L'astronauta buongustaio

L'astronauta buongustaio GOME-STMANGIA !N ASSENZA DI PESO L'astronauta buongustaio \'el'ineuii scelta ini sopititi e2Ù bev&nde DA un paio di settimane due astronauti russi so�no ritornati sulla loro stazione spaziale Mir. Ci ri�marranno da 45 a 75 giorni, nel tentativo di rimetterla in grado di funzionare (era inve�ce previsto di farla precipitare nell'oceano Pacifico). Intanto procedono i lavori per la Sta�zione spaziale internazionale, una struttura che quando sarà terminata avrà le dimensioni di un campo da calcio e ospite�rà in permanenza sette astro�nauti e scienziati: venerd�scorso all'Alenia di Torino l'Asi ha consegnato all'Agen�zia spaziale europea il modulo «Columbus», mentre l'Esa ha passato all'Asi, per i moduli logistici Mplm, i sottosistemi di controllo ambientale del Columbus. Una delle domande più fre�quenti a proposito della vita in orbita (oltre alla solita «come si va in bagno?») è: come mangiano gli astronauti? Proprio in relazione alla nascente Stazione spaziale in�ternazionale, dietologi e igieni�sti della Nasa sono impegnati nel miglioramento dei cibi de�stinati agli astronauti, che de�vono possedere una quantità precisa di vitamine, grassi, sali minerali e proteine, non devono dare problemi gastrici o intestinali e devono conser�varsi a lungo. E anche se i ristoranti spaziali per i prossi�mi anni, continueranno a non essere attraenti come la cuci�na di «Chez Maxime», i pro�gressi, rispetto alle prime mis�sioni, ci sono già stati. Dice Jeffrey Hoffman, che ha partecipato a cinque missio�ni shuttle tra il 1985 e il 1996: «C'è stato un netto migliora�mento, a cominciare dalla qua�lità dell'acqua, che spesso vie�ne usata per rai^t^e,'' cibi e parbere. Sullo ^iljSt�sistema naUwtMi^SB^lffazione ha cambiato le cose rispetto al mio primo volo. Sulla stazione sdaziale non sarà poi cosi male». Noijostaftto i primi voli in orbita di Jury Gagarin sulla capsula russa «Vostok 1» e di John Glenn sulla «Mercury» americana siano stati cos�bre�vi da non richiedere provviste, oasi permisero di stabilire subi�to quali problemi nascono mangiando in assenza di peso. Glenn dimostrò che una volta portato il cibo alla bocca non c'erano difficoltà, cosa di cui all'epoca non si era sicuri. Gli astronauti delle succesive missioni del progetto «Mer�cury» mangiavano cibo solido e compattato in piccoli cubet�ti, alcuni alimenti liofilizzati da reidrataro e creme semiliqUide racchiuse in tubetti d'al�luminio come quelli del denti�fricio. Il tutto era piuttosto Sgradevole. GEMINI In queste missio�ni i tubetti d'alluminio furono eliminati: gli alimenti reidratabili sulla «Gemini» vennero sistemati in un contenitore di plastica. Aggiungendo acqua, il liquido trasformava il cibo in una specie di purè che veniva poi succhiato con una cannuccia. Prima di ogni volo il menù veniva scelto dai due astronauti, tenendo d'occhio le 2100 calorie quotidiane e una bilanciata distribuzione di proteine (16-17 per cento), grassi (32 per cento), carboi�drati (50-54 per cento). La qualità del cibo restava tutta�via scadente, anche perchè l'acqua usala per la reidrata�zione, ottenuta come sottopro�dotto dalla combinazione ossi�geno-idrogeno contenuti nei serbatoi, non ha certo il sapo�re dell'acqua fresca di sorgen�te. Tant'è vero che John Young, pilota della «Gemini 3», per scherzo e provocazione si portò in orbita (di nascosto), un bel panino con fetta di carne e maionese. Al ritorno fu multato e duramente rim�proverato: le briciole, galleg�giando nell'abitacolo, poteva�no arrecare danni, e il panino fu consideralo «un pericolo serio per il successo della missione». Con i voli lunari APOLLO aumentò la varietà a disposi�zione e fu inserito un elemen�to importante: cibi e bevande veramente caldi con tempera�ture a 67 gradi, e non quelli tiepidi dei voli precedenti. I cibi umidificati si attaccavano meglio a forchetta e cucchiaio