LA SPERANZA DA UNA NUOVA VITA di Igor ManEnzo Bianchi

LA SPERANZA DA UNA NUOVA VITA RVENERDF SANTO LA SPERANZA DA UNA NUOVA VITA Igor Man TT TNA volta ancora nella no�stra Storia cristiana, Ge\^J sii, il Cristo, muore. Muo�re (crocefisso) ma «con tutti i conforti religiosi». La settimana della sua passione è sferruzzata di riti pietosi che lo accompagna�no, giorno dopo giorno, nel suo breve e tuttavia crudele cammi�no: dal tribunale romano al patibolo dei malandrini. La pre�ghiera, il digiuno, la visita-pelle�grinaggio al sepolcro pallido d'erba cresciuta nel buio, la consapevolezza d'una sofferen�za davvero totale di Gesù poiché globalizza la morte per fame in Etiopia; la morte elettrica in America (comunque e dovun�que prodotto sporco, questa morte, della violenza sull'uo�mo), che altro sono se non atti d'amore, gesti teneri intrecciati in forza della memoria col no�stro tempo presente s�da stargli spiritualmente accanto; il tenta�tivo dell'immensa galassia dei credenti di non lasciar solo Gesù che va a morire? Con la liturgia ma altres�col folklore onesto delle «Passioni» rappresentate in questa o quella città o villag�gio (penso in particolare a Francavilla di Sicilia), i credenti s'af�follano misericordiosi appresso e intorno a Gesù affinché muo�ia, giustappunto, «con tutti i conforti religiosi». Ma «allora», in quel venerd�di morte quando nessuno sape�va ch'egli sarebbe risorto, in quelle ore sempre presenti in chi crede, «allora» egli fu solo. E non c'è nulla di più straziante per un uomo (e tale era Gesù) che trovarsi solo in quel preciso momento. Pasqua viene dal ver�bo ebraico pèsach, passaggiopassare. E infatti i ragazzi della comunità (laica) di Sant'Egidio (io li ho visti) aiutano i malati di Aids a passare da una vita infa�me a una morte pietosa, tenen�dogli le mani. Nessuno potè confortare Gesù, quel giovine atleta, alto e bello ancorché demolito dagli interrogatori, dal�la tortura (per chi volle la sua morte egli era un «terrorista»). Lui che a piedi macinava, spes�so scalzo per non consumare i sandali, venti chilomolri al gior�no, faticò tanto sulla via della croce. Solo. Grazie a Carlo Cre�mona che li ha letti, apprendia�mo che Paolo VI, nella Pasqua del 1974, scrisse di getto alcuni appunti sul calvario di Gesù. Cogliendo proprio la sua solitu�dine: «La passione di Gesù è tutta sua». Allorché la prevede, «non è compreso; quando gli avvenimenti incalzano, i disce�poli fuggono. E il tradimento di Giuda? Quale desolazione. La negazione di Pietro? Quale ab�bandono. La preferenza data a Barabba? Quale prepotente af�fronto. Il silenzio di Gesù: solida�le con tutte le creature, lui: lasciato solo». la Vietnam il vecchio croni�sta quando, armato solo di taccu�ino e matita, consapevole da buon soldato della notizia d'aver paura, vedeva cadérgli accanto un G.I., che faticava a dire «mamma», sapeva che biso�gnava fermarsi. Peter Amett, Egislo Corradi mi avevano spie�gato che un soldato che invoca sua madre novanta su cento sta morendo. E dunque bisogna dar�gli bada, magari trenta secondi soltanto. Affinché in quel preci�so momento non si senta abban�donato e solo. Come Gesù-Uomo che grida: «Padre, padre rnio, perché mi hai abbandonato?». In quel preciso momento non sapeva (non doveva sapere?) che sarebbe risorto. Come (forse) i soldatini che ho detto, ragazzi coetanei del cronista che ora è vecchio e si sente perquisito sin dentro il cuore dalla solitudine di Gesù. Lui, Yeshu, il giovine ebreo figlio di Dio che scacciò i mercanti dal tempio: direi inva�no, visto come vanno le cose quaggiù. Ma domani lui risorge�rà, di nuovo donandoci, instan�cabile, la beata speranza. LA PASSIONI DI GESÙ' Una riflessione del priore del monastero di Bose Enzo Bianchi A PAGINA 28

Luoghi citati: America, Etiopia, Sant'egidio, Sicilia, Vietnam