Ora il centrosinistra punta su Amato

Ora il centrosinistra punta su Amato Ora il centrosinistra punta su Amato D'Alema al Colle: domani le dimissioni alle Camere Maria Teresa Meli ROMA Il premier non aveva ancora varcato la soglia del Quirinale per rimettere il suo mandato nelle mani del Capo dello Stato, e Ciampi non aveva ancora respinto quelle dimissioni per rinviare il govemo alle Camere in ossequio alla prassi della parlamentarizzazione della crisi, che già nel centrosinistra si faceva strada un'ipotesi per il successore di D'Alema. Proprio come aveva profetizzato Berlusconi, il presidente del Consi�glio, travolto dal voto delle regionali, lascerà palazzo Chigi. Ma le elezioni anticipate, la maggioranza non vuole darle al Cavaliere. Quelle no. E allora, giri di telefonate, consultazioni vorticose, con Walter Veltroni che chiedeva agli alleati di esprimere un nome, di dare un'indica�zione, per chiudere velocemente questa partila. E un nome veniva fuori, alla fine. Quello di Giuliano Amato. Lo facfiva D'Alema, in alcuni colloqui riservati. Con questa premessa: «E' necessario un govemo politico di centrosinistra, ma meno marcato di quanto fosse il mio, un esecutivo che ponga fine all'anomalia di un partito socialista che sta fuori»'. Lo pronunciava Veltroni, seguendo un analogo ragionamento: «E' un personaggio autorevole ed è l'unico che può far entrare lo Sdi dentro il govemo». Dai Democratici arrivava il via libera. Pure i popolari davano la loro disponibilità, anche se avrebbero preferito un esponente di centro, per ridare visibilità e forza alla componen�te cattolica della coalizione. Lo Sdi, ovviamente, appariva soddisfatto. D'altra parte era stato proprio il «no» irremovibile di Enrico Boselli all'idea di appoggiare D'Alema a convincere definitivamente i Ds ad archiviare il govemo del loro presidente del Consiglio. Dunque, Amato. D'Alema si presenterà alle Camere già domani e nel pomeriggio dello stesso giorno dovrebbe salire al Quirinale. Poi si apriran�no le danze per la formazione del nuovo govemo. All'inizio era stata presa in esame un'altra ipotesi: quella di congelare il dibattito e le dimissioni fino al dopo-referendum. Ma non reggeva. Del resto, lo stesso D'Alema aveva avuto modo di ammettere la sconfitta in diverse conversazioni con i leader della sua maggioran�za: «Il Paese mi ha sfiduciato», aveva detto. E i Ds, al punto in cui si era arrivali, non erano più disposti a sacrificarsi sull'altare del loro premier. Veltroni, con i fedelissimi, non aveva risparmiato critiche all'indirizzo dell'inquilino di Palazzo Chigi: ha commesso molli sbagli, era stalo il suo ragionamento. E allora, ecco il centrosinistra avviarsi vero un nuovo esecutivo, tanto più che il segretario dello Sdi faceva sapere a chi di dovere che non avrebbe appoggialo D'Alema. Però pensa�re che i giochi siano falli, che lutto si risolverà in modo indolore sarebbe un errore. La Quercia è lacerala. Il Ppi recrimina. Eppoi c'è il Polo che, a gran voce, chiede le elezioni anticipate. Ma Ciampi su questo punto è stato irremovibi�le; «Occorro che si svolgano i referendum», ha dello. Ed è per questo motivo che D'Alema, uscendo dal colloquio con il Capo dello Sialo, ha rilascialo questa dichiarazione: «E' stato già fissalo un referendum che tocca la leggo elettora�le. La mia opinione è che sia dovere del Parlamen�to riformare la leggo elettorale e dare un sistema che garantisca di più la slabilità e l'autorevolezza del governo. Dal momento elio non voglio farmi scudo di questa esigenza per difenderò la posizio�ne del mio esecutivo, rimetterò questo considera�zioni di fronte al Parlamento, perdio in quella scilo ognuno si prenda le suo responsabilità». Parole concordate con il Presidente della Repub�blica, perché quando il premier aveva anticipato il contenuto della propria dichiarazione a Botte�ghe Oscure il passaggio riguardante la leggo olellorale era assai meno insistilo. Poro la paura che si possa comunque arrivare alle elezioni anticipale attanagliava la maggioranza ancora in serata. L'inlorrogativo ricorrente ora epiosto; e se il Cavaliere decidesse di faro campagna acquisti noi «ventre molle» della coalizioni;, tra tutti quei contristi che temono di non ossero rioloiti con il centrosinistra, che cosa accadrebbe? Al nuovo governo potrebbero venire a mancare dei voli? Ansie e timori del tutto giustificati, dopo una giornata trascorsa all'insogna dell'incertezza e della tensione. Una giornata che cominciava con un vortice di maggioranza in cui D'Alema annun�ciava le proprio dimissioni nel silenzio poco solidale degli alleati. Solo Veltroni dicova: «Potre�sti rimanere, a patio che tu dichiari che non sei il candidalo nel 2001». Non esattamente una gran concessione. Si arrivava cosi al Consiglio dei ministri, in cui il premier ribadiva la sua decisione, Qualcuno, in quel consesso (Hianco e Berlinguer), gli obietta�va: «Hai impressi) un'accelerazione troppo Ione alla situazione». Ma la strada ormai ora traccia�la, e alle sello della sera D'Alema varcava la soglia del Quirinale, con lo sialo d'animo di chi è conscio che di li a qualche giorno dovrà passare il testimone a un altro. Veltroni: «Potresti anche rimanere» li premier: «No, il Paese mi ha sfiduciato» Ciampi irremovibile sui referendum: «Devono assolutamente svolgersi»

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