica Augusto Minzolini NEW YORK E allora. I capelli sono troppo lunghi. E forse anche il den�tino del bambino, quello che rifulge nel suo sorriso, non è più lo stesso. L'ultima polemica della saga dei Gonzàlez ha dav�vero dell'incredibile. Ci manca�va solo il falso Eliàn che secondo i parenti di Miami sarebbe stato ritratto nelle foto ufficiali: l'insi�nuazione è che Gregory Craig, l'avvocato del padre e prima ancora di Bill Clinton nel caso Lewinsky avrebbe distribuito alla stampa delle foto artefatte per controbilanciare l'immagi�ne del mitra puntato sul piccolo milagro che ha fatto scalpore in tutto il mondo. L'obiettivo della polemica, tanto ambiziosa da durare solo lo spazio di un mattino, era quello di accomunare l'ammini�strazione Clinton al regime di un paese socialista. E in questa avventura si è buttata per dispe�razione la povera Marisleysis Gonzàlez, figlia del prozio Laza�ro, che di fatto è stata la mam�ma putativa di Eliàn nei cinque mesi trascorsi a Miami. Lei che in questa storia ha sempre avuto il ruolo delia pasionaria non ha resistito e l'ha detta grossa. Inutile dire che sono piovute le smentite (anche dell'Associated Press che ha esaminato il rullino), ma in questa America ubriaca dei tanti volti della famiglia Gonzà�lez smentite e rettifiche servo�no a poco. Anche perchè se la povera Marisleysis ha ecceduto nell'immaginazione e nelle sue letture di spy story, anche l'op�posizione repubblicana non scherza. Per colpire l'ammini�strazione Clinton, un deputato della Florida, Lincoln Diaz-Balart, ha lanciato infatti accuse non meno pesanti: «Ho visto un piccolo cerotto nelle immagini scattate in Maryland. Credo che abbiano cominciato a drogare Eliàn». Pure questa è un'esagerazio�ne ma l'America profonda può bersi di tutto. Un Paese che, malgrado sia la più grande de�mocrazia del mondo, ancora chiede la verità sull'assassinio di John Kennedy ed è abituato a convivere con i misteri, può sospettare di ogni cosa. Per cui era fatale che un'operazione legittima come quella di riporta�re un bambino a un padre, se condotta con i piedi e in spregio al buonsenso avrebbe sollevato alla fine un polverone. E, proba�bilmente, quello che più colpi�sce in quest'ennesimo affaire è l'incapacità dell'amministrazio�ne di Washington di prevedere le conseguenze delle proprie decisioni: tutti, dal ministro della giustizia Janet Reno allo stesso Clinton, hanno puntato sui sondaggi, hanno pensato che essendo la maggioranza de�gli americani favorevoli al pa�dre, l'opinione pubblica avreb�be perdonato anche un'azione di guerra contro una famiglia indifesa come quella dei Gonzà�lez di Miami. E invece un conto è immaginare un piano dieci, cento volte, un altro è vederlo ripreso dalle telecamere di 50 televisioni che come anche l'ultimo americano sapeva da mesi erano puntate notte e giorno su quella casa, nel bel mezzo di Little Havana. Cos�lo stato maggiore repub�blicano non ci ha pensalo due volte ad approffilare di questa occasione che la Casa Bianca gli ha servito su un piatto d'argen�to. Una polemica che mette insieme Clinton e Castro, la foto di un bambino con un mitra puntato sul volto e colpisce nello spirito un'intera minoran�za come quella doi cubano-ame�ricani, è un argomento troppo ghiotto in vista di una campa�gna presidenziale che appare incerta e spietata. Risultalo: i capi dei repubbli�cani al Senato e alla Camera. Treni Loti e Tom DeLay, hanno giudicato l'operazione di poli�zia «incostituzionale» e accarez�zano l'idea di un'inchiesta parla�mentare (già oggi la Reno sarà costretta a difendersi al Con�gresso): George W. Bush ha cominciato a cavalcare la vicen�da stringendo in un angolo il suo avversario nelle presiden�ziali. Al Gore, che lenta invano di prendere le distanze dall'ope�rato di Clinton; e, come se non bastasse, anche il sindaco di New York, Rudolph Giuliani, spesso