e i liquidi aderivano agli ogget�ti, e inclinando il bicchiere l'acqua non fuoriusciva, spar�gendosi in minute gocce secon�do un comportamento simile a quello del mercurio che scap�pa da un termometro rotto. I liquidi si bevevano con una pistola ad acqua o con cannuc�ce. Nei voli lunari «Apollo)' comparvero anche le prime vaschette contenenti le creme con vari sapori: Alan Shepard, su «Apollo 14», nei primi cin�que giorni di viaggio Terra-Lu�na disponeva di zuppa di pisel�li,insalata, e lacchino a pran�zo, e crema di pomodoro, insa�lata di tonno, e spaghetti a cena (che però erano spezzetta�ti con sugo in gelatina). Un tipico (e raro) prodotto fresco erano i wurstel, che avevano il vantaggio di non sbriciolarsi. Nel laboratorio orbitante SKYLAB, precursore delle at�tuali stazioni spaziali, gli astronauti restarono in orbila fino ad un massimo di tre mesi di seguito: qui l'ampio spazio a disposizione consente persi�no di usare un tavolo a piedi�stallo a tre posti. Data l'ampiezza della di�spensa, il menu offre 73 tipi diversi di cibo, e c'è anche un freezer per carne di filetto, e gelali, nonché un frigorifero per frutta e bevande. SPACK SHUTTLE Sulle navette, c'è la possibilità di avere acqua calda e fredda, e un forno per riscaldare cibo già precotto. Gli alimenti da reidratare si trovano in un contenitore di polietilene, chiuso nella parte superiore da un foglio di carta trasparen�te. 11 cibo da scaldare va in un forno con circolazione ad aria calda fino a H2 gradi centigra�di. Una volta pronti, i cibi vengono sistemali su un vasso�io, e cos�si può mangiare con cucchiai, forchette e coltelli normalissimi. Agli astronauti che vogliono sapori «foni» c'è persino la possibilità di usare mostarda, aceto balsamic , sa le liquido, pepe. Sullo Shuttle la lista com�prendo circa 80 tipi diversi di cibo e 20 bevande, il menu rispetto ai voli del passalo, e fisso per tutti gli astronauti. Per garantirne la durata del tempo, molti dei cibi vengono irradiati da un flusso di radia�zioni ionizzanti, altri, come la frutta sono essiccati ed altri ancora liofilizzati, cioè viene fatta evaporare l'acqua che contengono tramite il sotto vuoto e allo basse temperatu�re. Comunque sullo Shuttle c'è qualche alimento in torma naturali!, tipo biscotti o frutta secca. Anche lo bevande sono -sotto forma df^olvcrr-dnrct— dratare. Tra le curiosità ili un menu tipico di bordo vi sono voci che dicono «uova strapazza�te», «cocktail di scampi al salmone», e «broccoletti» Ma è tutto da reidratare. Anche il contenitore d�plastica con veri spaghetti portali in orbita dal nostro astronauta Franco Malerba, erano scotti e non conditi. Infatti vennero usali solo come dimostrazione su come si comportavano in assenza di peso. Spesso sui voli dello Shuttle e sulla Mir. per tradi�zione, gli astronauti di altre nazioni portano in orbita un prodotto tipico: il nostro Mau�rizio Cheli, emiliano, porlo ilei parmigiano, mentre lo svizze�ro Nicollier ha più volte avuto il permesso di portare in orbi�ta tavolette di cioccolato. An�che i criteri di sicurezza non sono più come ai tempi delle «Gemini»: la strumentazioni' è in grado anche di far fronte a qualche minuscola briciola va�gante. Antonio Lo Campo L'Italia ha consegnato il modulo Columbus della futura stazione spaziale.! russi sono di nuovo sulla Mir. Com'è oggi la dieta degli astronauti? Finita l'epoca dei cibi-dentifricio: sullo Shutde la lista va dalle uova strapazzate al cocktail di scampi e salmone , ^ V ^ . 'Niti^feraJ iraaMi» ^mmij..^T'jyywfteifcl i WK^ 'f'f'"**,,,,,,,/. ''f'"~e,,,. IRNA2MQNA) i»(M -.eviEv.-uAi,i:;.i;.-.-',,, .■■GOME-STMANGIA !N ASSENZA DI PESO L'astronauta buongustaio \'el'ineuii scelta ini sopititi e2Ù bev&nde

Persone citate: Alan Shepard, Antonio Lo Campo, Cheli, Franco Malerba, Gome, Jeffrey Hoffman, John Glenn, John Young, Jury Gagarin, Nicollier

Luoghi citati: Agen, Columbus, Italia, Torino