Veneto, resiste la roccaforte-Galan Cacciari: ma io noni faccio miracoL di Alberto Papuzzi

Veneto, resiste la roccaforte-Galan Cacciari: ma io noni faccio miracoL Veneto, resiste la roccaforte-Galan Cacciari: ma io noni faccio miracoL Alberto Papuzzi inviato a i/cnozia Non si cambia la storia dal�l'oggi al domani. La regione che è stata il simbolo del moderatismo, sviluppando il modello della Terza Italia all'ombra dello parrocchie e del doroteismo ecumenico di Mariano Rumor 0 Antonio Bisaglia, e che negli anni della grande crisi democri�stiana ha imboccato la stra�da tloll'antistatalismo leghi�sta 0 del lasciatoci lavorare che «senio bravi a far schèi», non ha cambialo la sua ani�ma. Neppure di fronte alle seduzioni di un filosofo. Mas�simo Cacciari, per setto anni il più amato sindaco venezia�no, che ha sfidato la grosse koalition del presidente uscente Giancarlo Galan con un innovativo progotto di autonomie locali e con una campagna elettorale all'inse�gna dell'anticonformismo. «Vince il centrodestra; era scontato dopo il pateracchio con la Lega ha dichiaralo lo stesso Cacciari, visti i primi dati -. Vincerà di 4 o 5 punti. Ero assolutamente sicuro del risultato. Sarebbe stato ne�cessario che nessuno di sini�stra parlasse per tre mesi, allora forse ce l'avrei falla». In realtà le primo proiezio�ni hanno visto allargarsi il divario di consensi fra Galan o Cacciari, fino a un massimo di dieci punti: 50"'n al presi�dente uscente, 40'Ki al suo sfidante. La legge dei numeri è stala rispettata (visto che il centrodestra disponeva sulla carta di un 55 per cento, secondo i dati dello elezioni del 1995). Il fascino persona�le 0 il carisma intellettuale del filosofo (ex) sindaco, oggi eurodeputato, hanno dovuto arrendersi contro la quantità di voti che Polo 0 Lega hanno messo a disposizione del cen�trodestra e del suo leader, azzurro berlusconiano, ex di�rettore di Publitalia. Il quale li ha fatti subito pesare politi�camente: «Dal Veneto giunge un segnale di sfratto all'in�quilino di Palazzo Chigi», ò stala la prima dichiarazione di Galan, che si è fatto vivo a Padova, nella sede del suo comitato elettorale, soltanto all'una di notte, a risultalo ormai chiaro. «Noi Veneto D'Alema e il governo si sono giocali tutto ha aggiunto -, perfino con coraggio, e chi si gioca tutto perdo anche tut�to». La battaglia del Veneto, che era considerata il caso nazionale di questo elezioni, si ò dunque conclusa pre�miando chiaramente, nel ter�ritorio che lo era più favore�vole, l'alleanza stipulata fra Horlusconi e Bossi e affievo�lendo le speranze suscitale a sinistra da un progetto che sombrava capane di rinnova�re la vita politica. Anche se lo scarto fra Galan e Cacciari s�prospetta più ampio di quan�to mostrassero i sondaggi, tuttavia ò dubbio che senza il contributo dei voti leghisti il presidente uscente ce l'avreb�be fatta. L'accordo, natural�mente, è stato premialo, an�che por la debolezza dei due candidati che pure pescava�no neireletlorat.o leghista e che potevano perciò suonare di disturbo: Fabrizio Comencini, già segretario della Lega noi Vonoto, e Fabio Padovan, fondatore della Life, movi�mento antìfisco. Tuttavia sarebbe sbagliato sottovalutare l'omogeneità culturale fra il presidente uscente e l'elettorato che lo sostiene. L'ex dirigente berlu�sconiano ha giocato la sua campagna su due tasti che toccano il cuore del Veneto profondo: aumento del�l'export, produttività del Nordest, con 4cKi di disoccupa�zione o 30 milioni di pil prò capile, e temi classi dell'inte�gralismo cattolico, con l'invi�to a non votare «per chi ha voluto il divorzio ne l'abor�to». Ma è anche vero che se Galan vince, Cacciari non perde. Egli si ò dimostrato più forte della sua coalizio�ne. Infatti i primi dati sui consensi ottenuti non dai candidati ma dalle singole liste annunciavano nella not�te percentuali da maggioran�za assoluta per il centrode�stra e minimi storici per le formazioni di sinistra. Il filo�sofo che sulla copertina di Diario giocava a tennis in camicia e cravatta e che ha fatto la campagna elettorale guidando personalmente l'au�tomobile, ha fatto argine, come ha dichiarato stanotte senza falsa modestia: «Sono bravo in molle cose ma non faccio miracoli. Nel Veneto ho cercato di riportare il dibattito al confronto sui programmi ha detto solle�vando l'irritazione dei diessi�ni -, ma tutto è stato sommer�so dalla contrapposizione na�zionale, dalla scelta di cam�po. Io non ho sbagliato». Alla fine Cacciari non è riuscito a estendere la sua leadership da Venezia al Ve�neto, nonostante i radicali abbiano avuto metà voti ri�spetto alle europee, anche se ha confermato d�essere un valore aggiunto. Delle «putta�nate» commesse nella grande casa della sinistra, ha detto (alludendo in particolare al�l'invito rivolto a Pannella e Bonino) «sarà bene parlare tra un mese». La sfida del Veneto resta un caso naziona�le che non si esaurisce nel voto d�ieri.

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