finito nel mirino dei democratici per i modi brutali e sbrigativi della polizia della Grande Mela, si è preso una rivincita: «Gli puntavano i mi�tra addosso, erano vestiti come per la guerra. E' incredibile nel caso di un bimbo e di una famiglia senza precedenti di criminalità organizzata e terro�rismo. Quando ero procuratore di New York sono stati arrestati mafiosi sanguinari come Fai Tony Salerno e Paul Castellano con mollo meno potenza di fuoco». Appunto. Quell'uso sproposi�tato della forza, ripreso foto�gramma dopo fotogramma, col�pisce troppo la sensibilità di un Paese in cui i diritti di ogni cittadino sono considerali sa�cri, perché questa polemica sia lasciala correre. Tanto più che penanti motivi alcuni plausi�bili, altri meno l'amministra�zione di Washington ò costretta a tenere un alteggiamenlo che non aiuta di certo a dissipare i sospetti. Ad esempio, Eliàn da quando è stalo liberato, si fa per dire, dalla casa dei parenti di Miami è segregato insieme al padre e alla sua famiglia, nella nella base dell'aereonautica mi�litare di Andrews. Non ha avuto rapporti con nessuno che non sia un funzionario dello Stato, a parte l'avvocato del padre. E probabilmente questa sorta di quarantena continuerà nel tem�po, visto che la famiglia sarà trasferita nei prossimi giorni a Wye River Plantation, una resi�denza dell'amministrazione che nel '98 ospitò un vertice tra israeliani e palestinesi. Non basta. L'avvocato del padre, Craig, continua risponde�re picche alla richiesta dei pa�renti di Miami che vorrebbero incontrare al più presto Eliàn. E il «no», ovviamente, getta altro sale sulla ferita. Le stazioni televisive dell'intero paese ospi�tano interviste di Marisleysis Gonzàlez in cui la Reno è de�scritta come una bugiarda e Clinton come un mezzo delin�quente: «Adesso ha dichiarato nella sua collezione di imprope�ri contro Washington per stra�da non ci sono solo i criminali, c'è anche il governo». In più a tendere le cose difficili per la Beno ci si è messo anche un suo vecchio amico, Aaron Podhuttz, impegnato per settimane nella trattativa tra i parenti di Miami e il governo. L'uomo, che ollrntuUo e un giudice, ha regalalo all'Abc un'intervista che e un alto d'ac�cusa contro il ministro della Giustizia: «L'accordo non era lontano. C'ora l'ipotesi di tene�re per un periodo in una sede neutra il bambino insieme al padre e agli zii di Miami». Inutile dire che sia Clinton sia la Reno, per difendersi non hanno fallo nessun passo indie�tro. Il portavoce della Casa Bianca, Joe Lockart, ha ripetu�ta ancora ieri le prime parole del Presidente dopo il blitz: «E' stata fatta la cosa giusta». E la Reno ha adottato la stessa stra�tegia: «Non ho rimorsi. Se mi guardo alle s )allo sono soddi�sfatta del risii tato». I due continuano, insomma, a confidare negli americani che, a stare appresso ai sondaggi, dopo la prima reazione comin�ciano a essere comprensivi ver�so la decisione del raid. In più anche Washington sta predisponendo una sua offensiva dell'im�magine. Ieri è andato in tv lo psichiatra Gustavo Cadavid, che ha assistilo al primo incon Irò tra Elian e suo padre, per dire: «L'intensità dell'abbrac�cio che si sono scambiati ò una prova del forte legame che c'è tra i due». Insomma, la Casa Hi,ima spe ra the la foto con il mitra sia presto dimenticata. Ma intanto è appesa a quello che (lira un bambino di sei anni nei prossi�mi mesi: facendo un calcolo di appelli e contro-appelli che la famiglia di Miami probabilmen�te metterà in campo dopo la sentenza che la Corte ili Atlanta emetterà nel prossimo mese di maggio. Elian rimarrà negli Usa per unte le presidenziali, fino aliti fine dell'anno. E magari, dato che in questa storia i colpi di scena non mancano mai, alla fine potrebbe essere lui a con�vincere il padre Miguel a diven�tare americano.
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