Miami attende la seconda Baia dei Porci

Miami attende la seconda Baia dei Porci Miami attende la seconda Baia dei Porci A ore la sentenza su Elian, il padre in tv: vuole tornare a Cuba con me reportage Augusto Mlnzollni inviato a MIAMI IL sentimento che stanno provando i cubano-ameri�cani, i rifugiati, gli anti-castrist.i di Miami ò probabil�mente rniello che hanno assag�giato 39 anni fa quei 1400 cubani (duecento dei qua�li ci rimisero la polle) che la Già abbandonò sulle spiagge della baia dei porci tra le fauci del Lidor Maximo. Ormai a sentire gli azzec�cagarbugli, gli opi�nion leader, la maggioranza de�gli americani, ICli.in tornerà dal padre nei primi giorni di questa settimana e nel prossimo mese subito dopo la sen�tenza della Corte d'Appello di Atlanta sarà sollevato dalle braccia di Fidei Castro in qualche piazza dell'Avana. Qui al Caffo Nostalgia, pro�prio in mezzo a Little Havana, la gente è in lutto: a 39 anni dal «tradimento» questa è la parola che usano i cubanoamericani della Buia dei Porci, i loro protettori li stan�no por tradire una seconda volta. Forse l'ultima, visto che attraverso il «caso» del piccolo milagro passa anche la riapertura dei rapporti tra Washington e l'Avana. lì' probabile, infatti, che (piando lìliàn tornerà a casa. Castro non descriverà più gli Stati Uniti come l'impero oel male e non sarà più considera�to alla Casa Bianca come una specie di terrorista con le rughe. Già in questi giorni Elicardo Alarcon, il presidente dell'Assemblea Nazionale cu�bana, dichiara alla Tv di Fidel Castro o al Granma, Torcano del partito comunista cuba�no: «Non c'è alcuna controver�sia tra i governi di Cuba e Usa». Diecianni fa [governan�ti dell'Avana, abituati da sem�pre alle espressioni a tinte forti, usavano un linguaggio rosi felpato solo con l'Urss. Quando si metterà in moto, ([uosto processo coinciderà inevitabilmente con la fine dell'identità cubano-americana, con la fine dell'aaltra Ava�na», quella di Miami. Venuto meno il sogno di un ritorno nell'isola da vincitori, la comunità perderà la sua peculia�rità, diventerà uno delle tante minoranze senza futuro che nel tempo sono destinato a disperdere il loro Dna e a fondersi con le altre. E' questa la paura della gente elio da settimane presi�dia la casa santuario sulla 23esima strada. Lo teme Ango�la Rivera, 65 anni, che ha il rosario al collo e il volto noto a lauta gente per via di quella fotografia con il crocifisso in mano pubblicata dai giornali di mezzo mondo. «So Elian tornerà a Cuba si sfoga el diahlo avrà vinto davvero e noi rimarremo per sempre senza patria». La stessa dispe�razione si logge sul volto di Miguel Echvarria, anche lui anziano, anche lui religioso fino alla bigotteria. «Gli amoricani è la maledizione che lancia contro Clinton e tutti quelli di Washington stanno tradendo noi e, insieme a noi, stanno tradendo Dio». E' questa l'atmosfera che regna a Little Havana noi giorno dell'anniversario del primo «tradimento», e aspet�tando il secondo. In fondo il caso di Eliàn si incrocia e si confonde con tanti drammi personali che, messi insieme, fanno il dramma di un'intera comunità. Drammi personali che, portati in piazza, però, perdono molto della loro uma�nità. Succedo anche ai protagoni�sti di questa lunga telcnovela che sta tenendo mozza Ameri�ca con il fiato sospeso. Quan�do la scorsa settimana i paren�ti di Miami inviarono alle Tv il videotape in cui il piccolo Eliàn diceva al padre che non voleva tornare a Cuba, quel�l'atto fu considerato da molti di cattivo gusto, la strumenta�lizzazione di un bambino o, addirittura, qualcosa di peg�gio. Più o meno la stessa cosa si prova ad ascoltare l'intervi�sta concessa dal padre, Mi�guel Gonzàlez, alla CBS. Il padre racconta che il figlio vuole tornare a Cuba: «Certo che mi ha detto questo dichiara -. E poi l'unica perso�na che può decidere per lui sono io, suo padre... Cosa c'entra Castro in questa sto�ria, Eliàn è figlio mio, non di Castro. Questa è una disputa di famiglia, non politica». Più che uno sfogo, è uno spot pubblicitario, studiato in ogni parola. E tutto questo stona, stride con il dramma che mette insieme un patire e un figlio divisi, e il ricordo di una madre morta. Ecco perchè è comprensibi�le l'atteggiamento degli ameri�cani, che di questa storia non ne vogliono più sapere. Secon�do un sondaggio pubblicato dal settimanale Newsweek, il 53 per cento dogli americani vuole che il bambino si ricon�giunga al più presto con il padre e tomi a Cuba, mentre il 52 per cento ha addirittura una cattiva opinione dei pa�renti di Miami. E nella stessa Miami la comunità cubanoamericana è isolata: la mag�gior parte dei cittadini ameri�cani e degli altri ispanici vuo�le che Eliàn venga affidato al padre. Scelgono questa opzione con l'impazienza di chi vuole, soprattutto, che non se ne parli più. Un'impazienza che trasuda anche nei notiziari Tv, in cui l'ultima decisione della Corte di Atlanta, quella che dovrebbe dare il via libera agli sceriffi per riportare Eliàn al padre, è attesa come una liberazione. Lo stesso at�teggiamento si coglie anche nelle parole degli opinion lea�der che parlano ancora della vicenda o nei discorsi della gente comune che viene inter�vistata per strada. Insomma, gli americani co�minciano a essere stanchi di questa storia. E in fondo se un «tradimento» deve essere con�sumato, tanto vale farlo in fretta. Anche i cubano-ameri�cani cominciano a sentire que�st'avversione generale nel�l'aria. Per questo si stringono tra loro. Si gettano in questa battaglia senza speranza. C'è ancora chi, come Raul Sanchez, ripete la frase di rito davanti alla casa-santuario: «Se vogliono portare via Eliàn debbono passare sui nostri corpi». iMa anche chi la pro�nuncia ci crede poco. Il dramma della comunità cubano-americana, di fatto, si è già consumato. Ecco perché la coincidenza con l'anniver�sario della spedizione della baia dei porci è quantomai sentita. Ecco perché l'accosta�mento finisce sulla bocca di tutti quelli che stanno davan�ti alla casa sulla 23esima stra�da. In fondo questo «secondo tradimento» è un passaggio fatale, obbligato. Se Castro è diventato l'ombra di se stes�so, l'ultimo ricordo di un pas�sato che non c'è più, anche l'anti-castrismo deve andare in soffitta, diventa roba da antiquariato. A dieci anni dal�la caduta del muro di Berlino gli americani hanno rimosso del tutto il fantasma del comu�nismo. Proprio per questo l'immagine di un padre che rivuole indietro il proprio fi�glio, è più forte di ogni batta�glia ideologica con il Lider Maximo, che ormai negli Sta�tes di oggi è considerato un mezzo pagliaccio. Nel 390 anniversario del disastroso sbarcogli espatriati denuncianoil nuovo «tradimento» II presidente del Parlamento della Avana: tra noi e gli Usa non c'è controversia Elian Gonzàlez gioca con un cellulare e un sigaro cubano. Foto piccola: il padre guarda un vìdeo del figlio negli studi Cbs