D'Alema lascia, da domani ci prova Amato

D'Alema lascia, da domani ci prova Amato D'Alema lascia, da domani ci prova Amato E svela il suo piano: non tornerò a Botteghe Oscure Maria Teresa Meli ROMA D'Alema se ne va, il successore indicato dal centrosini�stra sarà Giuliano Amato, ma una maggioranza blinda�la che lo sostenga non c'è ancora. Prima di andare a dimettersi da Ciampi, il presidente del Consiglio pronun�cia il suo discorso d'addio al Senato, attribuendo la colpa della disfatta un po' al governo e molto alla coalizione (che per «coesione e affidabilità» lascia a desiderare, secondo lui). L'ex premier lascia capire che, comunque, non farà il pensionato di lusso. «Non entrerò nel governo», risponde quando gli offrono il ministero degli Esteri. E aggiunge: «Non tornerò a Botteghe Oscure. Ormai la cultura di partito è finita, bisogna ragionare in termini di coalizione e io mi occuperò del cenlrosinistra». Il quale centrosinistra, per la verità, è alquanto inguaiato. Tani'è vero che, dopo ore e ore di trattative telefoniche, incontri, calcoli sui numeri della maggioranza che s�rivelano poco affidabili, il vertice serale dei leader della coalizione si conclude con un nulla di fatto. Che giornataccia. Nella mattinala si lavora sull'ipote�si Amalo. Vengono eliminate le perplessità di Parisi, il quale dice: «Per me va bene, ma avrei problemi a farlo passare nel mio partito se non si spiegasse esplicitamen�te che cos�non viene ipotecata la la premiership del 2001 ». Veltroni persuade anche Castagnettì. Con Mastel�la è ben più dura: «Amato non e possìbile è il ragionamento del leader dell'Udeur perché ci vuole un presidente del ConsigUo di centro, altrimend mi s�spacca il gruppo, dal momento che Berlusconi sta facendo campagna acquisti». Sì, l'offensiva del Cavalie�re c'è. «Sono sicuro dice il leader del Polo ai suoi alleati che s�andrà a votare perchè quelli non hanno i numeri, e �deputati di confine (intendendo per tali ex leghisti, masteUiani e popolari) li lasceranno». Ma il problema del capo del partito del Campanile non è solo questo. E, gratta gratta, viene fuori: «Voglio garanzie spiega ai ds sui posti di governo, sennò i miei non li tengo». Dopo tanto faticare, VeltroAi è sicuro d�aver ricon�dotto a più miti consigli anche Mastella. Peccato che non sia così. Al vertice, la leader verde Francescato butta sul tappeto l'ipotesi Amalo. Gli altri Boselli in testa, ovviamente dicono di sì. Ma ecco che il leader dell'Udeur replica con queste parole: «Sarebbe meglio Mancino. Prendiamoci ancora 24 ore di tempo». La proposta '/iene sposata da Castagnetti, che non muore certo di gioia all'idea di un governo Amalo (nella riunione il segretario ppi fa il nome di Monti), e che però sa che tanto l�si andrà a parare. Già, il centro non è entusiasta, anche perchè teme che il ministro del Tesoro sia troppo legato a D'Alema, e si interroga sui reali obiettivi dell'ex premier. I! quale ora ha sposato, oltre alla coalizione, anche il relerendum, tant'è che spiega in Consiglio dei ministri: «Io starò nel fronte referendario. Ma se anche il quesito non dovesse ottenere il quorum, io farei il garante del maggiorita�rio». Qual ò il progetto di D'Alema, una Cosa 4 con Amato e i centristi inglobali o messi ai margini? Sono gli interrogativi che si pongono i moderati della coalizione. Tra cui c'è quel Mastella che con il presidente del Consiglio dimissionario è più che arrabbiato: «Io con Massimo conticln ai suoi il leader dell'Udeur sono sempre stato leale e lui mi ha diviso d;i Cardinale, cos�non ho fatto eleggere il ministro alla regione Lazio, e ora lo tolgo pure dal governo». Sfoghi, rancori e sospetti a parte. Amalo resisto. Il vertice si riaggioma a oggi, e mentre i leader lasciano la sala dove si sono riuniti, qualcuno si accorge che nel comunicato finale, manca il ringraziamento a D'Alema. Una dimenticanza «freudia�na», a cui si mette subito riparo. Il vertice finisce, le difficoltà rimangono; i numeri della maggioranza non sono saldissimi li! centrosinistra si dà trenta possibilità su cento di andare sotto). Il ministro del Tesoro chiede garanzie in questo senso. E Ciampi fa sapere: «O alle consultazioni mi date un nome, o io sciolgo». Previo tentativo di un governo istituzionale a cui pero il Quirinale sa già che il Polo e contrario, e non solo il Polo. Anche Veltroni non è d'accordo, come spiega ai suoi; «E' un'ipotesi è il suo ragionamento che non solo sarebbe esiziale per noi, ma consentirebbe anche a un pezzo di centro di allearsi in Parlamento con Berlusconi senza pagare dazio elettorale. Eppoi, perchè dovremmo far fare a Tremoliti la finanziaria die restituisce i soldi agli italiani?». E allora l'unica «chance» del centrosinistra resta Amalo. Tant'è che nei partili si pensa già a chi entra e chi esce. Via Berlinguer, Bianco, Visco, Bindi, Mattarel�la, si sussurra in Transatlantico Dentro chissà chi, ma l'importante è faro un governo perchè le elezioni, come ricorda Veltroni, «consegnerebbero di sicuro la guida del Paese al Polo». Per scongiurare questa eventualità la coalizione ha un unico modo: far quadrare i numeri della maggioranza; ma al momento sono tutt'altro che sicuri. Nel totoministri c'è già chi esclude Berlinguer, Bianco, Visco Bindi, Mattarella E nel comunicato diramato alla fine del vertice di maggioranza manca il «grazie» all'ex leader

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