Scarcerazioni, tornano in cella i boss reggini

Scarcerazioni, tornano in cella i boss reggini 1 giudici della Corte d'Assise avevano deciso il rientro in carcere perché c'era ^il pericolo di fuga» Scarcerazioni, tornano in cella i boss reggini Ma uno dei quattro è sparito, era condannato per alcuni omicidi Racco Valenti nCGGIOCAlÀlllllA Ai primi di aprile, con altre quattro persone, era stalo scarcerato dalla Coite di Cassazione per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare, nonostante in primo gra�do i giudici della Corto d'assise di Reggio Calabria gli avessero dato l'ergastolo per un omicidio di maIla. Lui, Vincenzo Picara, 31 anni, di Roggio Calabria, ha approfittato di quegli inaspettati giorni di liber�ta per sparire. Lunedi, quando gli uomini della Dia del Centro operati�vo di Reggio Calabria hanno cerca�to di rintracciarlo, si sono subito resi conio che il riprìstino della misura cautelare ordinato dalla Coite d'assise d'appello sarebbe rimasto per il momento solo sulla carta. Cosi, la vicenda dei presunti appartenenti alla 'ndrangheta di alcune cosche di Roggio Calabria scarcerati dalla Cassazione perscadonza dei termini di custodia caute�lare, che già tanto clamore ha suscitalo nel paese e della quale si stanno occupando il ministero di Grazia e giustizia ed anche il Csm (che ha chiesto informazioni ai Capi degli uffici giudiziari reggini), sembra dunque tutt'altro che archi viata. Gli altri Ire imputali scarcerali, tutti condannali a pene pesanti, insieme a Picara, per omicidi o comunque per attività legate alla cosca Lalella-Picara, sono stali ar�restali e riportali in carcere. Del giovane reggino sembra essersi per�sa ogni traccia. Lo hanno cercalo dappertutto. Uomini della Dia, ca�rabinieri, poliziòtti hanno giralo in lungo e in largo, hanno fatto visita a numerose persone che si pensava potessero ospitare Picara, ma non c'ò stalo verso. La decisione dei giudici della Corte d'assise d'appel�lo di Reggio, alla vigilia della requi�sitoria del processone antimafia «Valanidi», di far tornare in carcere i quattro, ritenendo più che mai attuale il pericolo di fuga, resta scritta solo nelle pagine di un'ordi�nanza che va ad aggiungersi ai provvedimenti da eseguire. Di Pica�ra, da ieri, si occupano insomma gli uomini della «callurandi». In primo grado, Vincenzo Picara era stalo condannalo all'ergastolo per un omicidio che risale ai primi anni Novanta, ai tempi della gran�de guerra di mafia che insanguinò Reggio Calabria. La sentenza era slata letta dal Presidente della Cor�te d'assise il I, giugno del 1998. Poi i tempi lunghi per il processo d'ap�pello, ancora in corso, e la decisio�ne della Cassazione, da ultima, su istanza dei difensori, di rimettere in libertà undici degli imputali. Selle, però, erano rimasti in carce�re per via di altre vicende giudizia�rie. Picara, una volta fuori, deve aver pensalo che, con un ergastolo sulle spalle, attendere la decisione dei giudici di secondo grado da uomo libero (seppure braccato) fos�se meglio che aspettarla dietro le sbarre. E se i giudici della Corte d'assise d'appello, lunedi mattina, hanno motivato il ripristino della misura cautelare nei confronti di Picara anche con il «concreto peri�colo di fuga», evidentemente aveva�no le loro buone ragioni. Il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Salvatore Boemi. Il magistrato aveva più volte lanciato l'allarme sul rischio scarcerazione, pei* decorrenza dei termini di custodia, di alcuni pericolosi ergastolani

Persone citate: Racco, Salvatore Boemi, Selle, Vincenzo Picara

Luoghi citati: Reggio, Reggio Calabria, Roggio Calabria