Italia: ognuno per sé, l'Europa per tutti

Italia: ognuno per sé, l'Europa per tutti Italia: ognuno per sé, l'Europa per tutti Mai come in queste elezioni si è dimenticato quel quadro di accostamento fra una regione e l'altra che da sempre è una nostra costante SI APRONO i Sftggi por le elezioni regionali f mai, come in que�sta consultazione che dovrà decidere i govrirni per le tante Italie che compongono l'Italia, si è colti dalla sgradevole impressiono di avere a che fore con la proposta di un puzzle dalla soluzione pressoché im�possibile. Diventato sempre più impreciso e indistinto il disegno complessivo è comi! su le singole tessere, vaio a dire le diverse regioni che s'accostano nella penisola, avessero subilo trauniuiid dislocamenti. Nonché ritoc�chi, mutamenti di proporzione e di�mensione, sottrazioni di colori e trat�ti cosi ila precludere, forse per sem�pre, ogni possibilee armonico incasollamento dei pezzi dentro l'incastro complessivo. Come hanno sottolineato Hevolli, Bonoml e De Itila nel puntuale e tempestivo diballilo avvenuto su queste pagine, questa geografia socia�le e politica di un'Italia in nomade e rapidissima evoluzione è conseguenza del cortocircuito tra territorio, mondializzazipne del mercato e crisi degli strumenti della rappresentan�za. Visto lo patologie sociali e la sofferenza individuale e collettiva che viene scaricata all'interno dolio comunità territoriali sono tutte que�stioni con le quali ognuno di noi dovrà lare quotidianamente �conti nel prossimo filitiro. Ma per ora è comi; so ogni pezzo d'Italia, nella prospolliva di farsi il proprio governi) regionale da piazza�re sugli scailali di quel più vasto supermarket di sovranità che è l'Unione Europea, avesse mollatogli ormeggi all'insegna dell'ognuno por sé e l Europa per tutti, Mai come in questa consuliazione elettorale è mancalo il quadro d'insieme. Mai come in questa occasiono ci si è sottratti al compilo d�delineare quel quadro d'accostamentofià una regio�ne e l'altra, tra un pezzo d'Italia e l'ultra che da tempo ìinmemoraìnlo ha costituito uno dei luoghi comuni del nostro essere cittadini dello stes�so l'anse Ovviaineiite per ogni perio�do storico vi sono risposte differen�ziate: nell'esercito il deciso passag�gio, appena fatta l'unità nazionale, al reclutamento nazionale che mescola�va reclute provenienti da due regioni diverse e solitamente assai differen�ziate per destinarle ad unità militari stanziale in una terza regione nasce�va sicuramente da preoccupazioni di ordine pubblico. E tuttavia come fattore di amalgama, nonché di crea�zione di una conoscenza diretta, da parto dei giovani italiani, delle diver�sità regionali non era certamente imo strumento di secondaria impor�tanza. Nella stessa direzione, stereotipala quanto si vuole ma comunque capace di fissare identità collettive e di aiulare a conoscere le varie realtà regionali che componevano il nuovo Regno d'Italia, andavano operazioni editoriali quali quella di «Cuore» dal vastissimo impatto. A colpi di vodelle lombarde e di scrivani fioren�tini nonché di giovanetti genovesi che come Marco, protagonista di «Dagli Appennini alle Ande», fanno mila su Buenos Aires alla ricerca della mamma, nella zucca degli scola�ri italiani entrava l'idea che l'orizzon�te delle diversità non si fermava ai confini del proprio paesello. E la carrellala potrebbe prosegui�re nel tempo sino agli stereotipi regionali prodotti, con grande officaeia, dalla grande stagione cinemato�grafica della commedia all'italiana. Però, nel frattempo, qualcosa deve essere cambiato. E infatti se si va ad esaminare nel dettaglio la comunica�zione elettorale prodotta nel corso di queste ultime settimane Regione per Regione si ha la sconvolgente impres�sione che le parti del Paese non confluiscano più in un corpo comuni�tario tuttora vivente. Al contrario da parte di numerosi candidati di ogni parte politica si è parlato, proposto, discettato di ogni Regione come di un «taglio» a sé, da esporre sul bancone del mercato eu�ropeo, E cos�ci sembra già di indivi�duare negli scenari futuri l'emergere di pregevolissime Regioni filetto, controfiletto, lombata e scamone dalle quali è prevedibile si potranno trarre succosi arrosti produttivi e roast beef alla new economy. Altri territori proprio come fosse�ro il reale e il sottoreale, il bianco costato o la spalla o il sottocollo nei futuri mercati globalizzati si collo�cheranno per ammannire metaforici lessi informatici e bistecche, polpette e braciole di servizi innovativi, sem�pre più amichevoli e digeribili per ogni consumatore. Via via scendendo lungo il corpo della penisola bisognerà accontentar�si: e dallo Regioni scannello e girello, jarrelto o ginocchio pare che più che fesso e gelatina, brodo e nervetti non si potrà tirarne fuori. A questo punto tra una penisola confezionata in «tagli regionali» e tessere che non combaciano il puzz�le pare di pressoché impossibile solu�zione. Forse, se questo accade, è perché si sono elusi, o scordati, i precetti che a proposito di ricomposi�zione dei puzzle GeoiTges Perec va a rammentare con cristallina intelli�genza nelle prime pagine de «La vita. Istruzioni per l'uso». Dopo aver inserito nel preambolo l'indicazione di Paul Klee «L'occhio segue le vie che nell'opera gli sono state disposte» cos�scrive Perec: il puzzle «non è una somma di elemen�ti che bisognerebbe dapprima isolare e analizzare, ma un insieme, una forma cioè, una struttura: l'elemento non preesiste all'insieme, non è più immediato né più antico, non sono gli elementi a determinare l'insieme, ma l'insieme a determinare gli ele�menti: la conoscenza del tutto e delle sue leggi, dell'insieme e della sua struttura non è deducibile dalla cono�scenza delle sue singole parti che lo compongono...». Eppure l'Italia a tanti anni dal�l'unificazione senza dubbio pareva essere fatta e, dopo tanto rimestare i vari ingredienti umani che compone�vano la penisola, si aveva l'impressio�ne che si fosse giunti a fare anche gli italiani, come era nell'auspicio febbri�citante del conte di Cavour prossimo ad accomiatarsi con sospetta solleci�tudine e per sempre dalla creatura che tanto poderosamente aveva con�tribuito a generare. Ora questa contingenza delle re�gionali fa sospettare che invece qual�cosa manchi o sia andato perduto: un confronto e un'idea decente, com�prensibile, della totalità del Paese in cui le sue singole parti si trovano a vivere e a operare. Ma forse non c'è nulla di nuovo sotto il sole. Sono passati solo cento anni da quando Arturo Labriola, a proposito dei governi italiani ha scrit�to che «apparentemente c'era un ministero dei lavori pubblici, del�l'istruzione e cos�via: in sostanza erano invece un ministero degli affa�ri piemontesi, degli affari napoletani e cos�via...». La campagna elettorale a Roma nel 1904: anni in cui nella zucca degli scolari italiani entrava l'idea che l'orizzonte delle diversità non si fermava ai confini del proprio paesello DA LEGGERE George Perec La vita. Istruzioni per l'uso Rizzoli, Milano 1984 Edmondo De Amicis, Cuore Garzanti, Milano 1953 Arturo Labriola Storia di dieci anni 1899-1910 Feltrinelli, Milano 1975

Persone citate: Arturo Labriola, Cavour, Cuore Garzanti, Edmondo De Amicis, George Perec, Paul Klee, Perec